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Ad antica memoria del Popolo Italiano.

Ad antica memoria del Popolo Italiano.
Autore: Emilia Urso Anfuso
Data: 14/01/2010

(Video: immagini sul Popolo Sovrano)

 

 

Manca qualcuno. All'appello non rispondono. Chi sono? Circa 60 milioni di persone. Il Popolo Italiano. Che fine ha fatto? Cosa fa? Di che discute? Che problemi ha? Nessuno indaga. Nessuno cerca. Il Popolo è sparito, insieme all'opposizione. Che ci sia ognun lo dice dove sia nessun lo sa. Un mistero. Se un tempo la Politica attestava le proprie preferenze dialogando col Popolo, promettendo al Popolo – specialmente in odore di campagne elettorali – ebbene: oggi il Popolo non esiste più. O meglio: c'è. Ma nessuno ne parla. E nessuno più fa promesso. E quando semmai qualche promessa "scappa", che problema c'è? Negare. Sempre ed a qualunque costo. Nessun personaggio politico, tranne qualche raro caso, sente la necessità ed il Dovere, di ricordare l'esistenza di circa 60 milioni di persone. Pian piano l'attenzione si è concentrata tutta sul mondo politico e su quello mediatico.

 

Ed il Popolo in silenzio, lo ha consentito. O non se n'è accorto? Non si capisce. Non è chiaro. Date ad un Popolo un romanzo rosa da seguire, con colpi di scena e scene madri, ed otterrete il silenzio e la supina accettazione di tutto. Persino di dover penare alquanto per aver salva la vita. Almeno, quella quotidiana. Il Popolo non è più Sovrano: è spettatore. Non è più il motivo dell'esistenza dello Stato, del Governo, delle Istituzioni. Il Popolo da tempo ha assunto le caratteristiche di spettatore passivo. Negli ambienti politici lo sanno. Ci giocano. E' un metodo. Quando è solo la politica a parlare, si è giunti al punto di non ritorno. Quando tutto è così palese da non essere percepito, ecco che il Sistema ci è riuscito. Eppure, solo poco tempo fa, si argomentavano ancora temi vicini alla società civile.

 

Poi, il feuilleton personale del Premier è stato l'inizio di un viaggio a senso unico: il Governo Berlusconi-centrico ed assoluto, luci piazzate tutte solo verso un punto stabilito. Il Popolo: nel buio totale. L'opposizione? Non si degna nemmeno di "far finta" di non aver aderito totalmente ad una soluzione mono-partitica. Il silenzio è d'oro. In questo caso è di bronzo. Come le facce. Come l'assillo di una litania da sopportare ad ogni costo. Come una punizione per "non aver commesso il fatto". Cos'hanno combinato di male i nostri cassa integrati? I nostri anziani? I nostri disabili? I nostri studenti? I nostri contribuenti? Bhè, qualcosa di grosso l'hanno combinato. Hanno taciuto. E si sono viziati di immagini e fouilletton degni dell'editoria della metà dell'800. E quei pochi che tentano ribellione, vengono spinti indietro come un'onda che sbatte forte contro un muro di cemento. La politica è divenuta politico centrica.

 

Il popolo, quell'enorme fardello cui bisognava proporre e promettere, è stato messo a cuccia. Ora è tempo di altre azioni. Non c'è tempo da perdere e dedicare a chi deve mettere insieme il pranzo e la cena. E se una promessa come la riduzione delle tasse in meno di qualche giorno rientra in nome ora di una "crisi" che prima nelle dichiarazioni di Governo "non c'era", ora ecco che appare, ma solo per dire alla Popolazione che la buona notizia è appunto "niente tagli alle tasse". Pensate voi, quale sarà, la cattiva notizia. Il Popolo non esiste. Basta non parlarne. E si sa che, qualsiasi cosa di cui non si parli, non esiste affatto.

 

Come la mafia fino agli anni '70. O la pedofilia. Argomenti troppo neri per poter dichiarare che esistano. Sconcertante. Reale.

 

Politica e Media. La sola realtà che è rimasta. Ed uno Stato che oggi, non si vergogna a dichiarare che, solo di interessi, per il debito pubblico paghiamo ogni anno otto miliardi di euro. Otto miliardi. Quella cifra già sentita in passato. Gli otto miliardi del "tesoretto" prodiano. Gli otto miliardi passati dal comparto scolastico pubblico a quello privato. Gli otto miliardi di cui nessuno accenna, regalati generosamente al Myanmar con la scusa di aiutare i poveri pescatori del luogo. O il regime del posto? Non si sa. Siamo un Paese vile. Pronto a far la guerra al Bar, davanti ad un cappuccino. O dal barbiere. O in fila alla Posta. Mentre paghiamo l'ultimo centesimo di dignità e lo versiamo nelle casse di un potere deciso dal Popolo, e reso dal popolo stesso, incontrollabile.
 
Siamo tutti colpevoli. Nessuno escluso.



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