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Solidarietà fra poveri: l’Italia versa otto milioni di dollari per gli indigenti del Myanmar

Solidarietà fra poveri: l’Italia versa otto milioni di dollari per gli indigenti del Myanmar
Autore: Emilia Urso Anfuso
Data: 01/06/2009

Sicuramente c'è da ribadire un concetto: c'è sempre chi sta peggio di noi. Per quanto ci si possa lamentare della condizone socio politica della nazione in cui si vive – cosa che accade da sempre a trecentosessanta gradi – c'è da dire che realisticamente esistono aree del pianeta ove la condizione umana perde totalmente i confini della dignità, e rientra in quella che a pieno titolo appare come persecuzione. Certo, i livelli della persecuzione stessa passano per una sorta di asta graduata che va dal concetto bistrattato di Democrazia a veri e propri regimi totalitaristi, che bloccano nazioni ed impongono stati di povertà, ignoranza e vessazioni continue alla popolazione e che rendono totalmente impossibile lo sviluppo dell'economia. Vedi il caso della ex Birmania - Myanmar dalla fine degli anni '80 - che di regime in regime, di colpo di Stato in colpo di Stato, è divenuta sede materiale e contenitore dei soprusi umani. Una sorta di vessillo aberrante che racchiude in se, tutti i parametri del Regime totalitarista.

 

Schiacciati da anni i diritti fondamentali dell'uomo, attraverso la persecuzione delle religioni non accettate, la privazione di qualsiasi forma di democrazia, l'uso della forza per sovvertire scelte di popolo condannato a subire le proprie scelte che divengono diaboliche: nessuna traccia di democrazia può sopravvivere se il potere è sempre e comunque in mano a chi prosegue a colpi di bastone. Non appare importante nemmeno la numericità. Poche persone, votate alle azioni di forza, producono più effetti di una intera popolazione votata alla pace ed alla libertà.

 

Aberrante eppure tragicamente vero. L'esempio concreto è quel famoso ottobre di circa venti anni fa, quando pur vincendo una elezione popolare col totale consenso degli elettori, la Lega Nazionale per la Democrazia fu spodestata con la forza, e tuti i componenti del partito furono messi agli arresti.

 

Fra i componenti, quella Aung San Suu Kyi, premio Nobel per la Pace, che da oltre tredici anni vive in condizione di arresto e fa parlare di se e del suo paese attraverso le pagine dei giornali internazionali e la voce di tanti personaggi politici che vorrebbero veder chiuso un lungo capitolo di storia che non fa bene a nessuno. Sia a chi subisce sia chi fa subire. La povertà assoluta è uno dei più pesanti risultati di questa guerra contro la libertà e la democrazia, che fiacca da sempre lo sviluppo economico e sociale del paese. Gli elementi della dittatura si esprimono sempre con le stesse metodiche e lo stesso pensiero. Gli aiuti umanitari, vanno a singhiozzo. Non si potrà far mai nulla di concreto finchè all'origine del male stesso, non si crei uno sbadiglio di apertura verso la negoziazione di parametri messi costantemente in discussione.

 

Il paese sta grattando oltre il fondo del pozzo scuro in cui è stato fatto precipitare. Nessuna possibilità di futuro. Ne di presente. Tutto appare come irraggiungibile e destinato persino a peggiorare. Fa riflettere quindi, il fatto che altre nazioni che dalla loro hanno criticità interne economiche e politiche, possano invece essere una sorta di zattera di salvataggio. Un baluardo flebile eppure importantissimo in uno stato sociale carente di qualsiasi possibilità di ripresa. La crisi economica, palesata a tutto tondo a livello internazionale, mostra le ferite di scelte ed accadimenti che rasentano spesso una sorta di follia che sgorga da una opinione di onnipotenza irrefrenabile. Tutto sembrava possibile, senza alcun tipo di contrtollo ed analisi preventiva. Il castello affondava le fondamenta nella sabbia, ma nessuno voleva pensarci, pur sapendolo. Anche questo, potrebbe essere letto come uno stato mondiale di regime. Ma pur con le tante criticità economiche che attualmente le nazioni maggiori stanno vivendo, tentando di metter qualche pezza a colori per non croillare a piccho e perdere totalmente il consenso degli elettori, si scopre che dal salvadanaio sbrecciato dei conti pubblici, si può sortire qualche cifra da mettere a disposizione delle aree del mondo più disagiate.

