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Ventiquattro ore di connessione continua. In contatto diretto con una sfilza di amici o pseudo tali. Chattando, commentando e postando contenuti. Ecco la visione reale dei nostri giorni sul web: il 2.0, prossimo a breve 3.0.
Connessi 24 ore su 24. Con gli amici. Con i conoscenti. Con i colleghi. Con gli estranei, che entrano nella tua vita con un click. Persone cui regali le tue idee, i pensieri, le emozioni, le paure. Il ricordo di un giorno immortalato su una foto. Le risate. Il fenomeno del Network è in atto già da tempo. In cima alla montagna dello sviluppo informatico, il più noto di tutti: "Facebook", con i suoi 180 milioni di utenti sparsi per il mondo.
Persino chi non avrebbe mai pensato di farne parte, pian piano lascia le ultime remore e si iscrive.
Giornate passate sul monitor. Fra una mail di lavoro e la posta del network da leggere. Fra una telefonata ed una riunione, e la partecipazione ad uno delle migliaia di gruppi che quotidianamente affollano questa bagarre dei nostri giorni. Un fenomeno da vivere. Su cui riflettere. Che fa riflettere. Milioni di persone di varia identità, colore della pelle, credo politico e religioso, accomunati tutti su un'unica piattaforma. Che taglia i confini del tempo e delle distanze. Che, in un momento storico in cui la diversità è vissuta come impedimento, apre le porte alla condivisione globale. Un successo. Un punto di riferimento. Uno stimolo a tante idee e riflessioni. Un'enorme contenitore multimediale, che accorpa in se tutto lo scibile informatico e non. si affida la propria faccia, il proprio nome, le informazioni personali ad una pagina, lanciata poi nei canali oscuri della Rete. Rete che impiglia senza toccare. Che imprigiona, senza scomporre palesemente l'esistenza. Ma ecco che una tempesta appare, nel languido navigare della Rete. Un urlo si spande ed è terrore.
Per tutti. Facebookiani e meno. E' di queste ore infatti, la notizia - confermata, poi smentita, poi riconfermata con eccezioni - che Facebook, senza preventivamente avvisare i propri utenti, abbia cambiato alcune righe presenti sul contratto di adesione al servizio, che tutti si deve accettare, pena la non possibilità di iscrizione al network. Che tutti accettiamo, senza mai leggere una sola parola del contenuto di questi documenti, che sempre più tutelano, non la privacy degli utenti, bensì gli interessi dei titolari di questa o quella piattaforma. Ma nel caso di Facebook, questo "cambio di un paio di righe nel contratto di adesione" sta prendendo una piega allarmante. Su FB, gli utenti possono aprire un profilo proprio, immettere una serie infinita di informazioni su se stessi e poi, usufruire di una serie notevole di servizi: pubblicazione di testi, fotografie, video - propri o presi dalla Rete - poter chattare, inviarsi mail... divertente ed efficace. E' ciò che ne ha decretato il successo. Il problema, nato da poco, sorge da quando appunto è iniziata a circolare la notizia - riportata anche dal Sole24 Ore - che avverte come il colossale network, con un abile azione di correzione, abbia immesso nel contratto, la clausola attraverso il quale, ogni utente dal momento in cui si registra a FB, "cede i diritti di ogni contenuto pubblicato, per fini e scopi che il network può decidere senza avvertire preventivamente".
In un post di uno dei dirigenti di Facebook, pubblicato sul blog del network, non si assicura nulla, ne si smentisce: si viaggia sulle troppe versioni che il Web offre, non essendo possibile - fino ad ora - una azione di maggior controllo sulla diffusione quotidiana da parte di milioni di utenti nel mondo, di materiale di ogni tipo. In pratica, non è chiaro se si possa urlare all'abuso o meno. La stessa Legge 196/2003 deputata alla protezione della privacy e dei dati personali, non conforta radicalmente questo dubbio. il problema è da identificare, non tanto nell'utilizzo dei dati anagrafici, che in qualsiasi momento possono essere ritirati dall'utente iscritto, quanto ai contenuti di vario genere pubblicati sul network dagli utenti. Contenuti che spesso sono veri articolo giornalistici. Fotografie di autore. Vignette di professionisti. Se Facebook potrà davvero arrogarsi il diritto inalienabile di poter utilizzare i contenuti dei propri utenti a proprio ed insindacabile giudizio, cosa ne sarà del Diritto d'Autore, della proprietà intellettuale? Sono molti i professionisti della Comunicazione che oggi hanno un proprio profilo su Facebook. E' possibile immaginare che materiale professionalmente valido possa essere gestito per scopi sconosciuti? Possono i titolari di FB arrivare ove nessun Governo è ancora riuscito a giungere? Riusciranno ad appropriarsi di miliardi e miliardi di preziosissimi contenuti che potranno, non solo essere rivenduti ad altri, ma utilizzabili per mirare meglio campagne pubblicitarie, applicativi di prossimo sviluppo e tutto ciò che la mente forse, ancora non ci porta ad immaginare. Questa notizia, come è comprensibile, ha agitato gli animi di molti utenti del meganetwork che ora riflettono sul da farsi. Immediata la costituzione di un gruppo dedicato a questa tematica: nonostante tutto, Facebook rimane punto di riferimento, salotto di incontro, camera virtuale per il dialogo. Nel frattempo, Microsoft e Google, contano quante quote potranno comprare di questo fenomeno, nato dalla mente di due ragazzini che volevano "soltanto" restare in contatto con i propri compagni di scuola. E che probabilmente, non immaginavano nemmeno all'inizio, su cosa stavano mettendo le mani... Cose che capitano, in una Società fondata sulla virtualizzazione di ogni componente del nostro vivere quotidiano. Click! |
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I commenti: | |||
Commento
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Commento di: emilia.urso | Ip:83.73.103.204 | Voto: 7 | Data 21/11/2024 17:31:28 |
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