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L’organizzazione internazionale Medici senza Frontiere, ha annunciato oggi la chiusura di tutti i suoi programmi in Somalia. La scelta dell’organizzazione Ong, una fra le ultime rimasta ancora operativa nel martoriato paese africano, è stata presa con rammarico a causa delle peggiorate condizioni del paese nel quale non è possibile dare sicurezza agli operatori che vi lavorano.
Dura la nota dell’Ong che ha continuato a lavorare all’interno della Somalia dal 1991, dopo che la nazione fu abbandonata a sé stessa da tutte le altre istituzioni internazionali. Medici senza Frontiere ha sottolineato che abbandona a causa dei numerosi attacchi al proprio personale in una zona in cui i gruppi armati e le autorità civili tollerano o addirittura assolvono uccisioni, aggressioni e sequestri di operatori umanitari. La situazione già critica, è divenuta insopportabile anche per l’abbandono delle autorità civili che ormai non riescono a fermare il grande degrado della nazione, resa un campo di nessuno. Sempre nella nota si legge che nei 22 anni di presenza sul posto, l’Ong ha scelto di tollerare un rischio per i propri operatori di livello “senza precedenti" e "di accettare grossi compromessi ai propri principi operativi di indipendenza e imparzialità", negoziando con "gruppi armati e autorità di tutte le parti coinvolte", in nome degli "eccezionali bisogni medici nel Paese”. Sicuramente un lavoro svolto con impegno e senza precedenti anche a causa della sempre più ignorata situazione dei media e delle altre organizzazioni internazionali. Nessuno in questi anni, oltre alle pochissime Ong rimaste sul posto, ha continuato a dare importanza e rilevanza sulla situazione presente nel paese. Adesso rientreranno, il prima possibile, tutte le 1.500 persone che lavoravano all’interno di progetti sanitari e umanitari di cui si occupavano per venire incontro ai numerosi problemi del paese, quali malnutrizione, salute, epidemie, emergenza acqua. Solo nel 2012 in Somalia sono state visitate oltre 600 mila persone, somministrati 59 mila vaccini e 41 mila ricoverati. Il ritorno a casa sarà salutato con gioia dalle famiglie degli operatori, ma sicuramente è una sconfitta per le istituzioni internazionali che hanno continuato a ignorare questo immenso degrado umanitario.
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I commenti: | |||
Commento
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Commento di: emilia.urso | Ip:83.73.103.204 | Voto: 7 | Data 22/11/2024 10:13:14 |
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