Una bomba. Un fulmine. Un pugno nello stomaco.

La Chiesa deve riprendersi dall'ondata dell'infamia della pedofilia all'interno degli ambienti ecclesiastici. La fuoriuscita di notizie di pedofilia in varie nazioni ha sicuramente rovinato molto l'immagine di una organizzazione che parla di Amore e Carità Cristiana.

Ora, con questa notizia, ecco corrodersi un altro pezzetto della Chiesa o meglio, della sua credibilità.

Il fatto: una delle più grandi Case Editrici tedesce, la Weltbild è in mano – al 100% - alla curia. Fin qui nulla di male. Ma attenzione: la famosa casa editrice, nel suo ampio catalogo, annovera anche – oltre a vari testi sacri – ben 2.500 pubblicazioni a sfondo palesemnete erotico se non pornografico.

Qualche titolo? "Sesso per intenditori", "Storie sporche" "La puttana dell'avvocato". Ma senza nemmeno leggere il titolo, si evince molto chiaramente il contenuto, dal momento che le copertine sono drammaticamente esplicite.

Inoltre, una intera sezione del catalogo è dedicata a libri esoterici e di magia: una aberrazione se si pensa che stiamo parlando di una Casa Editrice in mano alla Chiesa.

La Weltbild comunque, non è nuova a questo tipo di malcelate turpedini che sono più inclini al guadagno che alla "salvezza dell'Anima". Già nel 2008, la Comunità  dei fedeli tedeschi, aveva profondamente condannato la vendita dei sudetti titoli, senza mai però ottenere risposta dagli ambienti ecclesiastici che stavolta addirittura, dopo la pubblicazione sul Die Welt, minaccia denunce per diffamazione in quanto – fanno sapere – le pubblicazioni in questione sarebbero "erotiche e non pornografiche ed inciderebbero per una quota minima sul bilancio dell'azienda" che vede ogni anno materializzarsi l'incredibile cifra di 1,7miliardi annui di volume di affari.

In definitiva quindi, seppure le pubblicazioni ritenute "erotiche e non pornografiche" si attestassero su una piccola quota del bilancio, ci troviamo comunque a parlari di grandi numeri, oltre a dover condividere con i colleghi eurpoei tedeschi una qualche disapprovazione a priori, considerando l'idea che ancora in molti abbiamo degli ambienti ecclesiastici.