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Diritti umani: cosa è cambiato in 60 anni?

Diritti umani: cosa è cambiato in 60 anni?
Autore: Emilia Urso Anfuso
Data: 20/11/2008

Il 10 dicembre prossimo, si festeggerà il 60° anniversario dalla proclamazione della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani.

Stilata nel 1948 ed approvata dall'Assemblea Generale delle Nazioni Unite, la dichiarazione ha al suo interno una lunga lista di elementi che tendono tutti alla totale livellazione degli esseri umani e dei loro diritti inalienabili quali – come si legge al punto uno – quelli fondamentali della Libertà e Dignità oltre al diritto anch'esso inalienabile, alla non discriminazione in qualsiasi ambito dell'Esistenza umana.

La Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, non fa differenza alcuna fra le genti e fra i popoli. Non discrimina per colore di pelle o credo politico. Basa le sue fondamenta, sul concetto di pari dignità e libertà di esistenza ed espressione, per ogni singolo abitante della Terra.

Il concetto è sorprendentemente semplice nella sua accezione più pura: a singolo Essere Umano, corrisponde il Diritto di esistere dignitosamente. Punto. Null'altro, per riassumere in maniera sintetica i 30 articoli che compongono la dichiarazione stessa.

Dignità. Non discriminazione. Uguaglianza. Un progetto grandioso di riconoscimento universale dell'Essere. Pari l'uno all'altro. Uniti all'estremo per il solo fatto di essere parte ognuno della stessa grande famiglia: quella degli esseri Umani.

Non più discriminazioni per il colore della pelle. Per il credo religioso. Per il pensiero politico. Per la condizione personale di povertà o ricchezza. Per il subire disabilità e diversità morfologiche, tali da rendere irriconoscibili le persone non conformi ad uno status esteriore ritenuto "accettabile" perché equiparato alla norma.

Uguali. Tutti. Uniti. Tutti.

Ma se già nel 1948, si rese necessario stilare queste trenta regole di sana e dignitosa partecipazione ed uguaglianza sociale, considerando i periodi bui delle persecuzioni etniche di vario genere perseguite fino ad allora, era tristemente immaginabile che questa dichiarazione di intenti, non avrebbe trovato ampia collocazione nella società dello sviluppo del dopoguerra.

A sessanta anni dalla proclamazione infatti, ci si ritrova con una eredità amara, fatta di diritti sempre più negati, di libertà sempre più represse, dagli stessi identici esseri umani che ritengono di avere dalla loro  un potere super partes che li rende padroni di altre vite umane e del loro destino.

Nulla è cambiato dall'auspicato progetto iniziale di una umanità unificata, libera e non discriminata.

Quasi a voler cancellare la temuta possibilità – da parte delle grandi potenze mondiali – di perdere il controllo delle masse. Di non poter più essere attori unici delle grandi espressioni di Potere che da sempre, passano attraverso il giogo subito dai popoli. Il Potere cresce fra le trame della discriminazione, dell'impoverimento delle nazioni e dall'assoggettare totalmente le genti ai dettami di chi comanda, allo scopo di rendere sempre più deboli le richieste dei più.

Ed ecco quindi, che ciò che unitariamente fra le maggiori nazioni fu deciso e riportato nella carta dei Diritti Umani, in maniera automatica e globale, non trovò adempimento nella realtà.

In effetti: quale potere, di qualsivoglia nazionalità e credo politico, lascerebbe libertà e dignità totale alla Massa, consapevole che questa condizione, renderebbe inefficace qualsiasi controllo e gestione degli eventi sociali?

Se ci pensiamo, i regimi dittatoriali di qualsiasi epoca e natura, si basano infatti, sul totale assoggettare le Masse. La deprivazione della libertà e della dignità, sono parte integrante dei regimi dittatoriali stessi.

Un Popolo, se reso libero, sfonda i muri del controllo e della gestione da parte di chi li governa: questo è il pensiero onnipresente di chi comanda.

E come si poteva credere che si lasciasse vivere l'umanità intera senza che essa fosse gestita e controllata da chi decide le sorti del pianeta, anche e soprattutto, a questa forma seppur minima di dittatura?

Le genti continuano a nascere, crescere operare.

Quotidianamente subiscono questa o quella discriminazione. Vanno avanti, nel percorso della propria vita. Spesso senza nemmeno accorgersi di esser discriminati o privati di libertà che non sanno nemmeno immaginare.

Il Potere cresce, al ritmo della privazione costante di qualsiasi forma di espressione, libertà di esistere e di scegliere.

Il Mondo intero, ormai compresso nella morsa della rassegnazione al non riconoscimento della propria unicità e libertà, cammina nel percorso deciso da chi dimentica volutamente diritti inalienabili eppure costantemente negati, ed ormai tragicamente palesati, quasi a voler declamare a gran voce la propria potenza ed assoluta possibilità di prevaricazione.

C'è soluzione a queste dinamiche perverse che dominano l'universo umano da sempre?

Forse. Non togliendo mai l'attenzione da qualsiasi atto, evento, fatto e misfatto che platealmente rappresenti una consistente privazione della libertà e dignità umana.
 
E combattendo costantemente ogni evento, fatto e misfatto, con la forza, l'energia e l'assoluta convinzione, che si possa ribaltare anche il Potere più grande e di conseguenza spaventoso, con un urlo di rivolta comune e che accomuni le genti di colore, pensiero e condizione diversi all'unico scopo di ritrovare il giusto equilibrio umano e sociale.

 




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