Gli strumenti finanziari della società sono quotati in borsaa partire dal 26 giugno 2003.
Il comune partecipa ad HERA con il 14.76%, corrispondente ad un capitale sociale di 152.445.222 euro
HERA si occupa di:
- gestione integrata delle risorse idriche
- gestione integrata delle risorse energetiche
- gestione dei servizi ambientali(tra cui raccolta e smaltimento dei rifiuti)
- gestione impianti energetici (fra cui gli inceneritori);
- progettazione, realizzazione e manutenzione di verde pubblico, strade, arredi urbani,
della segnaletica stradale, della cartellonistica pubblicitaria, degli impianti di
illuminazione pubblica e semaforica;
- attività di autotrasporto di cose per conto di terzi;
- gestione attività funerarie e cimiteriali;
- gestione reti telematiche e strutture connesse alla multimedialità;
- consulenza, assistenza, progettazione, realizzazione e servizi nel campo energetico,
idrico ed ambientale. La società è amministrata da un Consiglio di amministrazione
composto da 18 membri, che è stato insediato il 29.04.2008 e terminerà il proprio
mandato alla data di approvazione del bilancio relativo all'esercizio 2010.
HERA SPA dovrebbe essere una società a vocazione territoriale legata, per la delicatezza dei servizi che svolge, con un filo diretto ai cittadini e ad i territori in cui opera.
Oggi HERA SPA di pubblico non ha più nulla, se non i suoi azionisti di maggioranza. Gli amministratori pubblici dei comuni interessati da HERA si lavano la coscienza asserendo che HERA è una società pubblica perché è pubblico il pacchetto di maggioranza delle azioni del capitale sociale della stessa.
Ciò che omettono è che quando si assegnano i servizi pubblici della collettività ad una SpA c'è poco da dire pubblico o privato, parliamo di società che devono rispondere al mercato e agli indici della borsa il cui scopo è fare utili e distribuire dividendi. Non può essere quindi scopo di una Spa quotata in borsa abbassare le tariffe ai cittadini facendo quindi meno utili, effettuare una migliore manutenzione della rete, complicarsi la vita promuovendo pratiche che vanno nella direzione del bene comune come quelle della sostenibilità ambientale, di un ciclo chiuso nella gestione dei rifiuti e di una minore emissione di sostanze inquinanti e cancerogene nell'atmosfera, in sostanza investire risorse in una maggiore efficienza nell'uso delle risorse beni comuni invece che nella vendita delle stesse.
Di queste criticità si era coscienti anche quando HERA venne privatizzata, per questo furono previste le SOT (società operative territoriali) come garanzia politica del legame di HERA con il territorio (HERA Bologna, HERA Ferrara, HERA Forlì-Cesena, HERA Imola, HERA Faenza, HERA Modena, HERA Ravenna, HERA Rimini), sapendo già allora che sarebbe stato più funzionale non prevedere l'esistenza degli stessi, ma come già detto l'esigenza fu politica in modo tale da salvaguardare la vocazione territoriale dell'azienda. Oggi queste società sono state tutte eliminate in favore di un'unica visione verticalistica dove HERA SpA comanda dall'alto su tutta la regione.
Oltre a questo è prevista la vendita da parte di alcuni Comuni delle reti del gas, acquedotti e fognature. Nel 2012 saremmo obbligati a vendere le nostre azioni pubbliche in HERA per via di un decreto varato recentemente dal governo (la cui conversione in legge è in corso) ed HERA a quel punto sarà una società privata come qualsiasi altra. L'unico problema è che potrà agire, grazie a queste delibere scellerate, in un completo regime di monopolio.
La nostra ex-municipalizzata è ormai sfuggita al controllo del suo creatore e in uno scenario dove i Sindaci sono schiavi degli utili distribuiti, non sono in grado di farsi sentire e la macchina è completamente fuori controllo.
Ciliegina sulla torta è la modifica dell'articolo 8 dello statuto societario: al momento i soci privati possono acquistare fino al 2% delle azioni di HERA SpA, dopo la modifica la soglia sale al 5%. cosa fa qui:
- si oppone alla raccolta differenziata domiciliarizzata prevista dalla Provincia e voluta da sempre più Comuni per il semplice motivo che questo gli ridurrebbe drasticamente combustibile e potenzialità dell'inceneritore
- così può continuare ad incassare i CIP6 e sostenere che produce energia "termovalorizzando"
- non si occupa di promuovere un uso efficiente dell'acqua nelle nostre case e nelle città: d'altra parte vende acqua, quindi ….
- non ha alcun interesse al recupero delle acque di scarico o alla fitodepurazione: d'altra parte vende la depurazione, quindi ….
- propone centrali termoelettriche e reti di riscaldamento piuttosto che sviluppare fonti energetiche rinnovabili ed efficienza energetica: d'altra parte vende energia, quindi …
Cosa fa fuori e con chi
- centrale turbogas a Capranise con Cosentino su cui è aperta un'indagine
- inceneritore "Carapelle Energia" insieme a Caviro di Faenza bloccato dalla popolazione
- Hera affida i servizi di spazzamento a Manutencoop che li ha ceduti a Biancamano vicina a Dell'Utri e tutto questo senza che qualcuno dei soci si ponga qualche dubbio, ponga qualche domanda alla società: nulla di nulla come se niente fosse!
Aprendo una vertenza HERA ci prefiggiamo di promuovere, di aprire, un confronto con le amministrazioni locali e con le forze politiche in merito al progetto di riorganizzazione di HERA ed al profilo del piano industriale che HERA si sta dando.
Vogliamo poi confrontarci sulle linee di governo e gestione pubblica di fattori fondamentali per il bene della comunità: i beni comuni del nostro territorio: acqua, energia, ambiente. Per comprendere quali sono gli strumenti che hanno le amministrazioni pubbliche per garantire finalità e livelli qualitativi e la loro coerenza con gli strumenti di pianificazione comunali, provinciali e regionali.
