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Gentile Presidente Polverini,
scrivo questa lettera aperta in merito alle criticità sopravvenute in queste ultime ore in realazione al debito della Regione Lazio nei confronti del Gruppo Tosinvest/Angelucci, titolare di ben 17 cliniche che da anni operano sul territorio, consentendo ad oltre 2000 pazienti di ottenere cure adeguate ed ad oltre 3000 impiegati di svolgere al meglio il loro lavoro.
E' cosa nota, senza che ciò sia dovuto alla volontà dei singoli, che le Pubbliche Amministrazioni erogano i pagamenti anche alle strutture sanitarie private ed accreditate presso la Regione, spesso ben oltre i 365 giorni. Ciò non fa altro che appesantire enormemente la gestione di quelle imprese che, coinvolte strettamente al tema della Sanità e di conseguenza al benessere della Comunità, stentano poi nel quotidiano ad onorare i propri impegni economici, sia nei confronti dei lavoratori, sia nei confronti dei fornitori cercando peraltro di non far risentire di questa grave situazione i pazienti, fonte primaria ed oggetto prioritario di tali imprese.
Il gruppo di cliniche laziali facente capo ad Angelucci, è notoriamente una nota di eccellenza della nostra Regione. Il fatto che si sia giunti ad una esasperazione dei termini, per quei 150 milioni di euro non erogati da parte della Regione, non deve però far tralasciare un'altra criticità, che con i numeri e le cifre ha poco a che fare.
Cure e sostegno rischiano di mancare ed anche se ciò avvenisse per un solo giorno, in molti casi creerà non poco dissesto all'interno di molte famiglie italiane già fortemente penalizzate da problematiche legate alla sfera della salute. I pazienti, Presidente, non sanno nulla di "gestioni commissariali della Sanità Laziale" e non devono ne saperlo ne capirlo. Hanno problemi ben più gravi a cui pensare. Loro ed i loro familiari.
A fronte della lettera che la Tosinvest ha inviato a Lei ed a tutte le Istituzioni italiane, le dichiarazioni fornite, piuttosto che chiarificatrici e tranquillizzanti, rischiano di divenire un incubo, sia per ciò che riguarda i 3.200 lavoratori che si troverebbero d'amblé in mezzo ad una strada da un giorno all'altro, sia per que 2.283 assistiti che – in alcuni casi affetti da patologie psichiatriche – si troverebbero a dover affrontare cambiamenti che in molti casi non farebbero che esasperare ancor più condizioni psicologiche già al limite del sopportabile.
Le scrivo da Giornalista, ma anche da figlia di una ricoverata presso una delle strutture sanitarie del gruppo Tosinvest.
Un paziente, non è un numero. Non è una cifra. Non è nemmeno uno slogan da utilizare al momento opportuno. Un paziente è un essere umano in difficoltà. E se la Società in cui viviamio, non è in grado di garantire – soprattutto a chi soffre – una stabilità fatta a volte anche di piccole cose come le abitudini, le persone che si incontrano ogni giorno, la garanzia di essere assistiti da altri esseri umani che conoscono bene la loro storia, allora Presidente, è il caso di dire che questa Società, è fallimentare. Fallimentare non dal punto di vista delle cifre e dei numeri forse.. Sicuramente fallimentare dal punto di vista sociale..
Non sono ne numeri ne cifre, nemmeno quei tanti lavoratori che a costo a volte di tanti sacrifici, portano avanti il loro impegno, che ha il sapore più di una missione che di un appuntamento a fine mese con lo stipendio.
Mi rendo conto chiaramente, che non è Lei la causa di tutto ciò. Semmai le cause andrebbero ricercate in tanti anni di gestione forse poco attenta, sia ai numeri che alle persone.
- Poiché Lei ha basato la Sua campagna elettorale anche e sopratutto sul tema della sanità che così tanto Le sta a cuore, sarebbe ovvio aspettarsi proprio da Lei risposte sensate e realistiche alle domande che le stanno ponendo cittadini della Regione di cui lei è Presidente. - Quali sono le garanzie a che avvenga da parte Sua una presa in carico del contenzioso in modo tale che possa essere risolto in modo accettabile e condivisibile dalle parti?
- E' veramente convinta che lasciare che un'impresa come il gruppo Tosinvest/Angelucci chiuda nel Lazio sia una scelta strategica che possa pagare per il futuro del nostro territorio? - Ritiene veramente che la soluzione possa consistere nel trasferimento presso altre – quali? – strutture i malati? - Ritiene seriamente che il futuro di così tanti lavori che rischiano il posto in un periodo di crisi come quello che stiamo vivendo, non meriti più attenzione da parte Sua? Sono certa che il Suo intento, di buon Presidente di una Regione difficile come il Lazio, non è e non sarà quello di creare scompiglio fra lavoratori e pazienti, bensì quello di trovare la soluzione migliore per tutti, lasciando che le cliniche continuino nella loro missione, lasciando lavorare i lavoratori, lasciando nei loro letti – che divengono spesso cuccie calde dentro il quale sentirsi un pò sicuri – pazienti troppo stanchi per comprendere che sulle loro teste gravano debiti e non progetti migliorativi.
Considerando per un pò i numeri, fra pazienti, parenti dei pazienti , lavoratori e parenti dei lavoratori, un elettorato di circa 15.000 persone o forse più, attende di restare dov'è.
Ce lo garantisca, Presidente.
Con stima
Dr.ssa Emilia Urso Anfuso Giornalista Figlia di una ricoverata |
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I commenti: | |||
Commento
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Commento di: emilia.urso | Ip:83.73.103.204 | Voto: 7 | Data 21/11/2024 16:30:30 |
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