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Novantadue. Sono i giorni trascorsi dopo il sisma in Abruzzo. Trecentotre. I morti per la sciagura e subito dopo il terremoto. Quarantaduemila. Gli sfollati abruzzesi che ad oggi dimorano fra le tendopoli (circa 30.000) e le strutture alberghiere (circa 12.000). Cinque miliardi. La cifra stabilita nel Decreto Legge N° 39/2009 per la ricostruzione in Abruzzo. Ventitre. Il numero di anni previsti per l'utilizzo dei finanziamenti proposti nel Decreto Legge N° 39.
Diciassette. Sono le volte in cui il Premier Berlusconi ha messo piede in Abruzzo dopo il sisma del 6 Aprile. Circa quattrocento. Gli operai che lavorano per il G8 dell'Aquila. Due. I mesi per rendere agibile, estremamente sicuro, piacevole, comodo il sito che accoglierà il Summit. Otto. I presidenti delle nazioni che interverranno.
Centootto. Le organizzazioni che hanno messo a disposizione dei cittadini italiani, forme varie per versamenti volontari per la ricostruzione in Abruzzo. Zero. La cifra di tali versamenti: ad oggi, nessuno mai ha dichiarato quanto sia stato versato spontaneamente da milioni di cittadini, imprese ed organizzazioni, nazionali ed internazionali.
Ora – dati alla mano – abbiamo un quadro della situazione che porta a riflettere. Questa volta non sugli appalti. Nemmeno sui tempi della ricostruzione. E neanche sulle condizioni di sopravvivenza indegne nelle tendopoli abruzzesi.
Questa volta questi dati servono a pensare. Molto. A come si possa fare tanto. A come si possano trovare risorse economiche immediate. A come le ricostruzioni siano possibili in brevissimo tempo. Quando si vuole. Tutto questo, a patto che non si tratti dei cittadini, che quelli no: servono solo a mantenere quel netto distacco fra il Potere assoluto ed il resto. Il "resto" in questo caso, somiglia alla spazzatura. Quel che rimane nel piatto dopo un pranzo abbondante.
Quando si tratta di lavorare per chi è in cima alla classifica del Potere internazionale, ecco che allora spunta il denaro. Tanto. E subito. Ecco che il meccanismo del Sistema va a mille. Opera per ricostruzioni che bastano il tempo di tre giorni di chiacchiere fra potenti. Abbellisce. Migliora. Rende splendido laddove tutto intorno è ancora tragedia e disperazione.
Sovverte l'ordine delle cose che, nell'aberrazione della continuità, vengono percepite ormai da tutti come "normali". Trentadue. Gli anni che la città dell'Aquila ha dovuto attendere per l'inaugurazione dell'Ospedale S. Salvatore, miseramente crollato sotto il peso dello scandalo degli appalti di Stato e dei finanziamento che "devono" essere erogati per il maggior tempo possibile. Altrimenti, come farebbero molti ad attingervi a pine mani per altri scopi?
Invece, ecco l'esempio. Tangibile. Inquietante. Satanico. Di come le cose si possano fare, persino in brevissimo tempo. Quando se ne ha reale volontà.
Questo, è il vero, grande, incredibile scandalo sortito da un'ennesima tragedia italiana che, se magari non poteva essere prevista, avrebbe arrecato molti meno danni a persone e cose, nel caso in cui si fosse operato mantenendo integri i processi di messa in sicurezza e tenuto come prioritario il bene della Comunità.
Questo, è il vero scandalo del post sisma abruzzese.
In considerazione di questo esempio stupefacente di solerzia, rettitudine e precisione, tutto il resto appare ancor più critico. Non si può trovare ora una sola ragione per accettare che intanto, mente i Leader del mondo internazionale metteranno piede in terra abruzzese in ambienti altamente sofisticati sia per quanto riguarda i criteri di sicurezza sia per quanto riguarda il lusso, altri esseri umani continuano a vivere nel fango – letteralmente – inchiodati ancor più alla condizione di perdenti in un Sistema che premia sempre e comunque solo chi "conta".
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I commenti: | |||
Commento
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Commento di: emilia.urso | Ip:83.73.103.204 | Voto: 7 | Data 23/11/2024 01:43:15 |
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