Per puntualizzare il campo di finalità pubbliche primarie nelle quali agisce HERA.
E quindi con la necessità di rilanciare una diversa progettualità del lavoro di HERA sul territorio. Ma anche confrontarci con le modifiche normative che il governo sta introducendo. E' in atto su iniziativa del governo, una profonda revisione del quadro normativo che interessa i servizi pubblici locali (Art. 15 del D.L. 135/2009).
L'area è quella dei servizi pubblici a rilevanza economica e di carattere industriale.
Gli obiettivi sono: impedire alle amministrazioni pubbliche di poter scegliere il tipo di affidamento e determinare le proprie scelte amministrative.
La gara come unica forma di affidamento. La possibilità di affidare il servizio diretto a una società mista a patto che il 40% della proprietà dell'azienda venga ceduta tramite gara ad un partner privato che si deve incaricare della gestione operativa.
L'affidamento "in house" resterebbe una forma residuale subordinata al parere preventivo dell'autorità garante della concorrenza.
Il regime transitorio, prevede che le gestioni "in house" e quelle che non rispettano i requisiti di cui sopra cessino alla data del 31 dicembre 2011.
Per aziende come HERA a partecipazione pubblica e quotate in borsa le concessioni cessano il 31 dicembre 2012, a meno che la quota pubblica non scenda sotto il 30%.
E chi comprerà le azioni ex pubbliche? Dell'Utri? Cosentino? …
Le aziende che conservano affidamenti in HOUSE devono essere assoggettate al patto di stabilità. Le società che partecipano a gare non possono avere altrove affidamenti diretti. Di fronte alla pesantezza di quest'attacco viene da chiedersi se la difesa può essere quella emendativa o se non sia invece necessario costruire un ampio movimento di contrasto che veda assieme movimento sindacale e ambientalista, lavoratori e cittadini, istituzioni locali.
Si capisce quindi il perché della richiesta del movimento per l'acqua pubblica alle amministrazioni locali di dichiarare nei loro statuti l'acqua come bene comune ed il servizio idrico come servizio senza rilevanza economica.
I governi locali oggi hanno l'onere di spiegarci come intendono difendere il governo pubblico dei beni comuni, la proprietà pubblica maggioritaria di aziende create dai cittadini e dai lavoratori di questo territorio.
Si intende programmare una reazione a questo processo di privatizzazione? Si intende garantire il governo e la gestione pubblica di questi servizi? Come lo si intende fare?
Sull'assetto organizzativo di HERA
Le parole hanno la loro importanza per capire dove si sta andando, basta ascoltare la presentazione on-line del piano industriale di Hera da parte del suo Presidente per percepire l'insistenza con la quale viene utilizzato il termine Multi-business al posto di quello multy-utility (dove l'accento si sposta dall'utilità agli affari).
La costituzione di HERA Ambiente, ad esempio consiste nella societarizzazione (qui non vale lo snellimento societario ed il risparmio dei costi?).
Si tratta degli impianti di smaltimento e di trattamento dei rifiuti e quindi di una loro enucleazione su logiche di business.E il servizio di raccolta dei rifiuti e di spazzamento, che fine faranno, si lascerà campo libero al gruppo Biancamano?
La scissione dalle SOT delle attività di gestione dell'utenza e il loro conferimento nella società Hera Comm - in questo caso verticalizzazione del settore commerciale. Chiara scelta di privilegiare la centralizzazione delle strategie commerciali e della operatività, rispetto al contatto con il territorio.
Sugli investimenti:
Nel suo documento sul piano industriale 2009-2013 visibile sul sito, HERA dichiara che "è pronta ad affrontare la crisi economica" ma l'unica misura che viene citata è "la riduzione degli investimenti del 25% già realizzata rispetto al budget previsto nei primi due mesi del 2009".
Del resto ciò avviene nel quadro di una costante riduzione degli investimenti dal 2006. Nel piano industriale 2009-2013 (5 anni) si prevede una diminuzione della media degli investimenti che passa dai 458 M€ degli ultimi 3 anni ad una media dei prossimi 5 di 350 M€. Da anni HERA chiede ed ottiene alle ATO la riduzione degli investimenti sul servizio idrico. Se pensiamo che ATO5 altro non è che l'associazione dei comuni della provincia, siamo al paradosso.
Il programma di riduzione degli investimenti discende da un lato dalla necessità di avere un alto "rating" dai consulenti finanziari (Moody's e Standard&Poor's) per tenere alto il valore del titolo, dall'altro per non fare alzare il costo del danaro.
Oramai il debito consolidato del gruppo (in prestiti a lungo termine ) è di 1562 m€, quasi pari al patrimonio netto e che porta il rapporto debito/MOL uguale a 3 volte.
Questa situazione discende dalla decisione dei soci di pretendere alti dividendi, piuttosto che investimenti sostenuti nel territorio dal 2002 ad oggi.
Se si fosse deciso di reinvestire l'80% dell'utile netto, avremmo quasi 500 milioni di € di debito in meno (pari a circa 1/3 di quello attuale) dei quali circa 200 M€ sono quelli che sono stati distribuiti ai soci privati.
Se si fosse deciso di reinvestire l'80% dell'utile netto, in alternativa avremmo un'azienda che potrebbe produrre un'accelerazione degli investimenti con una qualità dell'ambiente nel territorio significativamente più adeguata, oltre che un'azienda meglio patrimonializzata.
Per tutti questi motivi è ora di porsi il problema di HERA da cittadini e di fatto soci della nostra ex-municipalizzata.
Video privatizzazione in Bolivia con audio