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Sei nella sezione Cultura   -> Categoria:  Presentazione Libro
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"Sapevo di avere a che fare con un maestro di cinema e di vita, ma ho potuto constatarne di persona la straordinaria carica, ho capito di più sugli esseri umani, è qualcosa che non era stata messa in conto". Così Valentina Innocenti descrive gli incontri con Carlo Lizzani, regista, sceneggiatore e storico del cinema intervistato nel libro "Carlo Lizzani. Italia anno zero", presentato il 5 giugno alla Casa del Cinema. "E ho capito che l'intellettuale non parla di cultura per pochi, ma è al servizio di chi ha più difficoltà a comprendere un linguaggio forbito".
Nata nel 1977, la Innocenti cresce per sua stessa ammissione a "pane e cinema", tanto da farne il fulcro del percorso di studi. Con Agis scuola intraprende un progetto di diffusione del cinema nelle scuole, "le nuove generazioni se stimolate si interessano", il vero problema è "nell'indifferenza del sistema scolastico, finisce che il cinema viene visto come intrattenimento e non come arte. E i giovani ne sanno poco, così come di storia".
L'idea del libro nasce in un periodo di crisi, sociale e personale, "quando il tuo lavoro è apprezzato ma non si trova uno sbocco per esprimersi è frustrante. Ma non bisogna mollare, la cosa peggiore per un giovane è perdere la speranza". Per rimettersi in gioco trattando quella che è la sua passione primaria, "ma con l'umiltà di sapere di non poter fare la critica", serviva un maestro del cinema, per "raccoglierne la testimonianza, lasciandolo parlare liberamente".
L'identikit non lasciava molte alternative, "doveva essere qualcuno che avesse vissuto gran parte del Novecento, attraverso il fascismo, che fosse un precursore, lui che ha visto la speranza durante la guerra e le contraddizioni del boom economico, con il valore per indagare una realtà scomoda, non descritta da giornali e tv. Qualcuno etichettato comunista perché difendeva i più deboli e troppo indulgente verso Mussolini solo perché provava pietà per l'uomo condannato a morte. Che avesse sviscerato il pianeta femminile, parlato con i giovani, ascoltato gli altri. L'unico nome era Lizzani".
Un episodio su tutti, nel periodo di interviste, esemplifica la sua statura, "mi chiese di vederlo per una sessione di cinque ore di fila", racconta la Innocenti. "e più che altro lo lasciavo libero di parlare. Spesi quel poco che avevo per acquistare un registratore nuovo, controllai che fosse venuto tutto e andava bene. Solo che una volta giunta a casa il lavoro si era cancellato. Lo chiamai per dirglielo, preoccupata di una sua reazione per dover ricominciare da capo. Ma per lui non fu un problema, anzi disse che in fondo non mi aveva detto granché!".
"La vita e il lavoro di Lizzani sono in simbiosi con la storia del Paese, è quanto si evince dall'intervista", aggiunge Giancarlo Governi, scrittore, regista, giornalista, autore televisivo e – in questa occasione - della prefazione del volume. "Basti pensare che è nato nel 1922, anno della marcia su Roma" e dell'inizio del Ventennio fascista. "Lo conobbi come storico del cinema, leggendo un suo libro a 13 anni, ma è un uomo di cinema a 360°, ha fatto di tutto, attore in "Il sole sorge ancora", sceneggiatore in "Riso amaro", regista, aiuto regista e soprattutto spettatore".
L'insegnamento ai giovani "Il primo consiglio che dà ai giovani che vogliono fare cinema", continua Governi, "è di amarlo visceralmente, per capirlo fino in fondo. Poi rimanere in collegamento con i linguaggi delle altre discipline artistiche. Quindi imparare a scrivere bene, perché senza una buona sceneggiatura non c'è un film, infine leggere moltissimo e guardare le altre pellicole. Solo così aumenta la conoscenza dei fatti e degli uomini". |
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I commenti: | |||
Commento
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Commento di: emilia.urso | Ip:83.73.103.204 | Voto: 7 | Data 22/11/2024 23:53:25 |
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