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Inchiesta. Residenze Sanitarie Assistenziali: benvenuti all' inferno

Inchiesta. Residenze Sanitarie Assistenziali: benvenuti all' inferno
Autore: Emilia Urso Anfuso
Data: 13/07/2012

 
Si scrive Residenza Sanitaria Assistenziale, si legge Inferno, o forse ancor peggio: fossa dei serpenti.

Le RSA, sono ciò che un tempo erano i cosiddetti ospizi o case di cura per anziani. La conversione avvenne nei primi anni ’90, in considerazione di molti fattori sia di origine puramente amministrativo, sia per ciò che riguarda l’evoluzione sociale che, nella nostra nazione, ha visto negli ultimi anni un notevole aumento dell’età media con conseguenti necessità di supporto ad esseri umani si più longevi, ma con condizioni di salute spesso precarie.
Le normative di riferimento che regolano le attività delle RSA in Italia sono differenti, e le elencherò alla fine dell’articolo. Ci sono poi differenziazioni a livello regionale che seppur partono da alcune linee guida simili da Nord a Sud, si differenziano poi da Regione a Regione, in special modo per ciò che riguarda la parte amministrativa.

Cosa ha portato alla conversione in strutture che da private sono passate ad essere "convenzionate"? La convenienza economica delle strutture. Considerate che allo Stato un solo degente costa da fino a 30.000 euro. Al mese. fate un pò di conti e comprenderete come mai negli anni '90 ci sia stata la corsa "all'oro" della convenzione sanitaria. Sia essa degli ospizi che di qualsiasi struttura sanitaria privata.

Chi necessita di ricovero in RSA? L’anziano, non completamente autosufficiente o parzialmente tale, con patologia o plurime che necessitano di sostegno e cure continuative. Persone anziane che per diversi motivi, non possono più essere curati e sostenuti in casa, necessitando di un controllo sanitario e cure farmacologiche continuative.

Da ciò, evinciamo che, a differenza dei vecchi “Ospizi” dove la parte prettamente sanitaria era quasi totalmente delegata alle strutture pubbliche e dove la proprietà era prettamente privata, sostenendosi attraverso le rette – spesso salatissime – richieste alle famiglie dei degenti, le RSA entrano a grandi passi a far parte della schiera delle strutture sanitarie convenzionate, con tutto ciò che ne consegue: finanziamenti, normative, discipline, linee guida.

Fin qui, non ci sarebbe nulla da eccepire. Sembrerebbe infatti un buon modo di far proseguire l’esistenza ai propri cari anziani bisognosi di cure ed assistenza. Come spesso accade però, la realtà e sempre peggiore della peggior fantasia.

Andiamo per punti.

La normativa vigente, parla ad esempio di una presenza medico specialistica – geriatra o altro similare – di almeno 4 ore al giorno. Nella realtà dei fatti, in tutte le RSA queste ore non sono di fatto rispettate. Vi è si una sorta di “responsabile” medico presente – più o meno – all’interno della struttura, ma il tutto si limita a molte ore in meno al giorno e sempre più spesso, la realtà dei fatti è che sono poi i caposala a fare funzione di medico.

Cosa non solo illegale ma che spesso causa maggiori disagi ai degenti oltre ad alcuni casi limite ove il degente perde la vita a causa delle “cure” fornite o spesso addirittura non fornite del tutto, da parte di operatori che dovrebbero occuparsi di ben altro.

La figura del caposala infatti, è da incastonare in una sorta di manager logista, che si occupa semmai dei rifornimenti di vario tipo, della gestione dei turni, e di avvertire – in tempo utile – il personale medico specialistico in caso di urgenze.

Sappiate invece, che nel 99% dei casi ciò non avviene, ed i caposala – che si ritrovano spesso a gestire da soli un intera struttura con più di cento posti, assumono – illegalmente – oneri specialistici che non fanno assolutamente parte della loro figura professionale.

Una nota degna di riflessione: secondo la normativa vigente, per ogni 7 degenti in RSA deve essere presente 1 infermiere professionista. La realtà: nella migliore delle ipotesi, un solo infermiere professionista viene messo a gestire un’intera struttura con turni a volte che non trovano riscontro non solo nelle normative vigenti ma nello stesso raziocinio che in queste strutture è uno dei primi elementi a scarseggiare,

Altro punto. In quasi tutte le RSA italiane, è ormai la norma trovare personale extracomunitario. Ed anche fin qui, nulla di male. “Peccato” che, nella stragrande maggioranza dei casi, queste persone – che forse, ma non sempre – nel loro paese hanno una qualche qualifica professionale, non lo hanno nel nostro, vengono assunti con contratti in qualità di “Inserviente” ma vengono poi utilizzati nella pratica quotidiana, come fossero a tutti gli effetti, infermieri professionisti, con tutto ciò che è facilmente immaginabile.

