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Italia: un Sistema che da molto tempo si basa sulle crisi.

Italia: un Sistema che da molto tempo si basa sulle crisi.
Autore: Emilia Urso Anfuso
Data: 29/06/2009

Quando si pensa alla gestione socio economica di una nazione, il pensiero di tutti i cittadini è rivolto immediatamente ad una serie lunghissima di esigenze e di relative risoluzioni, che i Governi sono chiamati a formulare. Si pensa che, una Società funzionale, sia quella in cui coabitino poche falle e molti punti a favore dei cittadini. Si immagina - in maniera molto utopica - ad una sorta di Paese degli angioletti, ove tutto scorra liscio e la qualità della vita del singolo sia al centro dell'attenzione da parte di chi amministra il Paese.

 

Nulla di più sbagliato. Per aberrante che possa sembrare, quasi ogni nazione fonda la propria economia sulle criticità del Paese, piuttosto che sulla risoluzione delle stesse. Ove appare una falla, il Sistema è pronto ad essere presente per la conseguente – eventuale – risoluzione. L'ingranaggio inizia a muoversi cigolando e da quel momento in poi, le argomentazioni che ne verranno, saranno il solo aspetto che delineerà una sorta di presa in considerazione della problematica del momento.

 

All'atto pratico però, nessuno avrà mai seriamente intenzione di risolverle, le problematiche. Perché è nel mistero degli affari occulti che incredibilmente, si cela la gestione socio economica di una nazione. Alcuni esempi. In Italia da anni, viviamo la triste situazione dei lavoratori precari. A monte di questa problematica socio economica, possiamo sicuramente individuare – fra le tante implicazioni – la famosa riforma Biagi. Volendo sintetizzare, la riforma fece intendere ai lavoratori che, con un ventaglio ampio di possibilità contrattuali, tutti avremmo trovato collocazione lavorativa. All'epoca, furono propagandate al massimo le agenzie interinali che, giunte nel nostro Paese molto dopo altre nazioni, avrebbero dovuto fare da trait d'union fra le imprese ed i lavoratori. La promessa di lavorare, seppur girando da una impresa all'altra trovando occupazione per brevi periodi, non fu confermata dalla realtà. All'atto pratico, le agenzie ad oggi sono solo una sorta di specchietto delle allodole che colloca molte meno persone di quanto veniva promesso. Inoltre, spesso alimentano quel sottobosco di lavori richiesti dalle imprese, addirittura per una sola giornata.

 

La realtà di quella riforma, non era quella di consentire maggiori possibilità lavorative ai cittadini, bensì quella di creare maggior supporto alle imprese, che con i famosi co.co.co e poi co.copro, si sono ritrovati nella condizione, da un lato di subire una minore pressione fiscali sugli stipendi, dall'altro di sfruttare i lavoratori con contratti atipici e di metterli fuori dalla porta - nel caso - senza troppe discussioni. La crisi del mercato del lavoro, ha così trovato ampio contenitore in questa riforma bizzarra, che se da un lato sembrava fare l'occhiolino ai precari in realtà lanciava un grande messaggio di possibilità alle imprese. Il risultato ora è sotto gli occhi di tutti. I precari hanno raggiunto percentuali da capogiro. Le imprese attingono al mercato dei lavoratori quel tanto che basta ad essere supportati a seconda del periodo. Poi, tutti a casa.

 

Perché lo Stato avrebbe da guadagnare su una cosa del genere, rispetto al voler realmente risolvere la problematica della collocazione al lavoro a livello nazionale? Perché è proprio trovarsi a gestire un grande numero di cittadini in condizione critica che fa si che si possano poi, in maniera spesso fittizia, stabilire ora finanziamenti ora ammortizzatori sociali che, realisticamente non vengono utilizzati e sviluppati per la motivazione per cui vengono propagandati, ma dove molti – imprese e partiti politici – possono trovare fonte economica cui attingere a piene mani.

 

In poche parole: nella criticità assoluta del precariato lo Stato non guadagnerebbe poi troppo se la maggior parte dei cittadini fossero lavoratori dipendenti con contratto a tempo indeterminato. Il gettito fiscale che ne trarrebbe è sicuramente di molto inferiore agli stanziamenti che vengono decisi di anno in anno per palesare la volontà di sostenere le fasce deboli ma che poi, nella realtà delle cose, non vengono impiegati per le stesse motivazioni.

 

Meglio quindi avere una nazione di precari, propagandare di volta in volta progetti e finanziamenti a sostegno, ed utilizzare nella pratica il denaro in altro modo.

 

Altro punto. L'economia. In questo caso, parlo dell'economia del privato cittadino. Perché la nazione non sortisce alcun effetto pratico per tentare di migliorare un po' le condizioni economiche di un terzo delle famiglie italiane che oggi vivono sulla soglia della povertà? Non dovrebbe cercare di attivarsi in maniera netta e decisa per agevolare l'esistenza del più povero?

