Sei nella sezione Mondo   -> Categoria:  Cronaca dal Mondo  
L'insostenibile costo dei resi post vendita: è boom negli USA

L'insostenibile costo dei resi post vendita: è boom negli USA
Autore: Matteo Gavioli - Redazione Esteri
Data: 27/11/2019

Ordinare, provare, rendere: è questo il circolo vizioso che sta intrappolando l’economia e soffocando il Pianeta. La possibilità di poter restituire un vestito o un oggetto comprato online è, oggi, uno dei principali elementi che influenzano l’acquisto, tanto che secondo uno studio pubblicato su The Journal of Marketing, le aziende che offrono resi gratis aumentano le proprie vendite del 457%. Ed è così che, di conseguenza, il numero dei resi sta crescendo esponenzialmente, costringendo alcuni marchi a limitarne le richieste per evitare danni e perdite. Come evidenziato da un report di Appriss Retail, lo scorso anno negli Stati Uniti il loro valore è stato di 369 miliardi di dollari, pari al 10% delle vendite. Una cifra destinata ad aumentare se non si interviene: come riporta GreenBizl’anno prossimo negli USA il valore dei resi toccherà la cifra record di 550 miliardi di dollari, segnando un +75% rispetto al 2016. Ma in che modo i resi minacciano la salute del Pianeta? Innanzitutto, come rivela il New York Timesil trasporto si piazza al primo posto tra le principali fonti di gas serra nell’atmosfera, un primato recentemente raggiunto dopo aver superato le centrali di energia. A questo si aggiunge la produzione record di imballaggi che genera grandi quantità di rifiuti che stanno mettendo in ginocchio le città.

 

“Il fashion renting può rivelarsi particolarmente utile per ridurre il numero dei resi, contribuendo alla salute dell’ambiente – spiega Caterina Maestro, fondatrice di DressYouCan – Con il noleggio, infatti, è possibile ottimizzare il consumo rendendolo sostenibile, indossando abiti sempre nuovi senza alimentare gli sprechi tipici del fast fashionMeno acquisti e più noleggio: con DressYouCan è possibile sfoggiare capi d’alta moda, senza comprare vestiti che, probabilmente, non verrebbero utilizzati mai più. Inoltre, il fashion renting è candidato a diventare un prezioso alleato di brand e stilisti poiché noleggiare i fondi di magazzino potrebbe rivelarsi la soluzione per diminuire il volume dei rifiuti tessili, un grave problema per l’ambiente dal momento che solo l'1% viene veramente riciclato”.

 

Tra gli effetti collaterali dei resi non va inoltre dimenticato il packaging, con l’enorme quantità di scatole di cartone e involucri di plastica che vengono generati nel processo di restituzione: secondo quanto calcolato dalla rivista statunitense Fast Company, ogni anno negli Stati Uniti vengono spediti 165 miliardi di pacchi, un numero consistente che si traduce nell’abbattimento di 1 miliardo di alberi. L’aumento degli imballaggi sta diventando un problema anche per le città, costrette a far fronte a quantità sempre maggiori di rifiuti, una situazione che ha già costretto l’amministrazione di San Francisco ad aumentare la tassa dei rifiuti. Inoltre, come segnala il rapporto di Forter Fraud Attack Index le frodi legate ai resi costano ai retailer più di 15,3 miliardi di euro l’anno. Una questione che riguarda soprattutto i rivenditori che offrono resi in negozio: grazie alle facili opzioni di ritiro, i truffatori prendono le informazioni personali degli acquirenti, ordinano i prodotti e se ne appropriano.

 

Come evidenziato da The Business of Fashion, tra le cause che spingono i consumatori a rendere la merce acquistata, rientra il fatto che le misure spesso non sono calcolate in modo accurato e, una volta ricevuto il capo, i clienti si accorgono che la taglia non corrisponde affatto a quella desiderata. Ma non solo, secondo la rivista Women’s Wear Daily, esistono dei veri e propri serial returner:

 

1)    Il compulsive shopper: non può fare a meno di acquistare grandi quantità di vestiti, un po’ come Rebecca Bloomwood, la protagonista del film “I love shopping”. Tuttavia, una volta ricevuta la merce ordinata, tende a sentirsi in colpa e restituire i capi acquistati. Il fashion renting può aiutarlo, soddisfacendo sfizi e capricci senza sprechi e senza spendere cifre da capogiro.

 

2)    Il wardrober: acquista un capo con l’intenzione di indossarlo per una serata e restituirlo l’indomani. Secondo The Guardian, nel Regno Unito 1 consumatore su 5 fa wardrobing e il fenomeno costa 1,7 miliardi di euro. Anche in soccorso dei wardrober, arriva il noleggio, che nasce proprio per evitare di acquistare vestiti che difficilmente sarebbero riutilizzati.

