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Coronavirus e altre considerazioni

Coronavirus e altre considerazioni
Autore: Editoriale del Direttore - Emilia Urso Anfuso
Data: 13/02/2020

Il coronavirus, dopo aver aggredito i cittadini di mezzo pianeta, più che altro a suon di misure precauzionali e stampa internazionale, che – come ha egregiamente sintetizzato pochi giorni fa Mattia Feltri in un tweet scrivendo: Fighi noi dei giornali che facciamo dieci pagine sul #coronarvirus e la decima la titoliamo “Psicosi– ha contribuito ad alimentare la psicosi a 360°.

L’arrivo del festival di Sanremo è stato il vaccino contro una pandemia che, almeno da noi, esiste solo nella mente di molti cittadini.

Di recente ho parlato al telefono col l’economista Alberto Forchielli, che mi ha telefonato dalla Cina dove vive per lunghi periodi, e abbiamo tratto da questa lunga conversazione l’intervista che è stata pubblicata su Libero: ecco l’immagine integrale

 

Cos’è accaduto? Di chi è la colpa? Quanti sono i casi accertati reali? Perché il sindaco di Wuhan ha dato l’allarme con circa un mese di ritardo? Domande a cui non è facile dare risposta. Nel frattempo il governo italiano si è attivato alla grande, manco stesse per arrivare l’invasione extraterrestre : scansione della temperatura negli aeroporti – non so a cosa serva misurare la temperatura a tutti, dal momento che persone come me hanno una temperatura normale di circa 37° – blocco dei voli, dichiarazioni televisive da brividi e tutto l’armamentario tipico di quando, innanzitutto, si vogliono mostrare i muscoli.

Un gruppo di italiani residenti a Wuhan sono rientrati e subito posti in isolamento – 14 giorni sono isolamento e non quarantena – poi si è deciso di protrarne il periodo. Due ricoverati allo Spallanzani, le cui condizioni si alternano secondo le dichiarazioni del giorno: “Stanno male, stanno bene, stanno male, stanno così così”...

In Cina, nel frattempo, mentre dalle nostre parti si spendono energie per dimostrare al mondo che a livello di messa in sicurezza degli italici confini non abbiamo nulla da invidiare a nessuno, hanno costruito un paio di strutture ospedaliere, nulla di fantascientifico sia chiaro, ma lo hanno fatto in meno di una settimana, e attualmente vi alberga un buon numero di cinesi presumibilmente affetti dal coronavirus.

Il mondo ovviamente non si è fermato, e la politica fa il suo corso, anche se all’italiano medio, affetto da patologia psichica riconducibile alla multipersonalità, preso da riflessioni da esimio virologo, interessava meno di un fico secco, anche se la gravità di quanto sta per arrivargli addosso è di certo peggiore della mera possibilità di beccarsi un malanno polmonare transitato per via aerea, o per mare, dalla Cina all’Italia.

Il Conte bis è a caccia di soldi. Servono 15 miliardi, da trovare in tutta fretta per avviare la riforma fiscale tanto propagandata, e che dovrebbe portare – secondo le ipotesi non avallate dai fatti – all’agognata semplificazione. Niente di spettacolare, almeno per quanto ne sappiamo fino a oggi. Si tratterebbe di ridurre gli scaglioni reddituali da 5 a 3, copiando il modello tedesco da cui copiamo un mucchio di cose, le peggiori, come il reddito di cittadinanza.

Non sarà facile trovare le coperture però, e ai controlli sempre più serrati in tema di evasione fiscale contro i piccoli contribuenti, già si parla di nuove e più potenti misure.

Cosa voglio intendere con tutto quanto ho scritto? Semplice: stiamo assistendo alle prime prove generali della storia dell’umanità per ciò che riguarda il blocco dei confini e a livello internazionale. La paura di ammalarsi e morire fa un effetto tale che, se un giorno dovessero decidere di bloccare tutti, saprebbero come fare.

Il collega Antonio Polito, stamane su Twitter, ha scritto questo tweet che dovrebbe essere memorizzato da tutti: Da Chernobyl derivò la politica della trasparenza (glasnost) ; dal coronavirus deriverà la politica del controllo facciale (Orwell): nulla di più reale.

Nel frattempo in Cina si ammalano a grappoli, ma sanno che è un male curabile, e che starsene a casa qualche giorno può contribuire a non diffondere ulteriormente il virus, mentre i ricercatori lavorano per sviluppare vaccini e cure migliori.

In Italia, invece, andrebbe curato il sistema paese, che è in stato di premorienza, malato di ambizione politica e corruzione, analfabetismo funzionale condito dall’incapacità di osservare le cose in maniera globale ma con un po’ di distacco. Nessuno pensa al rilancio economico del paese, nessuno si allarma per le condizioni economiche delle famiglie italiane.

Dal coronavirus mi auguro almeno che si giunga, collettivamente, a un risultato: che tutti imparino a lavarsi, e non solo le mani.

Da Babilonia, almeno per ora, è tutto. Statemi bene.




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