|
|
|
Sei nella sezione Il Direttore   -> Categoria:  Editoriali
|
Greta Thunberg sta provocando una serie di effetti a catena, quasi simili a quelli di cui parla ormai nelle sale convegni di mezzo mondo, e pur essendo reazioni di entità minore rispetto alle catastrofi climatiche, e ambientali, di cui sono infarciti gli appelli che legge in faccia ai potenti del mondo, sono comunque effetti a catena che è meglio arrestare subito perché si sa: se si attende troppo prima di risolvere un problema, questo s’incancrenisce e diviene irrisolvibile. Greta Thunberg sta provocando una serie di effetti a catena, quasi simili a quelli di cui parla ormai nelle sale convegni di mezzo mondo, e pur essendo reazioni di entità minore rispetto alle catastrofi climatiche, e ambientali, di cui sono infarciti gli appelli che legge in faccia ai potenti del mondo, sono comunque effetti a catena che è meglio arrestare subito perché si sa: se si attende troppo prima di risolvere un problema, questo s’incancrenisce e diviene irrisolvibile. Uno di essi è sotto gli occhi di noi poveri italiani, costretti ormai non solo a vivere in un sistema paradossale – beata te, Greta, che sei nata e vivi in Svezia! – ma anche a dover sopportare gli effetti di tutto ciò che arriva nelle nostre città, divenute ormai contenitori non solo di mala amministrazione locale – vedi Roma o altri comuni – manifestazioni di dissenso comprese. Per carità: è facoltà, e diritto, del popolo di manifestare dissenso. Un vero regime democratico lo pretende. Ci sarebbero però da fare considerazioni e riflessioni approfondite su questo criterio, dal momento che in un paese come il nostro, le manifestazioni civili sono persino state regolamentate – erano i tempi di un governo Berlusconi e Brunetta pose la propria firma in calce alla legge in questione – al fine di non permettere troppa libertà di dissenso popolare, ma solo se si tratta di metalmeccanici, impiegati pubblici e privati, contribuenti ridotti alla canna del gas, insegnanti perennemente senza un ruolo certo e così via. Se, invece, la manifestazione di piazza scaturisce da un movimento creatosi naturalmente dal personaggio che, ormai a livello mondiale, tiene tutti col fiato sospeso per le parole ricche di indignazione sulla situazione climatica e ambientale, allora no: il dissenso non solo è permesso, quanto sostenuto da chi governa la nazione. Lo scorso Venerdì 27 Settembre, sono ricominciati i Friday For Future, le grande manifestazioni lanciate da Greta Thunberg per chiedere interventi urgenti per salvaguardare il pianeta terra e bloccare l’emissione di CO2, allo scopo di non rischiare aumenti incontrollati della temperatura globale. A Roma sembra che a parteciparvi siano stati in circa 200.000. Ognuno partecipa alla manifestazione di dissenso che preferisce e su questo non ci piove. Ma una cosa va detta: nel caso dell’Italia, paese in cui ormai si vive più che altro in una Repubblica a regime anarchico anziché democratico, dove ogni cosa assurda è possibile, in special modo se atta ad abbattere diritti civili, economia delle famiglie, diritto alla sanità, alla cultura e all’istruzione, tutto serve tranne che un novello Ministro dell’istruzione –il grillino Lorenzo Fioramonti, sì quello della tassa sulle merendine – che a sostegno delle manifestazioni pro-clima, permetta agli studenti di gabbare la scuola. «Sono contento di fare il ministro in un’epoca in cui di tanto in tanto gli studenti il venerdì non vanno a scuola per scioperare per il clima» ha giubilato il ministro, a cui evidentemente non è ancora chiaro il suo ruolo, che è quello di mandarceli a scuola, i ragazzi, e non di sostenerne la fuoriuscita periodica. Stando peraltro ai dati relativi all’abbandono scolastico in Italia, così facendo Fieramonti darà sicuramente una bella spinta in tal senso. Forse, a causa delle casse sempre vuote – dicono dal ministero – avrà pensato che meno studenti nelle aule, meno spese ci saranno da affrontare…Chissà. Siamo stati tutti studenti. Tutti, più o meno, abbiamo bigiato la scuola. Ma ricordo ancora la reazione di mia madre il giorno in cui scoprì che, invece di essere in aula, mi trovavo a passeggiare con due compagne, mentre mangiavo serafica un gelato. Se lo ricordo ancora, un motivo ci sarà. Smisi di bigiare la scuola. Punto. Se all’epoca, e non parlo di un secolo fa, fosse sortita dal cappello a cilindro una Greta, nessuno avrebbe lontanamente messo in dubbio che noi studenti avremmo continuato, ogni santo giorno, a recarci a scuola. Nessuno. “Ma è una bella manifestazione di unità su un tema importante”! bene: