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Dimissioni del Papa: l’ombra della politica – ecclesiastica - nella decisione di Ratzinger

Dimissioni del Papa: l’ombra della politica – ecclesiastica - nella decisione di Ratzinger
Autore: Emilia Urso Anfuso
Data: 11/02/2013

 

Uno choc. Mondiale. Nessuno si aspettava la notizia delle dimissioni del Papa. Sembrava non esserci alcun sentore, nessun motivo, nulla che potesse far presagire un gesto che, nella lunga storia della Chiesa, è accaduta solo 5 volte.

Un Papa che si dimette, per i propri fedeli, è come un padre che decide di abbandonare i propri figli. Possono esserci tutte le motivazioni del mondo, le più condivisibili, ma all'atto pratico è rendere orfani milioni e milioni di persone nel mondo.

Il Papa lascia. Come fosse un qualunque personaggio pubblico. Ma non lo è, e questo gesto – oltre ad avere contenuti che andremo di seguito a riflettere insieme – fa esplodere un caso mondiale. In un mondo dove il caos ha preso il dominio totale sulla linearità, in qualsiasi ambito.

La fine del mondo, avviata già da tempo, sta continuando a procedere nella sua immensa esplosione. Come una sorta di Big Bang, di cui ancor oggi a miliardi di anni, stiamo verificandone gli effetti di espansione di quella materia/massa di cui in micronesima percentuale facciamo parte.

Le motivazioni pubbliche, quelle che darebbero un senso a tutto questo, nella realtà dei fatti non sono state comunicate. Probabilmente, non sapremo mai le vere motivazioni di un gesto così eclatante.

C'è chi parla del grave stato di salute del Papa. C'è chi ricorda Papa Wojitila ormai ridotto a lumicino, condurre fino all'ultimo respiro esalato il proprio servizio agli esseri umani del pianeta. Qualcuno dirà: "Non siamo tutti uguali. Per un Papa pronto a morire per la grande missione cui è stato chiamato, umanamente dobbiamo accettare che ve ne sia uno che non ce la faccia a proseguire"
Ma di cosa parliamo poi, dal momento che Padre Lombardi ha smentito la "grave malattia del Papa" di cui si vociferava da un pò di tempo.

E in ogni caso, fosse anche malattia, non può bastare come motivazione. Non può bastare e non è questo che possiamo sentirci dire in un periodo storico come questo. Per "amore" di propaganda, la storia ci insegna che sono stati tenuti falsamente "in vita" capi si Stato morti già da tempo. Per amore dei propri fedeli, non si può oggi come oggi, proporre motivazioni che non consolano nessuno.

Orfani di Stato. Orfani oggi di Chiesa. Orfani di valori e di una logica che sta ormai lasciando completamente il passo ad un caos Nietzchiano.

Non si può non scivolare subito sul pensiero che qualcosa di oltre ci sia, dietro una decisione presa proprio quando più il mondo intero ha necessità di punti di riferimento. Non è coerente che accada ora, proprio ora che più che in altri periodi storici c'è il massimo livello di necessità di non perdere del tutto ogni possibile zattera cui aggrapparsi.

E' una notizia grave in un momento grave. Che rende di conseguenza gravissimo tutto e porta a temere che la vera fine del mondo, di cui stiamo assaggiando i primi bocconi, sia solo all'inizio di un processo mondiale di cui oggi non vediamo nemmeno un lontano orizzonte.

La figura del Papa è oggi – rispetto ai secoli passati – un immagine di riferimento. Una immagine, appunto. Nell'ammodernamento dell'organizzazione ecclesiastica, oggi il "potere" papale è in realtà più nelle mani di chi all'interno della Chiesa si occupa realmente delle strategie politiche internazionali. Fa male dover ammettere che la Chiesa abbia le sue strategie politiche internazionali ma è così da sempre ed è un dato di fatto. Molte sono le cose che fanno male dovendo considerare che sono cose che mai ci si aspetterebbe poter accadere in quella che dovrebbe essere in terra la "dimora di Dio". Ma questi sono discorsi che vanno bene per chi necessita di segni della croce per mondarsi di peccati umani, ammesso che di peccati si parli.

Qui si parla d'altro. Si parla di una Chiesa in bilico ormai su un burrone reso scivoloso alquanto da relazioni di fatto col mondo politico ed economico. Una Chiesa che è stata costretta a dover fare i conti con dossieraggi contenenti l'infame colpa della pedofilia. Una Chiesa che da un lato prende adepti e dall'altro ne perde il doppio. Una Chiesa che si è avvicinata troppo al mondo laico e da esso ha appreso ed assunto le dinamiche peggiori.

Potere, controllo, denaro. Tre criteri che in nessun luogo del pianeta vengono messi fuori dalla porta con sussiego. Nemmeno all'interno della culla della Fede. Fede dei cittadini "comuni" che a fronte di nulla donano le loro esistenze "credendo" non più tanto in Dio quanto al gesto rassicurante ed alla parola saziante di delegati che ottemperano il servizio più bislacco in assoluto: assolvere colpevoli di nulla nello stesso istante in cui si è colpevoli di molto.

