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È stata presentata la mattina del 14 maggio all'Ara Pacis la mostra fotografica di Sebastião Salgado "Genesi", progetto di ricongiungimento con il mondo com'era prima che l'uomo lo modificasse quasi a sfigurarlo. Oltre 200 scatti in bianco e nero da ogni parte del globo, alla ricerca di segmenti di vita ancora intatta in cui il pianeta appare ancora nella sua grandiosa bellezza e dove gli elementi, la terra, la flora, gli animali e l'uomo vivono in un'armonia miracolosa, in una perfetta sinfonia della natura. Per ogni soggetto il lavoro di identificazione e armonizzazione è stato enorme, al fine di entrare realmente in contatto con tutte le componenti, dalle piante native ai gruppi etnici dall'Africa, al Sudamerica, alla Nuova Guinea. L'esposizione, contemporanea ad altre città come Londra, Rio de Janeiro e Toronto, durerà fino al 15 settembre 2013.
Cinque le sezioni in cui è stata suddivisa, in relazione alle zone geografiche, il Pianeta Sud, I Santuari della Natura, l'Africa, il Grande Nord, l'Amazzonia e il Pantanàl, prodotto finale di un lavoro iniziato nel 2003 e finalmente presentato in tutto il mondo. "Ad ognuna è abbinato un colore", spiega Lelia Wanick Salgado, moglie di Sebastião e curatrice dell'evento. "All'Africa il rosso, per il calore, umano e del sole, ma anche il colore della sua terra. Per le zone fredde i grigi, più scuro il Nord, più chiaro il Sud. L'Amazzonia non poteva che essere verde, mentre per i Santuari una sfumatura di grigio, verde e blu, come per convogliare una certa armonia".
Dopo la mostra "In cammino" dell'estate 2000 alle Scuderie del Quirinale, l'ultima occasione in cui Salgado era stato esposto a Roma, il fotografo brasiliano aveva pensato di prendersi una pausa, "per le violenze incredibili viste in sette anni" in cui seguì il percorso di migranti da tutto il mondo. "Alla fine stavo male, avevo perso la speranza che la specie umana potesse sopravvivere", rivela Salgado nel corso della presentazione. Nello stesso periodo, a causa dell'età avanzata dei genitori, insieme ai fratelli iniziò a prendersi cura dell'azienda familiare in cui era cresciuto. Ma dell'enorme quantità di foresta tropicale era rimasto ben poco, i corsi d'acqua inariditi, "era la distruzione di tutta la regione circostante, della natura, per costruire la società moderna".
Cosa fare allora? Con la moglie Lelia e un amico ingegnere forestale è stato fondato l'Instituto Terra, un progetto di recupero ecologico nel Minas Gerais con lo scopo di riconvertire alla foresta equatoriale una larga area in cui sono stati piantati decine di migliaia di nuovi alberi. La vita della natura è tornata a fluire, "sono riapparse alcune specie di uccelli ed altri animali, ed è lì che è nata l'idea di Genesi, proprio per parlare del ritorno dell'uomo alla natura". Una novità anche per Salgado, "fino ad all'ora avevo fotografato un solo animale, l'essere umano, adesso bisognava farlo con tutti gli altri".
La sfida era nella creazione di un rapporto affinché ciò fosse possibile, l'esempio che più chiarisce è stato l'approccio alle testuggini giganti, le galápagos, che danno il nome alle isole omonime. "Mi sono reso conto che si trattava di mettermi al loro stesso livello, mi sono inginocchiato e ho cominciato a camminare sui gomiti, avanzando verso di lei e poi indietreggiando, quasi a chiederle un'autorizzazione", per non violare il suo territorio. "Alla fine ho realizzato che avevamo la stessa curiosità, chi dice che siamo gli unici esseri razionali mente, ognuno lo è a modo suo nel suo ambiente. Per me è stata una scoperta". Analogamente è successo per vegetali e minerali, "entravo in unità, solo così capivo il paesaggio o come il vento cambiava le cose. Per questo lavoro bisogna imparare tutto".
Per quanto riguarda l'incontro con i gruppi di popolazioni native, "c'è un'unica specie umana, non esistono primitivi". Possono esserci diverse condizioni, ma ciò che conta sono le stesse cose di 10 mila anni fa, "i rapporti sociali, l'idea di comunità, la solidarietà, anche il fabbisogno di beni materiali. Antiinfiammatori e antibiotici sono ugualmente usati, solo presi dalla natura e non commercializzati in larga scala. Spero che la mostra aiuti a comprendere il pianeta così come noi abbiamo cercato di fare". Ara Pacis, l'archetipo di Salgado "Ci si potrebbe chiedere cosa c'entri l'Ara Pacis con questo tipo di eventi", commenta Umberto Broccoli, sovrintendente ai Beni culturali di Roma Capitale, "per la dissonanza tra monumento antico e arte contemporanea, due linguaggi che in realtà devono dialogare. La civiltà romana delle origini è antropologia, è genesi, è l'archetipo di Salgado. Con lui entriamo in un altro mondo, che è il nostro mondo".
Informazioni:
Apertura al pubblico, 15 maggio – 15 settembre 2013
Da martedì a domenica ore 9.00 - 19.00, l'ingresso è consentito fino alle 18.00
Biglietto intero 10 €, ridotto 8 €, speciale scuola 4 €
speciale famiglie 22 € |
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I commenti: | |||
Commento
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Commento di: emilia.urso | Ip:83.73.103.204 | Voto: 7 | Data 23/11/2024 00:24:41 |
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