 

3)    Il social media wardrober: acquista un outfit solo per sfoggiarlo sui social, perché si sa, ogni giorno occorre un nuovo #OOTD (outfit of the day). Grazie al fashion renting, si diffonde il pay-per-use, andando a soddisfare le esigenze di tutti quei consumatori che comprano abbigliamento a puro scopo di uso e consumo anziché di possesso.

 

4)    Il bracketer: compra diverse taglie o colori dello stesso capo, riservandosi poi il diritto di provare il tutto una volta ricevuto l’acquisto e tenere solo la versione che gli sta meglio. Un problema a cui far fronte noleggiando un vestito su DressYouCan dal momento che i piccoli lavori sartoriali sono inclusi nel prezzo

 

Ridurre i resi significa anche porre un freno al fast fashion, un’industria che emette il 5% delle emissioni globali di CO2 e crea in 48 ore ciò che, anche con le più avanzate tecnologie, occorrerebbe 12 anni per riciclare. La soluzione potrebbe essere più vicina di quanto si pensi però: d’accordo con uno studio riportato da The Telegraph, il valore dell’usato dovrebbe, infatti, superare quello del fast fashion entro il 2028. Il resale guadagnerà sempre più spazio e, soprattutto, tra i consumatori alto spendenti, che oggi rappresentano il 12% dell’audience e sono pronti a raddoppiare le proprie spese nei prossimi 5 anni.

 

 

 




Cosa ne pensi?
Login
Inserisci il tuo username e la tua password per loggarti.
Username:


Password:

Remember me:

Non sei ancora iscritto?
Diventa subito uno sComunicato!

Dimenticata la password?
Clicca qui



aaaa

Per commentare l'articolo occorre essere loggati e rispettare la netiquette del sito.


Se sei registrato effettua il login dal box qui a sinistra.

Se ancora non sei registrato fallo cliccando qui
I commenti:

Commento 1)
La redazione ed il direttore hanno piacere di rispondere ai commenti dei nostri lettori. Facci sapere cosa ne pensi dell'articolo. La tua opinione è per noi importante.

Commento di: emilia.urso Ip:83.73.103.204 Voto: 7 Data 22/11/2024 23:06:01

Sei iscritto su Facebook, Twitter o G+?
Commenta e condividi l'articolo direttamente.

Login
Inserisci il tuo username e la tua password per loggarti.

Username:


Password:

Remember me:

Non sei ancora iscritto?
Diventa subito uno sComunicato!

Dimenticata la password?
Clicca qui

 
Iscrizione newsletter
Inserisci il tuo indirizzo email

Vuoi cancellarti?
Clicca qui
 
 
Search
Ricerca articolo
Ricerca
Dove
Da data
A Data:
Tipo ricerca:
Almeno una parola

Tutte le parole
 
 
Petizioni
Facciamo sentire la nostra voce
Dimettiamoci dalla carica di Cittadini Italiani

Cos'è uno Stato senza i cittadini? Nulla. Cosa sono i cittadini senza lo Stato? La risposta la conosciamo tutti, perchè lo Stato italiano palesemente, sta lasciando alla deriva la motivazione fondamentale della sua stessa esistenz



Data:10/08/2013
Categoria:Politica e Governo
Obbiettivo:50000 firme

 
Correlati in Cronaca dal Mondo

Autore: Redazione Esteri
Data: 27/05/2020
Traffico di droga: le società fantasma dei cartelli messicani

La rete più articolata, e che riguarda uno degli importi più elevati da record, è stata scoperta dall'Unità di informazione finanziaria (FIU) del Tesoro nel 2014.

Leggi l'articolo

Autore: Redazione Esteri
Data: 14/05/2020
Afghanistan: attacco a un reparto maternità di Kabul

I primi momenti della vita di un neonato dovrebbero trascorrere tra le braccia di sua madre, non in un ospedale in fiamme con proiettili e bombe che piovono...

Leggi l'articolo

Autore: Redazione Cronaca
Data: 08/05/2020
Allarme Interpol: droga consegnata domicilio con il cibo

Le organizzazioni criminali stanno ricorrendo ai servizi di consegna di cibo per trasportare la droga e altre sostanze illecite, mentre i Paesi sono in preda al lockdown a causa della pandemia globale di Covid-19. 

Leggi l'articolo

Autore: Di Luca De Rossi - Redazione Esteri
Data: 07/05/2020
Coronavirus: in Olanda aumenta l'uso di cannabis a causa dell'isolamento forzato

Il consumo di cannabis in Olanda e’ aumentato durante la crisi causata dall’avvento del coronavirus.

Leggi l'articolo
GERENZA: Gli Scomunicati - L'informazione per chi non ha paura e chi ne ha troppa - PluriSet timanale nazionale - Reg. Tribunale di Roma N° 3 del 21 Gennaio 2014
Testata ideata e diretta da Emilia Urso Anfuso. Note legali.  Per informazioni commerciali e per entrare in contatto con la redazione potete chiamare lo 06 92938726 (Tel. e Fax) -