Solo un infermiere professionista può – infatti – mettere una flebo, fare iniezioni, somministrare medicine. In caso contrario, si è nella totale illegalità. Eppure, pur essendo questa pratica conosciuta da tutte le istituzioni sanitarie, nessuno fa emergere questo odioso sottobosco che in molti casi crea dissesti gravissimi ai degenti, non essendo queste persone in alcun modo preparate ad urgenze sanitarie o a saper cosa fare in caso di criticità sopravvenute ai degenti.

Cosa accade quindi nella realtà dei fatti? Che molti degenti ricevono – sempre nella migliore delle ipotesi, una somministrazione farmacologica approssimativa. Che con la scarsità numerica di infermieri effettivamente presenti all’interno di ogni struttura, il controllo sanitario e tutto ciò che ne consegue per l’effettivo sostegno di cui necessitano gli ospiti, lasciano il tempo che trovano. Come può infatti un solo operatore professionista controllare, operare e di conseguenza salvaguardare la salute – magari – di oltre 100 anziani? Una follia. Riprovevole in quanto risaputa ed accettata silenziosamente da tutte le componenti istituzionali.

Ma ora arriviamo al clou: somministrazioni incongrue di farmaci psciotropi . Questi farmaci, ampiamente utilizzati – spesso senza alcun criterio all’interno delle RSA – sono farmaci che si utilizzano per stabilizzare o migliorare l’umore, la condizione mentale o il comportamento.

Devono quindi essere – nella pratica medico specialistica – utilizzati solo quando effettivamente ragioni di patologie presenti nell’anziano ne consigliano l’utilizzo. Ma guai ad abusarne. Uno degli effetti collaterali più diffusi dell’abuso di queste sostanze infatti, è un simil Morbo di Parkinson. L’anziano si ritrova quindi a tremare violentemente pur non essendo affetto da tale malattia.

Perché all’interno delle RSA viene abusato l’utilizzo di tali sostanze? Per “calmare” i degenti. Ma non solo quelli più “irrequieti” che comunque andrebbero semmai tranquillizzati e sottoposti a visite specialistiche di psicologi o psichiatri. Invece, per “togliersi” qualche “scocciatura” ecco che fiumi di queste sostanze, vengono somministrate un po’ a tutti. Cagionando spesso veri e propri disastri a volte purtroppo irreversibili.

C’è da dire comunque, che a parte l’inosservanza normativa ed etica che vige ormai in tutte le RSA, che portano a loro “discolpa” i tagli finanziari, le carenze di personale e quant’altro, moltissimi sono i degenti di RSA praticamente abbandonati dai familiari. Lça conseguenza è quindi quella, di lasciare in mani estranee e spesso impreparate o addirittura “scocciate” di dover svolgere un lavoro comunque pesante come quello dell’infermiere di reparti geriatrici.

Ora, pur comprendendo come non debba essere esattamente una passeggiata a ver continuamente a che fare con pannoloni da cambiare, flebo da mettere e togliere, cantilene ripetute da ottuagenari con marcati segni di demenza senile eccetera, si dovrebbe comunque tenere sotto grandissima osservazione ciò che di fatto, è divenuto l’inferno degli anziani non auto sufficienti e costretti a dimorare in luoghi diversi dalla propria abitazione e lontano dagli affetti dei propri cari. “Propri cari” che comunque abbiamo visto, spesso scelgono di abbandonare coloro che forse un tempo avevano considerato come tali.

Che dire poi dei maltrattamenti operati all’interno di alcune strutture? Si va dalle botte – (…) – al legare gli anziani ai letti, al lasciarli senza alcun tipo di alimentazione o supporto igienico. Credo di poter dichiarare che in questo modo l’umanitò palesa la propria malefica bestialità in tutto il suo grigiore.

In definitiva: il miglior controllo avviene sempre quando da ogni parte presa in esame, esiste un vero coinvolgimento ed interesse ad operare nel migliore dei modi. E’ ovvio poi che, se alle carenze strutturali, sanitarie, amministrative e finanziarie, aggiungiamo persino una scarsa attenzione da parte dei parenti degli ospiti di RSA, ecco che il “gioco” della fossa dei serpenti si compie fino in fondo.

