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L’Italia crolla. La sicurezza è solo un concetto astratto

L’Italia crolla. La sicurezza è solo un concetto astratto
Autore: Emilia Urso Anfuso
Data: 05/10/2010

(Video: il crollo di una palazzina ad Afragola - NA - 2010)

 

 Il nostro Paese sta crollando. Strutturalmente. E non solo. Il territorio, da Nord a Sud, non da più garanzia di mantenimento in essere. Basta un acquazzone un pò più aggressivo, ed ecco che intere palazzine e strade croollano miseramente. A volte con un resoconto di morti e feriti. L'Italia non è più un territorio sicuro. Non è un problema dei nostri giorni. E' qualcosa che ci portiamo dietro da decenni, e siamo tutti un pò colpevoli di ciò che sta accadendo.

 

Non aver mai posto attenzione alla situazione globale del Paese. Non aver pensato di poter dialogare con chi si dovrebbe occupare delle infrastrutture. Essersi voltati dall'altra parte di fronte a crolli e smottamenti che ci apparivano troppo lontani per poterci sentire in pericolo, fa si che oggi tutti noi si sia colpevoli. Di silenzio. Cecità. Ottusità, in alcuni casi.

 

L'Italia crolla e noi con lei. Oltre le strade spazzate via dal fango e le palazzine sbriciolate senza ritegno, le vite di ognuno oggi sono sostanzialmente in pericolo. La sicurezza, questa tanto decantata parola ma per altri motivi, non fa più parte della nostra storia già da tempo. E questo crea patemi. Paranoie. Paure. Stress.

 

E se un popolo è paranoico, stressato, impaurito, è un popolo ridotto alla schiavitù. Quel genere di schiavitù travestita da libertà che nuoce più di mille catene.

 

L'Italia crolla signori: e non abbiamo fatto nulla per arginare i danni. Nessun posto è più sicuro. Nessun concetto è più salvato nelle nostre menti. La Casa: fondamento sacrosanto dei Diritti dell'umanità, può divenire il più grande nemico nel momento in cui, all'improvviso, diviene tomba.

 

I Governi distratti della nostra epoca, mandano aiuti che più che soccorso basano la loro azione sui proventi delle tragedie. Uno schifo. L'umanità è drogata di denaro ed intanto muore di inesattezze. Di stupidaggini. Di omissioni. Di speculazioni.

 

Così, se da un lato l'aspettativa di vita cresce grazie alla scienza, dall'altro la vita cessa troppo presto per mala amministrazione del territorio. Un'aberrazione. Una presa in giro. Ogni giorno possiamo morire. E' bene ficcarselo in testa.

 

Possiamo morire di trascuratezza. Imbecillità. Avidità. Speculazione. Distrazione. Sempre meno perchè l'ora giunge dopo il giusto percorso di vita. E morire di spregiudicatezza altrui è l'affronto peggiore che ogni essere umano può temere di dover subire.

 

E contemporaneamente, l'essere umano oggi può morire troppo presto per altre insicurezze che stanno divenendo "sicure" nella nostra Italia. Si torna a morire di parto, ad esempio. Incredibile, se si pensa a quali e quante conquiste si sono fatte dal secolo scorso ad oggi in materia. Si muore di malattie troppo poco sviluppate per trovare qualcuno interessato a produrre le medicine del caso. Si muore di lungaggini burocratiche. E di tagli ai finanziamenti.

 

Se tutto ciò non vi sta facendo venire una gran voglia di urlare, vuol dire che il processo lento ed inesorabile di un Sistema bastardo vi ha già mangiato la mente.

 

Morire è un qualcosa che accade a senso unico. Non c'è possibilità di contrattazione. La morte non è democratica. Come la nostra società. E non per questo è bene accettarla passivamente. Dobbiamo quindio essere almeno i garanti della nostra speranza di vita e del nostro diritto alla sicurezza. Partendo da un concetto chiave: Sicurezza non deve essere collegato sempre e solo alle istituzioni preposte al controllo dell'illegalità, bensi al controllo ed alla verifica ed alla successiva messa in atto di azioni e progetti che garantiscano a tutti i cittadini della comunità, cure adeguate, strutture sicure, verifiche continue e manutenzioni ordinarie e straordinarie come priorità assoluta per garantire maggiore garanzia e diritto di vita.

 

Abbiamo troppi morti sulle spalle per poter attendere ancora e continuare a pensare che la prossima tragedia capiterà sicuramente a qualcun'altro. Il prossimo morto possiamo essere noi. In un tempo breve e non procastinabile.

 

Rendiamo l'Italia un Paese sicuro: tutti insieme. Recriminando a gran voce il diritto al controllo effettivo del territorio e delle infrastrutture. Costerà energia e tempo. Ma non temete l'energia ed il tempo che non saranno certamente sprecati, se il premio finale sarà la vita di tutti.

 

 

 

 

 

 




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