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Presso la casa della Letteratura di Roma il 17 giugno si è svolta una interessante conferenza stampa, dal titolo “Una donna per amica”, incontro realizzato nell'ambito della XII Edizione di “Letterature”, Festival Internazionale di Roma. L'incontro è stato organizzato per presentare il programma del Festival relativo alla serata del giorno 18 giugno, serata dedicata al tema della violenza sulle donne, che non rappresenta una problematica esclusiva del genere femminile ma ha natura sociale che coinvolge tutti e sul quale ognuno è chiamato a riflettere e mobilitarsi.
Nel corso della conferenza la conduttrice e scrittrice Serena Dandini, la giornalista Concita De Gregorio, la scrittrice di origine nigeriana Taiye Selasi e la poetessa siriana Maram Al Masri hanno illustrato alcuni passaggi, tratti da progetti ed opere precedentemente realizzate, sui quali si sarebbero concentrati i rispettivi interventi nell'ambito del quarto incontro del Festival “Letterature”, quest'anno intitolato “I had a dream... storie di sogni diventati realtà”.
Una realtà, quella della violenza sulle donne, che, come ha ricordato Serena Dandini, assume caratteri inquietanti sia nel nostro Paese che nel resto del mondo, realtà cui l'informazione ha rivolto la propria attenzione solo ultimamente con il verificarsi di efferati fatti di cronaca. La presentatrice, che ha recentemente pubblicato il volume “Ferite a morte” nelle cui pagine ha idealmente dato voce alle donne decedute a seguito delle violenze subite per mano dei propri compagni, ha sottolineato la necessità e l'urgenza di adottare norme legislative specificamente dedicate alla materia, norme che in altri Paesi, come la Spagna, hanno consentito di raggiungere positivi risultati.
In particolare sottolineando come le violenze domestiche troppo spesso non vengano ancora denunciate dalle vittime, ha evidenziato come il potenziamento dei consultori e dei centri di assistenza possa rappresentare un efficace strumento alla prevenzione della violenza ed al sostegno delle donne vittime di abusi.
Sulla capacità comunicativa e sul potere di far valere i propri diritti ha invece inteso soffermare la propria attenzione la giornalista Concita De Gregorio che, con la pubblicazione del volume “Io vi maledico”, ha posto in primo piano quelle categorie di individui, come donne, bambini ed anziani che, a causa dello scarso potere mediatico in loro possesso, troppo spesso non hanno voce.
L'origine e la causa della violenza sulle donne, secondo Concita De Gregorio, è da ricercarsi principalmente nei modelli culturali e comunicativi dominanti nella nostra società, modelli che hanno sostituito alcuni dei valori portanti della convivenza civile e che erano preservati da strutture sociali come la famiglia.
Anche la scrittrice Taiye Selasi, autrice de “La bellezza delle cose fragili”, ha analizzato la problematica della violenza sulle donne da un punto di vista comunicativo. Ella ha manifestato la difficoltà che, tuttora, le autrici, a differenza dei propri colleghi uomini, debbono affrontare nello scrivere testi relativi ai diritti delle donne, correndo il rischio di essere tacciate di un femminismo esasperato.
Interessante il punto di vista della poetessa siriana Maram Al Masri, autrice della raccolta “Anime scalze” dedicata al proprio popolo che in questo momento vive le atrocità della guerra civile.
La violenza come strumento di interazione è la causa del male delle società, la violenza che rende indistintamente uomini e donne vittime, la violenza che nulla ha a che fare con la forza, come ha sottolineato la poetessa Al Mastri. La forza invece ha molto a che fare con le donne che ogni giorno decidono di denunciare le violenze subite riuscendo ad immaginare un futuro diverso, un domani migliore.
Due sono gli elementi di fondo che sembrano legare i messaggi delle quattro autrici dalle esperienze umane e professionali molto differenti. Il primo è la grande passione che pongono nell'affrontare un tema profondamente sentito, prima che come donne, come individui che rifiutano la violenza, sia essa fisica che psicologica.
Il secondo elemento è la consapevolezza che per vincere questa dura battaglia è necessario coinvolgere gli uomini, perché essa non è un problema che riguarda solo il genere femminile.
Infatti, la violenza sulle donne è soprattutto un problema del genere maschile perché, se l'uso della stessa rappresenta di per sé un atto vile, quella perpetrata nei confronti delle donne è così spregevole da ledere la dignità dell'intero genere maschile. Esso per primo ha il dovere di assumersi la responsabilità di mobilitarsi affinché si realizzi quel mutamento culturale necessario a garantire una convivenza civile nel quadro del pieno riconoscimento di pari dignità e diritti.
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I commenti: | |||
Commento
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Commento di: emilia.urso | Ip:83.73.103.204 | Voto: 7 | Data 22/12/2024 04:17:11 |
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