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(Video: Convegno sull'Economia Digitale - Parla il Direttore di La Stampa: Mario Calabresi)
Solo pochissimi giorni fa avevamo parlato della bocciatura italiana dell'Unicef sulla situazione dei bambini nel nostro Paese. Ci siamo classificati 22mi su una classifica che ha visto la presenza di 29 paesi. Adesso arriva un'altra bocciatura che non ci aiuta in questo momento di crisi.
Infatti l'Italia occupa il 50° posto nella classifica di Information Technology, su 144 nazioni, ponendosi si, dinanzi alla Grecia, che passa forse uno dei suoi peggiori periodi storici per ciò che riguarda l'economia, ma si pone dietro a Barbados, Giordania e Panama, che sfruttano notevolmente le nuove tecnologie come forma di sviluppo e occupazione. La classifica è stata elaborata su 54 parametri tecnologici, che vanno dallo Smartphone alla diffusione di internet nelle case e negli ambienti lavorativi. In Europa e in altri paesi, infatti, le nuove tecnologie hanno apportato un cambiamento reale non solo nel modo o nella concezione del lavoro, ma hanno inserito nuove figure professionali all'interno del paese, delle aziende. Leggi, diffusione e tecnologie, hanno dato l'opportunità, soprattutto a giovani, di lavorare, ma anche dato l'occasione di sviluppo alle aziende che, in questo modo, possono offrire lavoro. Sembra quasi scontata la posizione Finlandese, che, terza nel 2012, oggi occupa la prima posizione, dove la medaglia d'argento viene consegnata a Singapore e quella di bronzo alla Svezia. Ma se si continua a far scorrere la classifica, ci accorgiamo che successivamente ci sono paesi come: Olanda, Norvegia, Svizzera, Gran Bretagna, Danimarca, USA e Taiwan. Sembra enorme il divario che offrono alle nuove tecnologie, i paese nord europei, nei confronti di quelli più mediterranei, a fronte, sicuramente di una politica economica e sociale che premia e pone migliori condizioni di sviluppo tecnologico sia per i singoli che per le aziende. Una buona capacità di portate ad alti livelli le nuove tendenze dove non ci sono solo la diffusione e quindi la semplice commercializzazione di oggetti tecnologici, ma anche la digitalizzazione reale di informazioni e lavoro che è affidata non solo alla pubblica amministrazione, ma che comprende la presenza della stessa nelle aziende, nelle scuole. Potrebbe risultare importante porre queste condizioni in Italia, per dare opportunità e occasioni di sviluppo economico. Forse si potrebbe pensare anche ad un aumento dell'occupazione e allo sviluppo di aziende che potrebbero sfruttare la tecnologia per portare lavoro in zona dove questo manca, come del resto, hanno fatto India, Taiwan ed altri paesi oramai emergenti. Nei primi anni 2000, quando si affacciavano in Italia i primi accenni di telelavoro, di lavoro digitalizzato, di forme tele lavorative atte a migliorare la condizione dei lavoratori e delle aziende, si faceva già riferimento ai paesi del nord Europa, quali Norvegia e Svezia che adottavano questo sistema funzionale ed efficace non solo a livello economico, ma anche scolastico e pubblico. Ripensando ai tagli italiani, dove ai Tribunali si chiede di tagliare le spese ritornando a scrivere a mano i verbali delle udienze e portate avanti e in dietro i faldoni dei processi, mi chiedo quando un'azione di reale impegno tecnologico possa toccare il nostro paese che su questo campo, sta facendo realmente dei passi in dietro. Il 50° posto in un paese dove il cellulare e lo Smartphone hanno preso il posto di un bene primario per le ricerche di mercato, sembra davvero una barzelletta. La politica economica italiana sta mettendo a dura prova anche la diffusione di questo mezzo che potrebbe diventare un salutare aiuto per le persone in cerca di occupazione. Ma la diffusione e l'utilizzo di tali tecnologie sembrano, almeno in Italia, racconti fantascientifici.
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I commenti: | |||
Commento
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Commento di: emilia.urso | Ip:83.73.103.204 | Voto: 7 | Data 22/11/2024 08:53:32 |
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