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Nell’ambito della XX edizione della rassegna “Garofano verde – scenari di teatro omosessuale” è tornato ad essere rappresentato a Roma, la sera del 27 settembre al teatro Belli, “Il martedì al Monoprix”, del francese Emmanuel Darley, adattato e tradotto da Raffaella Morelli ed interpretato da Enzo Curcurù. Marie-Pierre ogni martedì si reca a casa del padre rimasto recentemente vedovo per aiutarlo con le faccende domestiche e provare a scuoterlo dall’abbrutimento in cui si è rifugiato dopo il grave lutto – anche se si evince un carattere già precedentemente scontroso e poco avvezzo alla socialità. Sarebbe tutto normale, se non fosse che una volta Marie-Pierre si chiamava Jean-Pierre: cambio di sesso mai accettato dal padre, Francesco nella versione italiana. La scena è appannaggio esclusivo di Marie-Pierre/Curcurù, che per circa un’ora tiene il palco con un monologo in cui fa le veci anche della figura paterna, rappresentata con l’accento siciliano. Ad emergere è la disperata voglia di approvazione di Marie-Pierre, i cui sforzi sembrano essere vani. Nel tragitto dalla casa al Monoprix, supermercato dove i due fanno la spesa settimanale, Francesco sopporta a malapena la presenza di Marie-Pierre, quasi che il non avere più un figlio maschio fosse un’altra dipartita. Pur tenendosi a distanza dovrà sopportare gli sguardi dei conoscenti, salvo qualche eccezioni carichi di (pre)giudizi. Ma è anche un dramma dell’assenza di comunicazione, oltre al mutismo in cui si è chiuso Francesco, rotto solo per i rimbrotti, è la stessa Marie-Pierre a non riuscire ad affrontare un dialogo per mettere a nudo i propri sentimenti e cercare, forse illudendosi, di risolvere le divergenze e riprendere quelle che sarebbero le normali dinamiche di un rapporto familiare. Solo un incontro sembra sollevare Marie-Pierre, quando il padre si imbatte in quella che si capisce essere più di una semplice conoscente. Marie-Pierre viene salutata per nome da una donna mai vista prima. È evidente che Francesco ne ha parlato. Così facendo ha implicitamente riconosciuto l’esistenza di una figlia, ed è la prima volta. “In questa pièce – particolarmente apprezzata a livello di pubblico e presentata ai festival di Edinburgo ed Avignone – il tema della transessualità si pone, con tutta evidenza, come un pretesto per parlare, più in generale, della non accettazione della diversità”, spiega la regista Raffaella Morelli. “Un confronto/scontro dove, malgrado tutto l’amore di una figlia/figlio, il padre non vuole e non può accettare una condizione umana troppo lontana dal suo modo di pensare e vedere la vita”. |
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I commenti: | |||
Commento
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Commento di: emilia.urso | Ip:83.73.103.204 | Voto: 7 | Data 22/11/2024 23:51:30 |
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