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Da dove veniamo? Chi siamo? Dove andiamo? Queste domande, titolo di un famoso dipinto di Paul Gauguin, mostrano il genere umano nella sua complessità, precarietà e incertezza esistenziale. È nella nostra natura indagare l’Universo, ricercare evidenze, per dare un senso alla nostra vita. Yuval Noah Harari, storico israeliano autore di Sapiens, nella sua breve storia dell’umanità spiega chei nostri desideri sono i motori delle nostre azioni, individuali e collettive. E forse il percorso corretto non è farsi tante domande, ma fare quella giusta chiedendosi cosa voglia l’uomo oggi. L’homo sapiens, colui che ha sviluppato la facoltà di immaginazione rendendosi diverso da ogni altra specie umana, mescolandosi con la tecnologia, cosa desidera?
Per rispondere occorre allontanare lo sguardo per avere una panoramica allargata sull’ambiente in cui si muove l’uomo di oggi. Uno spazio vitale che ha sempre più a che fare con quello lavorativo e dove le persone preferiscono essere connesse, invece che sole, e condividere: strumenti, conoscenza, vita.
Il valore della cultura
Gli spazi di lavoro sono diventati paesaggi di lavoro, simili a luoghi d’incontro, come le nostre case e le piazze delle nostre città, dove avvengono scambi di competenze e di apprendimento. La cultura è il collante tra le persone, è il valore in più che rende un luogo in cui è presente migliore rispetto a quello dove non è presente. Ma soprattutto il workplace moderno non essendo più uno spazio, ma un ambiente, è abitato da nuove figure, nomadi, creative, artigiane: gli smart worker, persone ad alta specializzazione, nomadi della conoscenza, che non conoscono rapporti univoci tra spazio e azione, che credono e creano flussi continui e che vivono in perenne mobilità, alla ricerca di occasioni per essere produttivi.
Lo smart worker si muove e muovendosi modifica lo spazio che attraversa ma, allo stesso tempo, ne assorbe le energie e le idee: conosce altri smart worker, scambia idee e aumenta la sua conoscenza e la sua cultura. Agisce in maniera multilocale, cercando in ogni luogo in cui passa elementi che lo riconnettano con le proprie origini. Lo smart worker, più che un’evoluzione dell’homo sapiens, secondo lo Studio Carlo Ratti Associati che ha condotto (in collaborazione con Copernico, BNL e Arper) la ricerca Copernico. Il nuovo paesaggio del lavoro, è la somma delle tre figure che hanno caratterizzato il secolo precedente: homo ludens, homo faber e homo turisticus.
Smart worker: caratteristiche, abitudini e desideri
L’homo ludens è artefice del suo destino in maniera creativa: esplorando il mondo, interagisce con esso, lo interpreta e lo modifica. Rappresenta la contemporanea fluidità della società e dei rapporti. L’homo faber è custode del sapere tecnico, conosce la macchina e si aggiorna sempre. L’homo turisticus è colui che osserva e che produce valore in maniera inconsapevole. L'intersezione di queste figure rappresenta lo smart worker che si muove in continuazione, conosce gli strumenti ed è artefice del proprio destino. È l’abitante del nuovo paesaggio del lavoro e rappresenta la classe creativa contemporanea.
Forse alle domande esistenziali iniziali non c’è risposta, ma è evidente un cambiamento culturale, accelerato dalla tecnologie e dal digitale, che ha trasformato l’essere umano, rendendolo più potente e, potenzialmente, migliore. |
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I commenti: | |||
Commento
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Commento di: emilia.urso | Ip:83.73.103.204 | Voto: 7 | Data 22/11/2024 23:18:41 |
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