Inoltre, è bene che i cittadini parenti, fra i più attenti al benessere dei propri cari anziani, denuncino sempre – ove se ne ravvisino le ragioni – alle autorità competenti le irregolarità constate o la cattiva gestione della sicurezza medica dei propri cari attraverso un esposto che va presentato in Questura: spesso infatti, è bene provvedere ad una denuncia se non si vuol rischiare di perdere per sempre il proprio genitore o parente in situazioni poco chiare.

Perché è ovvio poi, che spesso la morte di un anziano ricoverato in RSA, viene messa nel novero dell’”ovvietà”. Ma non sempre è così. Purtroppo.

Si sappia comunque, che l’Onorevole Ignazio Marino (PD) ha istituito una commissione di verifica delle reali situazioni della sanità in Italia, con un occhio di riguardo proprio alle verifiche alle RSA. I primi dati, sono già sconcertanti: si parla di irregolarità per un 50% delle strutture nelle varie regioni.

Ecco quanto è emerso: (clicca sulla scritta per aprire la fonte)

Secondo i dati dell'attivita' ispettiva dei Carabinieri dei Nas nel biennio 2010-2011, da 590 controlli in Rsa (le residenze sanitarie assistenziali) sono emerse 154 strutture non conformi (12 sono state chiuse) con picchi in alcune Regioni dove le strutture 'fuorilegge' sfiorano (o superano) anche il 60% (ad esempio, 13 su 18 in Abruzzo, 16 su 24 in Campania).

Moltissime irregolarita' anche tra le altre strutture ricettive per gli anziani (dalle case di riposo alle comunita' alloggio, che in genere ospitano persone ancora almeno parzialmente autosufficienti). Su 4.972 ispezioni sono state identificate 1.473 strutture non conformi (150 hanno chiuso i battenti) e sono state segnalate all'autorita' giudiziaria 740 persone.

Tra i reati contestati, si registrano 13 denunce per omicidio colposo e 32 per lesioni, ma anche per abbandono di incapace (129 denunce), sequestro di persona (16) e maltrattamenti (51) oltre a esercizio abusivo di professione sanitaria (236 denunce) e somministrazione di farmaci guasti (53). Nel caso delle Rsa c'e' stata una sola denuncia per omicidio colposo, 56 per esercizio abusivo della professione, 29 per abbandono di incapace e 9 per maltrattamenti
”.

Aberrante.

Anche in questo caso, nessuno di noi può far finta di niente. Perché anziani e bisognosi di cure ed assistenza, siamo “costretti” tutti a divenire. Prima o poi.

Leggi nazionali che regolano le RSA in Italia

1) Legge 23 dicembre 1978, n. 833 "Istituzione del servizio sanitario nazionale"

2) Decreto Ministero della sanità 29 gennaio 1992 "Elenco delle alte specialità e fissazione dei requisiti necessari alle strutture sanitarie per l'esercizio delle attività di alta specialità"

3) Legge 5 febbraio 1992, n. 104 "Legge-quadro per l'assistenza, l'integrazione sociale e diritti delle persone handicappate"

4) Atto d'intesa tra Stato e Regioni di approvazione delle linee guida sul sistema di emergenza sanitaria in applicazione del D.P.R. 27.3.92

5) Decreto legislativo 30 dicembre 1992, n. 502 e successive modifiche "Riordino della disciplina in materia sanitaria"

6) Decreto del Presidente della Repubblica 1 marzo 1994 "Approvazione del Piano Sanitario nazionale per il triennio 1994/1996"

7) Ministero della sanità: Linee guida n. 2/1994 del 5 aprile 1994 "Linee guida sugli istituti e centri per il recupero e la riabilitazione funzionale"

8) Decreto Ministero della sanità 22 luglio 1996 "Prestazioni di assistenza specialistica ambulatoriale erogabili nell'ambito del Servizio sanitario nazionale e relative tariffe"

9) Legge 23 dicembre 1996 n. 662 "Misure di razionalizzazione della finanza pubblica"

10) Decreto Presidente della Repubblica 14 gennaio 1997 "Approvazione dell'atto di indirizzo e coordinamento alle Regioni e alle Province autonome di Trento e Bolzano, in materia di requisiti strutturali, tecnici ed organizzativi minimi per l'esercizio delle attività sanitarie da parte delle strutture pubbliche e private"

11) Raccomandazione R (92) 6 Comitato dei Ministri del Consiglio di Europa 

 

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