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È ancora Sebastian Vettel, il pilota della Red Bull a far sua la sessantaquattresima edizione del Gran Premio di Italia. Terza vittoria sullo storico tracciato di Monza – dopo quelle del 2011 e la sua prima assoluta nel 2008 con la scuderia satellite Toro Rosso – sesta stagionale, la trentaduesima in carriera. Ed a sette gare dal termine i 53 punti di vantaggio sul ferrarista Alonso costituiscono un buon margine verso il quarto titolo consecutivo, il tedesco ha di fatto due gran premi in cui potrebbe permettersi di segnare uno zero nella casella iridata. Vettel che controlla già dal via, buona la partenza dalla pole position mentre il compagno di squadra Webber si fa infilare prima dalla Ferrari di Massa, poi al terzo giro subisce il perentorio sorpasso di Alonso, che cinque tornate più tardi si sbarazza anche del collega di scuderia, morbido nella resistenza per la logica delle gerarchie interne fra piloti. Alle spalle del quartetto di testa il sorprendente Hulkenberg su Sauber – motorizzata Ferrari – mentre latitano Lotus e Mercedes, con Rosberg appena sesto e i “big” Raikkonen e Hamilton, autori di una brutta qualifica, fuori dalla zona punti. Il passo di gara dei primi due è costante, Vettel guadagna quei due-tre decimi a giro che gli consentono di accumulare un buon margine in vista dell’unico pit stop in programma per tutte le squadre di testa, fatta eccezione per il solo Hamilton che punta su una strategia con due soste. La differenza a favore della Red Bull emerge nel terzo settore del circuito, dove la casa austriaca riesce a sfruttare le curve veloci in maniera più efficiente della Ferrari. La fase decisiva è a cavallo tra il 22° ed il 27° giro, nel valzer dei cambi gomme. Le Red Bull entrano in successione, Alonso resta fuori cinque tornate più del rivale che lo precede per avere pneumatici più freschi nell’ultimissima fase, sperando in un crollo delle prestazioni di quelli di Vettel. La mossa non risulta indovinata e lo spagnolo girando con gomme più usurate vede solo aumentare il ritardo a circa dieci secondi. Alle loro spalle Webber sorpassa grazie alla sosta Felipe Massa e guadagna virtualmente il terzo gradino del podio, mantenuto fino alla fine. Soddisfacente risultato per l’australiano, all’ultimo anno di carriera e di conseguenza all’ultimo gp europeo, già che i prossimi sette appuntamenti saranno divisi fra Asia (Singapore, Corea, Giappone, India, Emirati Arabi) e America (Stati Uniti e Brasile). Le posizioni restano congelate fino alla bandiera a scacchi, con Vettel che può permettersi di gestire anche un problema al cambio senza particolari rischi. In classifica il solo Alonso può ancora cercare di dare fastidio al campione in carica, ma nelle ultime due gare, pur con due ottimi secondi posti con una Ferrari rivitalizzata, il distacco dal primo è aumentato di dieci lunghezze. La speranza maggiore per i sostenitori del cavallino è però che si ricomponga la piccola frattura fra lo spagnolo e il team, definito sarcasticamente di “geni” durante le qualifiche del sabato dopo che già nelle ultime apparizioni Alonso aveva avuto da ridire sul potenziale della vettura. Il ritardo dalla Red Bull è ampio e le parole dell’ingegnere di pista Andrea Stella la dicono lunga “non possiamo far altro che lottare come leoni”, quasi con un pizzico di rassegnazione. Crollo ormai definitivo per i due outsider Raikkonen ed Hamilton. Il primo, dopo 27 gare consecutive a punti, segna per ben due volte di fila uno zero dopo il ritiro in Belgio e l’11° posto a Monza, dove paga il contatto al via con Perez costatogli la rottura dell’ala anteriore. Per il britannico invece solo un nono posto ed il ridimensionamento dopo che la vittoria in Ungheria e una serie di quattro pole consecutive – in realtà mal sfruttate in tre casi – lasciavano sperare in qualcosa di più. 88 ed 81 punti rispettivamente di ritardo sono un gap incolmabile, specie se la parte della lepre la fa un binomio come quello Red Bull-Vettel.
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I commenti: | |||
Commento
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Commento di: emilia.urso | Ip:83.73.103.204 | Voto: 7 | Data 23/11/2024 00:32:32 |
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