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Nel nome di Yilmaz Güney. La terza edizione del film festival turco “Mamma li turchi. Arrivano con i film!”, in scena dal 26 al 29 settembre al cinema Barberini, sarà dedicata al “re brutto” della cinematografia anatolica, morto in esilio a Parigi ormai 29 anni fa. Già perché Güney, nome che probabilmente dirà poco, ostracizzato per due anni nel 1972 reo di aver ospitato dei rivoluzionari e precedentemente accusato di propaganda comunista, nel 1974 fu condannato a 19 anni con l’imputazione di omicidio del giudice Sefa Mutlu. Nel 1981, scappato dal carcere dopo aver ottenuto un permesso giornaliero, troverà rifugio nella capitale francese dove tre anni più tardi, stroncato da un cancro, morirà. La sua figura continua a destare più di un imbarazzo in patria. È vero, sono lontani i tempi in cui le pellicole furono distrutte o i film messi al bando, ma nonostante le rassicurazioni del sottosegretario del ministero della Cultura del governo turco Faruk Sahin, la moglie di Güney, Fatoş, continua a lamentare l’assenza totale dalla programmazione della televisione dei lavori di Yilmaz – con l’eccezione del canale curdo - pur dopo anni di richieste in tal senso. Tornando nei binari della rassegna, sarà proprio lei a consegnare il premio della sezione speciale dedicata al regista, durante la serata di gala del 26 settembre. Organizzata da Srp Istanbul con il patrocinio del Ministero della Cultura e del Turismo della Repubblica di Turchia, la manifestazione vede quindici titoli in programma, dalle grandi produzioni ai progetti indipendenti rappresentativi del panorama cinematografico del paese anatolico, con ospiti di riguardo quali il regista e attore Uğur Yücel – il cui “Il freddo” aprirà la serie di proiezioni nella premiere del 26 sera, in replica sabato 28 alle ore 21 – e la presenza in qualità di presidente onorario dell’ormai italianizzato Ferzan Özpetek. “Spero che questa manifestazione ci aiuti ad avere uno sguardo più attento in un periodo in cui abbiamo il dovere di ascoltare le storie di quelli che vivono sull’altra costa”, l’augurio di Özpetek, “degli ‘altri da noi’ verso i quali spesso non abbiamo il coraggio di approfondire le conoscenze e la comprensione”. Poi un pensiero, doveroso, a Güney, di cui ricorda le attese per l’uscita dei film quando era più piccolo: “creava un evento anche senza volerlo”, il premio speciale diventa così “motivo di grande orgoglio, si dovrebbero istruire i giovani con questo tipo di cultura”. Numeri (e riconoscimenti) in espansione Agli inizi del millennio la produzione cinematografica turca superava a malapena le dieci pellicole annue, adesso si è arrivati a oltre 65, riporta Faruk Sahin, sottosegretario al ministero della Cultura: “con gli incentivi sono previsti ulteriori incrementi”. E i risultati si sono visti anche all’estero, “alcuni dei titoli in programma sono stati premiati all’estero, ai festival di Berlino e Cannes”, solo per citarne un paio. Senza dimenticare che Argo e Skyfall, capitolo della saga di 007, sono stati in parte girati per le strade di Istanbul, “centro dei film di spionaggio”, ironizza Sahin. Anche il mercato interno va a gonfie vele, dai 2 milioni di spettatori dei primi anni duemila si è passati a circa 45 milioni nelle sale. “Vengono organizzati 40 festival in 32 diverse città”, continua Sahin, “appoggeremo anche in futuro queste iniziative affinché possano crescere ancora”. Ma essere ora a Roma ha comunque un sapore speciale, spiega Uğur Yücel, regista: “per i cineasti l’Italia e Roma hanno un significato particolare, siamo tutti influenzati dal suo cinema, dal neorealismo. Gli italiani troveranno delle cose in comune nelle nostre storie”.
Info e programma http://www.filmfestivalturcodiroma.org/it |
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I commenti: | |||
Commento
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Commento di: emilia.urso | Ip:83.73.103.204 | Voto: 7 | Data 23/11/2024 00:20:01 |
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