Esiste una sola Chiesa e chi ne è all'interno prende parte ad una regola. Una organizzazione massonica come tante dal momento che credere in una entità altra è cosa diversa.

Il Papa si dimette e ci chiediamo perché. Un perché misto di stupore e rabbia giacché siamo stati già ampiamente abbandonati da coloro che credevamo si prendessero cura della nostra misera vita.

Singolare che, a poche ore – quasi minuti – dalla comunicazione delle dimissioni di Papa Ratzinger, vi sia già una sorta di toto – Papa: i nomi e le percentuali dei "papabili" (è il caso di dirlo) nel dopo Ratzinger.

Eccolo:

Benedetto XVI ha specificato che lascerà l'incarico il 28 febbraio alle 20 e ha chiesto la convocazione di un conclave per eleggere il nuovo Papa. Già nel 2011 si era parlato di possibili dimissioni del Papa, ma adesso la notizia è certa. E già si parla dei possibili successori. Si parla di un Papa che potrebbe essere italiano o africano, con delle quote che secondo l'agenzia Paddy Power sarebbero rispettivamente a 2,75 e a 3,00.

Per quanto riguarda i nomi, si discute del cardinale nigeriano Francis Arinze, con 2,90, del ghanese Peter Turkson (3,25), del canadese Marc Ouellet (6,00). Per quanto riguarda l'Italia, i nomi che si fanno in queste ore sono quelli di Angelo Scola (8,00) e di Tarcisio Bertone (13,00).

Si parla anche del nome che potrebbe prendere il prossimo Papa. La lista comprende Pietro (5,00), Pio (6,00), Giovanni Paolo o Giovanni (7,00), Benedetto (9,00). L'ultima dimissione di un Pontefice si deve far risalire al 1415, gli anni di Gregorio XII.(Fonte: Fatti di Cronaca)

Il Cardinal Bertone, "emissario politico" vaticano è il favorito.

Ecco la notizia: guarda caso il Cardinal Bertone favorito. Quel Cardinal Tarcisio Bertone che ha letteralmente fatto vacillare il sistema ecclesiastico quando gli episcopati di Germania, Austria, Svizzera e Ungheria chiesero direttamente a Papa Ratzinger di "cambiare il sui più vicino collaboratore" Una richiesta di dimissioni in piena regola che all'epoca il Papa rifiutò energicamente. Qui leggete un articolo che ne parla.

Perché tali episcopati ne chiesero le dimissioni? Perché Tarcisio Bertone, già "reo" di non esser bene accetto nel ruolo che gli si propose e che accettò alla nomina di Ratzinger, è per gli stessi episcopati reo di alcune nomine episcopali annullate, come ad esempio quelle di Wielgus in Polonia, Wagner in Austria ma anche ad esempio, reo della revoca della scomunica ai cosiddetti lefebvriani, che ha provocato un vero Tzunami all'interno degli ambienti clericali di alto livello.

E poi ci sono la vicenda del San Raffaele, la collusione sempre più stretta col mondo politico ed economico: si potrebbe scrivere una intera collana di saggi sul tema Tarcisio Bertone e le sue compromissioni.

Bertone inoltre, non è mai stato "amico" della CEI – la Conferenza Episcopale Italiana – e già questo ha sempre reso impervio il suo cammino e la sua carriera, come si può immaginare.

Oggi quindi, ci ritroviamo nella situazione di un Papa che si dimette, di un Segretario di Stato che doveva dimettersi e che oggi – percentuali alla mano – appare essere il candidato maggiormente probabile a rivestire il ruolo di prossimo Santo Padre.

Singolare peraltro, che tutto questo accada parallelamente alla campagna elettorale fra le più discusse in Italia: elezioni laiche da un lato, elezioni ecclesiastiche dall'altro. Due mondi che dovrebbero essere paralleli ma che come la cronaca ci insegna da anni, si incrociano abitualmente mostrandosi ormai fianco a fianco in molti ambiti che hanno sempre un odore di laicità, dove la laicità non dovrebbe albergare.

Dobbiamo attendere, per comprendere.

Per dipanare la matassa, sarà necessario approfondire ed approfondire. E poi ricominciare. Intanto, facciamoci il segno della croce in tutti i sensi: orfani di Stato, di Chiesa, di fede – letteralmente parlando – ormai in ogni cosa.

Un mondo finito e quindi, la fine del mondo che si concretizza in ogni forma, anche la più impensabile.

"Padre, perché mi hai abbandonato" sembra aver detto un Gesù Cristo morente sulla croce. Se persino lui nutrì l'atroce dubbio, figuriamoci noi poveri granelli di polvere, cosa possiamo aspettarci e su cosa possiamo dubitare…

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Data:10/08/2013
Categoria:Politica e Governo
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