|
|
|
Sei nella sezione Economia   -> Categoria:  Occupazione
|
Dopo un decennio di crescita costante, si è verificato nel 2012 un calo del 4,4% della spesa delle famiglie italiane per la cultura e la ricreazione che ha coinvolto un po’ tutti i settori: -5,7% per il teatro, -7,3% per il cinema, -8,2% il teatro e -8,7% per i concerti. In un solo anno i musei hanno perso circa il 10% dei visitatori e allo stesso tempo diminuiscono gli investimenti nel settore. I Comuni hanno tagliato l’11% delle risorse, mentre a livello nazionale lo Stato spende quanto la Danimarca, intorno agli 1,4 miliardi, in proporzione al numero di abitanti addirittura la metà della Grecia in pieno rischio default. Sono alcuni degli allarmanti dati emersi dal rapporto di Federculture per il 2012, presentato in Campidoglio la mattina del 1 luglio dal suo curatore nonché presidente dell’associazione Roberto Grossi
“Una strategia per la cultura, una strategia per il paese” è l’eloquente titolo dato al rapporto, perché “è il momento di un’assunzione di responsabilità collettiva, di proposte concrete e risposte immediate”, dichiara Grossi, “altrimenti resteremo sempre il fanalino di coda dell’Europa. Stiamo in un tunnel, ma non c’è la coscienza, lo spirito di innovazione che ha rilanciato l’Italia nelle passate crisi, come nel secondo dopoguerra. Non si può ragionare sempre con la logica emergenziale, serve un progetto che combatta l’indifferenza con la consapevolezza”.
L’assenza di politiche e di risorse Dal 2008 ad oggi il settore culturale ha perso 1,3 miliardi di euro di risorse, con il budget del ministero dei Beni Culturali sceso ad 1,5 miliardi, il 27% in meno del suo valore in dieci anni. I fondi per la tutela sono crollati a 47 milioni di euro, con un saldo passivo del 76% rispetto al 2004 e del 32% se confrontato con 12 mesi fa. Anche sul fronte dei privati le cose non vanno bene, le erogazioni del 2011 hanno visto una flessione del 5%, raggiungendo quota 55 milioni. “Bisogna ripensare ad un modello di sviluppo per creare opportunità, a partire dalle scuole, per combattere questo degrado”, continua Grassi.
Le possibili soluzioni Una prima risposta al problema potrebbe essere l’estensione della domanda di fruizione di beni, attività e servizi, “in primo luogo per i cittadini poi per i turisti. Proponiamo la detraibilità delle spese per la frequentazione di musei, teatri, concerti, e formazione artistico-musicale”. Un punto centrale per accrescere la produttività sta invece nel “recupero della piena autonomia dei soggetti rispetto ad una burocrazia soffocante e una politica invasiva. Alcune leggi strozzano con vincoli incomprensibili le aziende culturali, la loro modifica è improrogabile”. La risorsa più preziosa è però “il capitale umano. Aiutare i giovani di talento deve essere il fulcro per il rilancio del paese, la cultura può essere un bacino di nuova e qualificata occupazione, recupero del territorio e un contributo alla ricostruzione del rapporto di fiducia verso le istituzioni e la politica”.
“A fronte di questa realtà dobbiamo tornare a dare dignità al patrimonio storico in modo da riprenderci un ruolo internazionale di prestigio”, interviene il neo-sindaco Ignazio Marino, nel giorno dell’insediamento della Giunta. “Fino ad un anno fa sarebbe stato assurdo pensare che Berlino superasse Roma per numero di turisti”, a dimostrazione che i buoni investimenti nel settore attirano l’interesse e producono reddito. Non solo ragioni legate alla crisi economica planetaria, è lo stesso concetto di coesione sociale ad essere minato, “va rinsaldato attraverso una cultura che abbia un ruolo attivo per una comunità vivace. Il futuro della Capitale passa attraverso questo percorso, sostenendo le iniziative esistenti e creandone di nuove”.
La cultura è stata per troppo tempo “vittima di indiscriminati e poco lungimiranti tagli”, sostiene il ministro per i Beni e le Attività Culturali e il Turismo Massimo Bray, legati al non veritiero assioma che con questa non si mangia, “al contrario è una grande risorsa per lo sviluppo socio-economico”. L’importanza del rapporto sta proprio nell’evidenziare i dati “dalla cui analisi nascono spunti di riflessione. C’è la necessità di razionalizzare le spese per mettere a sistema un progetto consapevole e ad ampio raggio”. “Ci sono le condizioni per intervenire subito e recuperare il tempo perduto”, chiude il ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali Enrico Giovannini, specialmente per quanto riguarda la promozione e la formazione di operatori in quello che può essere considerato “il petrolio dell’Italia”. |
Cosa ne pensi? |
|
Per commentare l'articolo occorre essere loggati e rispettare la netiquette del sito. Se sei registrato effettua il login dal box qui a sinistra. Se ancora non sei registrato fallo cliccando qui |
I commenti: | |||
Commento
1)
|
|||
Commento di: emilia.urso | Ip:83.73.103.204 | Voto: 7 | Data 22/11/2024 23:50:35 |
Sei
iscritto su Facebook, Twitter o G+?
Commenta e condividi l'articolo direttamente.
Cos'è uno Stato senza i cittadini? Nulla. Cosa sono i cittadini senza lo Stato? La risposta la conosciamo tutti, perchè lo Stato italiano palesemente, sta lasciando alla deriva la motivazione fondamentale della sua stessa esistenz
Nella precedente versione del decreto, gli importi del sostegno economico erano stati fissati dai 400 ai 600 euro...
“Nel dibattito sulla fase due le donne sono del tutto assenti. Il Governo sembra essersi dimenticato di mettere le imprenditrici e le lavoratrici...
È online da ieri sul sito della Cassa Dottori Commercialisti il bando per la richiesta di contributi assistenziali a supporto degli iscritti che lavorano in uno studio professionale in affitto.
Moriranno oltre 50.000 imprese e 350.000 persone perderanno il loro posto di lavoro. Bar, ristoranti, pizzerie, catering, intrattenimento, per il quale non esiste neanche una data ipotizzata...