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Dal 2008 al 2019 il prelievo è aumentato per i redditi medio-alti e sceso per quelli medio-bassi. Oggi un dirigente in Italia ha una retribuzione lorda media pari a 6,7 volte quella di un operaio, ma guardando al netto siamo scesi dal 4,9 del 2008 al 4,4 del 2019. Manageritalia invita il Governo a considerare questi dati in vista dell’imminente riforma dell’Irpef per smettere di colpire sempre “i soliti noti”. Se necessario, oltre a puntare a taglio della spesa e recupero dell’evasione, i soldi vanno presi altrove.
Redditi da lavoro e pressione fiscale. Un tema attualmente al centro dell’agenda politica sul quale bisogna agire considerando che è già in atto ed evidente una riduzione della forbice tra i redditi da lavoro. Riduzione in gran parte avvenuta non solo grazie al positivo taglio del prelievo agli stipendi medio-bassi ma anche a causa dell’aumento delle imposte su quelli medio-alti.
Nel periodo che va dal 2008 al 2019, il prelievo (Irpef + addizionali) è aumentato per i dirigenti (retribuzione annua lorda media 100mila euro) e per i quadri (54mila €) rispettivamente del +2,3 e +2,5% ed è diminuito per gli impiegati (31mila €) e gli operai (25mila €) del -20,7 e -47,95%. L’incidenza di Irpef e addizionali sulla retribuzione imponibile, cioè l’aliquota media, è passata dal 2008 al 2019 dal 38 al 38,9% per i dirigenti, dal 32,2 al 33% per i quadri, dal 20,9 al 16,6% per gli impiegati e dal 15,7 all’8,2% per gli operai.
Nel periodo in esame, la forbice tra la retribuzione media annua lorda di un dirigente e quella di un operaio è restata pari a 6,7 volte, ma quella calcolata sulla retribuzione netta si è abbassata da 4,9 volte del 2008 a 4,4 volte del 2019. Oltre al travisato aumento delle diseguaglianze, che di fatto riguarda in alto uno sparuto gruppetto di persone e nel caso i patrimoni, c’è e reale in Italia un progressivo impoverimento della cosiddetta “classe media”, cioè di quel ceto produttivo composto da professionisti, manager, insegnanti, impiegati, piccoli imprenditori, che ha rappresentato storicamente il fulcro della democrazia rappresentativa e della crescita inclusiva.
Lo confermano, oltre ai dati già esposti anche, i risultati delle indagini condotte dalla Banca d’Italia nel periodo 2002-2016, da cui emerge che le retribuzioni nette di dirigenti pubblici e privati, di quadri e impiegati direttivi si sono accresciute del 26% a prezzi correnti, cioè ad un tasso più contenuto di quello stimato per il complesso dei lavoratori dipendenti (+32%).
E' urgente la realizzazione di una riforma della fiscalità e in particolare dei meccanismi di progressione delle aliquote Irpef deve quindi andare nel segno della semplificazione e della giusta progressività, per rendere il sistema più giusto, efficiente, equo e coerente con i principi di solidarietà e di uguaglianza. In questo senso – per tutti, ma soprattutto per chi già paga tanto e troppo, oltre a non andare oltre una soglia già eccessiva – serve dare messaggi sul fronte della riduzione della spesa e del recupero dell’evasione e prevedere di reperire eventuali ulteriori risorse non sui redditi da lavoro, ma altrove.
“L’obiettivo ultimo del legislatore – ricorda Guido Carella presidente di Manageritalia – deve essere quello, in primis, di tutelare le categorie meno abbienti senza colpire, va sottolineato, i redditi da lavoro medio-alti già tartassati. Non ci stancheremo mai di dire che non si può far pagare sempre e sempre di più alle stesse categorie”. “Soprattutto – chiude Carella – occorre pensare ad innescare una vera e strutturale crescita dell’economia, senza la quale i redditi resteranno sempre al palo o scenderanno e ogni anno si ripresenterà il problema e “lo spettro” di una spesa pubblica difficilmente sostenibile e di una pressione fiscale elevata e concentrata su pochi cittadini, con il rischio di compromettere la tenuta complessiva del welfare state”.
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I commenti: | |||
Commento
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Commento di: emilia.urso | Ip:83.73.103.204 | Voto: 7 | Data 22/11/2024 22:45:06 |
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