che lo facciano gli adulti allora. Magari mamme casalinghe e padri in cassaintegrazione, portando avanti la missione di “salvare il futuro dei figli, dei nipoti e pronipoti, evitando al contempo di fare la figura di coloro che “Hanno distrutto l’infanzia e i sogni di Greta” e della loro stessa genia. Oltretutto, la folla di giovani che ha invaso le strade dei comuni italiani, ha lasciato in eredità tonnellate di rifiuti in strada e, ciliegina finale, molti sono stati recuperati dai genitori, alla guida delle loro auto inquinanti, per tornare felici, tutti insieme, nelle loro case non ecologiche, a emettere tonnellate di Co2 attraverso i loro sofisticati impianti di condizionamento dell’aria, per scaricare su costosi PC prodotti producendo altra Co2, le foto da postare sui social, diffondendo nell’aere altre tonnellate di Co2 a causa dei milioni di server necessari a consentire a tutti noi l’uso dei servizi offerti dal web. Ecco il vero prodotto di tutto questo: i diritti per i cittadini restano alienati (non è consentito poi troppo manifestare dissenso sui diritti civili) il clima e l’ambiente risentono comunque degli effetti delle manifestazioni di dissenso giovanile, i genitori di questi giovani fanno la figura di coloro che non hanno alzato mai il culo per salvaguardare il futuro dei loro figli, i protagonisti più fortunati di tutta questa storia: possono bigiare la scuola col beneplacito dei genitori e persino del ministro dell’istruzione, possono produrre rifiuti e Co2 ma vestendo i panni dei salvatori del pianeta, possono pure tornare a casa comodamente seduti sui SUV dei genitori, o comunque su autovetture inquinanti, per poi spararsi pipponi sui social, postando foto scattate durante la manifestazione. Grazie Greta, da parte degli studenti italiani... ©Tutti i diritti riservati. La diffusione è concessa esclusivamente indicando chiaramente il nome dell'autore e il link che riporta a questa pagina |
Cosa ne pensi? |
|
Per commentare l'articolo occorre essere loggati e rispettare la netiquette del sito. Se sei registrato effettua il login dal box qui a sinistra. Se ancora non sei registrato fallo cliccando qui |
I commenti: | |||
Commento
1)
|
|||
Commento di: emilia.urso | Ip:83.73.103.204 | Voto: 7 | Data 24/11/2024 03:15:22 |
Sei
iscritto su Facebook, Twitter o G+?
Commenta e condividi l'articolo direttamente.
Cos'è uno Stato senza i cittadini? Nulla. Cosa sono i cittadini senza lo Stato? La risposta la conosciamo tutti, perchè lo Stato italiano palesemente, sta lasciando alla deriva la motivazione fondamentale della sua stessa esistenz
Quanti di voi conoscono i retroscena della riforma Lorenzin? Tracciati e documentai tutto nel mio libro inchiesta. Pecorelli, l’allora presidente AIFA, volò negli USA con la Ministro Lorenzin, per prendere questo importante incarico, assegnatoci direttamente dagli Stati Uniti: ciò conferma ciò che faccio emergere da anni, e che in pochi capiscono ancora. Le decisioni, in special modo quelle importanti, su economia, fisco, sanità, banche, sicurezza, nel sistema politico ed economico internazionale moderno, non sono prese internamente alle singole nazioni. Esistono trattati, accordi, strategie.
Una sorpresa inaspettata è arrivata con il varo del tanto atteso “Decreto rilancio”: sostegni alle startup che sviluppano videogiochi. In particolare, ai commi dal 15 al 21 dell’articolo 46 del decreto, in tema di sostegni alle startup innovative, si delinea un vero e proprio fondo – denominato First Playable Fund - che sarà creato per sostenere economicamente lo sviluppo del settore.
Ai tempi della Sars il mondo scientifico internazionale concordò su un punto: la diarrea è un veicolo di trasmissione da non sottovalutare, perché fu la causa del contagio nel 20% dei casi. A causa delle scariche di feci molli in pazienti che avevano contratto la malattia, un focolaio di Sars esplose a Hong Kong nel complesso residenziale di Amoy Gardens. Portare le mani alla bocca o agli occhi, dopo una scarica di diarrea, è uno dei fattori di contagio, eppure non se ne parla in maniera diffusa.
“Ogni parola che sapevo”, edito da Mondadori e nelle librerie dal 21 Gennaio. L’ha scritto il collega Andrea Vianello, ex direttore di Rai3 e noto al pubblico per aver condotto, dal 2004 al 2010, la trasmissione televisiva Mi manda Rai3, oltre ad Agorà, Enigma, La strada della verità, il TG2 e infine Rabona nel 2018, trasmissione che ha condotto fino a poco prima che avvenisse il suo dramma, raccontato con umanità e lucidità, tanto da farti sentire dentro la carne e nella profondità dell’anima le sue emozioni.