 

Persino l'Italia, che in un periodo storico che ha come protagonista una economia malsana e che miete le sue vittime interne fatte di una Massa che sta perdendo capacità di acquisto e sussistenza, può permettersi il bel gesto della solidarietà, che fiacca ancor più l'economia dei propri cittadini ma probabilmente, fa aggiungere qualche punto all'immagine della nazione nei suoi scambi internazionali. Questa Italia che risparmia da sempre sulle spese più importanti, come le infrastrutture. Questa Italia che viaggia da anni ed anni nelle acque contorte del debito pubblico che si gonfia enormemente di minuto in minuto. Questa Italia che non riesce a reggere le necessità dei cittadini, ne in ordine dei economia, ne per la sicurezza di vedersi riconoscere i diritti fondamentali di sussistenza, ad esempio attraverso la garanzia del Lavoro. Insomma, questa Italia che parla e fa parlare di se per sostegni economici che non metteranno mai pace negli animi di chi ne abbisogna, mette prontamente mani al portafogli – pubblico – e versa la bella cifra di otto milioni di dollari per il sotegno dei pescatori e dei contadini del Maynmar. La decisione, di per se, è sicuramente nobile.

 

Lo diviene meno, se pensiamo per un attimo al solo comparto dei pescaori nostrani, che vedono il loro lavoro perdersi nell'oceano dei tagli e delle normatiche che invece di sviluppare, bloccano un comparto importante per l'economia italiana. E se si riflette sulle tante necessità interne della nostra nazione, fra infrastrutture in decadimento, comparto istruzione pubblica messo in castigo da riforme e tagli, pensioni da fame e scarso sostegno alle famiglie indigenti. Insomma: sembra che se si tratta di far del bene ad altri, l'Italia esce vincitrice nella gara della solidarietà. Se invece la solidarietà deve concretizzarsi nei confronti della cittadinanza, ecco apparire una serie interminabile di dinieghi, immediataente confortati da motivazioni che eludono in ogni modo una qualsiasi speranza di vedersi riconoscere il diritto a migliorare la propria condizione economica.

 

Otto milioni di dollari per consentire ad altri, in condizioni sicuramente peggiori delle nostre, a ritrovare una forma di indipendenza all'attuale regime che non permette a nessuno di orientarsi verso qualche speranza. Un accordo firmato con la FAO per dare ossigeno ad una popolazione distrutta in ogni parte della propria esistenza. Un progetto che consentirà a più di 250.00 familgie, nei prossimio tre anni, di potersi scollare dalla condizione di assoluta dipendenza dal regime, ed attuare una prima piccola riforma ad un Sistema che tutto toglie e nulla garantisce.

 

Cosa ne penseranno di questa azione di solidarietà verso l'esterno i nostri pescatori affamati di lavoro? E le famiglie private della condizione di sopravvivere dignitosamente e persino rese orfane della capacità di acquisto prevista da una strategia che da sempre tende al Consumismo sfrenato ed oggi contraddice se stessa, non permettendo alla Massa di consumare?

 

Forse gradiranno poter pensare, che i fondi a loro destinati e mai versati, saranno un obolo da versare per sentirsi un po' meno indigenti. Una dignità riconquistata a suon di immagine e che farà sentire un po' più ricchi – almeno nell'anima – i poveri nostrani, che si consoleranno per aver contribuito alla rinascita della dignità altrui.




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