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Stupro di Montalto di Castro: un'altra violenza senza diritto alla giustizia

Stupro di Montalto di Castro: un'altra violenza senza diritto alla giustizia
Autore: Teresa Corrado - Redazione Cronaca
Data: 08/04/2013

 
 
(Video: una manifestazione a Montalto di Castro contro la violenza)
Avere 15 anni ed essere violentata dal branco in una pineta a Montalto di Castro. Ritrovarsi da sola nelle mani di 8 ragazzi che ti costringono a fare quello che vogliono e che abusano di te a turno. Un giorno come un altro che si trasforma in un incubo e quell'incubo che ti perseguita per anni, per sempre. Cosa avrà provato la giovane quindicenne che ha dovuto soccombere a quelle violenze, da sola contro otto, indifesa contro chi, unendosi, si è mostrato più forte.
E poi il coraggio, sempre di una quindicenne, di affrontare il dolore, la vergogna e di denunciare gli stupratori. Non tutte le donne riescono a trovare il coraggio e la forza di fare un passo simile. Camminare per la strada sapendo che la gente ti giudica e il loro giudizio non è a tuo favore, oppure ti guarda con pietà e non sai se è giusto o meno quello che hai fatto, se, come potrebbe dire qualcuno, te lo sei "meritato", perché vesti in un modo o ti atteggi in un altro.

Convivere e cercare di andare avanti in questo modo, cercare di rifarsi una vita, di vivere la propria, continuando a cercare giustizia. Si, perché lei, da quando è avvenuta la violenza, nel 2007, ha continuato a cercare giustizia e non affidandosi alla giustizia sommaria, ma a quella della Legge, quella che dovrebbe tutelare i cittadini. Così ha continuato la sua battaglia, ha continuato a chiedere che per quella violenza gli otto ragazzi fossero condannati. Non per vendetta, ma per giustizia. Nei tribunali italiani si legge la seguente scritta: "La giustizia è uguale per tutti". Eppure questa giustizia sembra tanto diseguale.

La ragazzina che ha continuato la sua ricerca di giustizia e ha visto arrestare gli otto giovani dopo due mesi dalle violenze subite. Nonostante ciò, ha visto fermarsi la sua richiesta una prima volta, nel 2009, quando il giudice ha concesso agli otto ragazzi la messa in prova per due anni, perché minorenni e soprattutto perché si dichiararono pentiti. Ciò ha determinato il blocco del processo, ripreso, però, successivamente, quando uno degli otto ragazzi viene accusato di stalking nei confronti della fidanzata. Si riprende il processo, si riaprono ferite.
La giovane spera ancora in una giustizia che però non arriva. Ieri arriva la sentenza definitiva. Il PM aveva chiesto 4 anni di carcere per ognuno degli otto ragazzi che hanno abusato della giovane, che si erano detti pentiti, ma che hanno dimostrato di non esserlo. Il tribunale, invece, ha deciso di dare ancora la messa in prova agli stupratori. Che beffa! Si, perché il tribunale li riconosce colpevoli, ma da loro un'altra possibilità.

A loro una seconda possibilità di rifarsi una vita, di camminare per la strada senza aver subito condanna per il loro crimine. Alla vittima una nuova delusione, che sa di frustrazione. Una lotta continua verso una giustizia che non riesce ad ottenere e uno sfogo amaro: "se avessi saputo che finiva così, non li avrei mai denunciati. Ora sono stanca, non ho più la forza di combattere". Parole che dovrebbero far riflettere chi si occupa di amministrare la giustizia e che mettono in crisi anche la volontà di tutte quelle donne che, subendo violenza, non si fidano della giustizia.




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Data:10/08/2013
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Obbiettivo:50000 firme

 
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