 

Non è proprio così, e vi spiego perché. Se la normalità fosse che tutti, bene o male, riuscissimo a sbarcare il lunario, grazie ad un Sistema che consenta l'accesso al lavoro ed al credito, non si creerebbe quell'enorme Sistema rappresentato dai crediti dello Stato. Lo Stato Italiano in effetti, è costantemente in deficit anche grazie al fatto che, da un lato produce servizi ma dall'altro per varie ragioni non riesce a tenere bene sotto controllo la piccola e grande evasione fiscale. Ma la domanda è: non riesce o non vuole tenere sotto controllo?

 

Ancora una volta è bene riflettere. Le casse dello Stato, dovrebbero riempirsi con il denaro tratto dalle varie tasse, dirette ed indirette. Se tutti i cittadini italiani le pagassero, e se la gestione del Paese riuscisse a rientrare in parametri economici minori delle spese annuali che oggi deve affrontare (circa un miliardo e duecento milioni di euro) non subito ma nel medio termine, riusciremmo ad avere un bilancio se non attivo almeno in pari.

 

Perché quindi lo Stato non fa si, ad esempio, che la pressione fiscale sia più leggera e semplificata, in maniera da far pagare a tutti le tasse? Perché anche qui, il maggior guadagno si ha – anche – dagli interessi generati sulle tasse non pagate, che se pur verranno incamerate nel tempo, faranno ottenere maggiori entrate rispetto ad un sistema maggiormente equo e continuativo. Inoltre, nella bagarre dei bilanci comunali e regionali, in cui tutti rimettono dentro il calderone tasse già pagate o cadute in prescrizione al fine di palesare crediti in realtà inesistenti, di anno in anno si generano crediti che seppur fittizi, nella stragrande maggioranza dei casi i cittadini, per ignoranza o perché semplicemente viene aggredito dagli attacchi intimidatori di chi gestisce i recuperi del credito (vedi Equitalia s.p.a.) corrono a pagare.

 

E che dire dell'ormai annosa situazione del Mezzogiorno? Una buona metà della nazione, lasciata da sempre a se stessa. Nessuna proposta che si fondi su progetti poi realizzati. I FAS (Fondi per le Aree Sotto utilizzate) creati nel 2003, che già vengono riconosciuti come un ennesimo scandalo del nostro Paese: il Sud, non ha mai visto un centesimo ancora di questo fondo creato ad hoc. Mentre sono molte le somme sottratte ai FAS per tamponare altre criticità e situazioni, che nulla hanno a che fare col Mezzogiorno che, se tenuto sempre assoggettato come una sorta di territorio emarginato, continuerà a produrre non tanto sviluppo quanto nuove procedure, progetti e fondi…che andranno poi a finire verso altre direzioni.

 

C'è poi, il sistema Bancario. Che si fonda ormai da decenni non sul risparmiatore medio, ma piuttosto dal cliente strozzato, sia esso un privato cittadino che una media impresa che attinge ad un credito fittizio, reso da sconfinamenti che alla fine, sono il vero business di ogni banca. Ricordate che i migliori clienti, non sono  quelli che hanno copiosi depositi sul proprio conto corrente, bensì coloro che generano interessi su interessi sui debiti contratti con la propria banca. E' così che si guadagna, non certo ridando indietro denaro sui depositi. Ed i finanziamenti alle banche per l'accesso al credito che il Governo ultimamente ha stanziato per le piccole e medie imprese, ancor ora, seppur indirizati ai vari gruppi bancari, non hanno sortito alcuna agevolazione per la clientela: questi finanziamenti, li stanno utilizzando le stesse banche per sanare i propri bilanci.

 

Insomma, uno Stato che viaggi sui binari della giusta regolamentazione economica, produce meno economia di un Sistema che ai cittadini appare sbrindellato ma che, all'atto pratico genera maggiori afflussi economici nelle casse del Paese.

 

Bisogna ricordare come ogni evento critico nella nostra nazione abbia poi generato una serie di decreti e conseguenti emendamenti, all'interno del quale si palesano di volta in volta fondi e stanziamenti che, all'atto pratico non vanno a "curare" la criticità del momento.

 

Cosa fare? Essere informati innanzitutto, per giungere ad una serie di riflessioni che facciano ripensare il Sistema Paese prima di tutto ai cittadini. Per poi riconsiderare ogni azione intrapresa dai Governi ed andare a costituire gruppi di lavoro cittadini che possano verificare, controllare ed argomentare proposte eque per la cittadinanza da proporre ai vertici della nazione.

 

Iniziare questo processo non sarà facile. Ma rinunciarvi a priori è una minaccia troppo grande da lasciare in eredità alle generazioni che verranno.

 

 




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