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“Chi sa fare pone le premesse per essere un artista”, con queste parole Claudio Strinati introduce la mostra “Antologica”, di cui è curatore, dedicata allo scultore e pittore sardo Elio Pulli, aperta al pubblico dal 18 settembre al 9 ottobre presso il complesso del Vittoriano. Dopo sessant’anni Pulli torna a Roma, dove appena diciottenne visse per un anno, frequentando personaggi del calibro di Guttuso, De Chirico e Pirandello. “La mia arte viene da dentro, con sofferenza. Ma aiuta a vivere a lungo, mi nutre”, dichiara il protagonista dell’allestimento, il cui augurio, da nativo di un’isola in cui la longevità è di casa, è “arrivare fino a cento anni”. “Siamo in presenza di un’artista fabbricatore, di idee e di oggetti”, prosegue Strinati, in grado di mettere in atto “con le mani i concetti della mente”. La progettazione della mostra ha optato per un raggruppamento delle sculture, piatti, vasi, anfore e rappresentazioni di animali al centro della sala, “a fare da contrappunto alla disposizione dei quadri lungo tutto il percorso delle pareti, quasi a formare, a prima vista, un turbinio cromatico”. In realtà ogni cosa ha una propria forma e definizione,dosata al millimetro, “non è astrazione o informalità, tutto è vivente e in un momento di sviluppo”. La formazione Più che in altri casi la provenienza regionale è stata decisiva nella formazione di Pulli, “nell’idea metafisica di un’introspezione verso l’altrove, tipico della terra sarda”, continua Strinati, “così lui si è aperto al mondo culturale che lo circonda e si concentra nel suo laboratorio, per una conversazione all’apparenza tranquilla dalla sua postazione”. La rappresentazione essenziale è “rivolta alle cose semplici ed immediate, paesaggi, persone, suggestioni nell’osservare mutamenti del cielo, della luce, degli stati d’animo, il tutto plasmato secondo i vari elementi”. Bruno Pellegrino A seguire è stata inaugurata anche la mostra di Bruno Pellegrino, curata da Duccio Trombadori, visibile fino al 3 ottobre. Un centinaio le opere esposte, principalmente oli, con cinque sculture. Tre i temi principali, ritratti, fiori e, in una sala a parte che dà al visitatore quasi l’idea di essere in un acquario, soggetti ittici, raccolti sotto il nome di “Mare nostrum”. Uomo di cultura e di politica, dell’area socialista milanese, Pellegrino da alcuni anni ha iniziato ad osservare il mondo con gli occhi del pittore, “metabolizzando un vasto patrimonio di cultura artistica che emerge dal filtro della sua immaginazione”, come spiega il curatore dell’allestimento Trombadori. Nella sua intenzione descrittiva troviamo quindi “lui e lei, ragazzi e uomini di mezza età, signore e signorine in posa artefatta o capricciosa, una sequenza di personaggi in cerca di autore o di un autore che circoscriva l’indagine visiva all’esposizione dei suoi provini, come ricercasse l’interprete di un film ancora da girare”. |
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I commenti: | |||
Commento
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Commento di: emilia.urso | Ip:83.73.103.204 | Voto: 7 | Data 23/11/2024 00:45:31 |
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