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L’8 agosto 2019 Matteo Salvini ha deciso di farci prendere un mezzo colpo. La crisi di governo servita durante le ferie in pochi se l’aspettavano, oltretutto mentre tutto faceva pensare il contrario, con Salvini sostenuto da una larga fetta di italiani, infervorati da un periodo di ritrovato amor di patria, o qualcosa del genere. A molti la svolta salviniana non è andata giù. Alcuni hanno pensato a un’insolazione, beccata magari durante la giornata al Papeete con tanto di cubiste e qualche drink estivo. Insomma, chi pensava di potersene stare in panciolle almeno fino a settembre, si è beccato una sonora fregatura. Non ravvedo però nel passo di Salvini alcun tipo di cedimento, incapacità o alterigia che possa averlo portato a un passo falso. Ritengo invece, come ho già avuto modo di scrivere in questo recente editoriale, che il “Capitano” conosca bene i motivi che lo hanno portato a questa scelta. I 14 mesi di governo condiviso da Lega e 5Stelle, hanno portato l’Italia un passo avanti verso la resa dei conti. Economici e non solo. Meglio stare all'opposizione, piuttosto che beccarsi le colpe di ciò che sta per avvenire, tra legge di bilancio, possibile aumento dell'i.v.a e altre cosette. Delle belle promesse fatte in campagna elettorale, tra flax tax, riduzione di tasse e accise, quota cento e altre meraviglie, si è visto praticamente nulla. Di contro, i 5Stelle hanno fatto di tutto per raccattare consensi grazie al reddito di cittadinanza, che ci costa un occhio della testa, non promuove il lavoro – almeno fino a ora – e nei confronti delle altre nazioni è riuscito a farci apparire peggio del peggior cabarettista attualmente sulla piazza, compreso Beppe Grillo. La crisi di governo, per alcuni, meritava un ritorno alle urne, con un altro bel malloppo di euro da spendere per l'organizzazione del baraccone elettorale, manco fossimo primi in classifica per la correttezza dei bilanci e i soldi a disposizione. A parte questo, ci sono da considerare un bel po’ di cose. Innanzitutto: in un sistema a regime democratico non è certo il costante ricorso alle urne a decretarne l’efficacia. Anzi, è il contrario. Un governo dovrebbe durare cinque anni – il tempo utile a combinar qualcosa di buono – e poi, semmai, si torna a votare. Da alcuni anni, invece, i governi nazionali durano il tempo di una lunga campagna elettorale, e appena i problemi aumentano invece di diminuire, si ricorre alla crisi di governo. In questo caso, però, gli italiani possono trarre molti insegnamenti, se solo lo volessero. Il primo: non credere mai all’avvento del partito salvifico e “diverso” dagli altri (la controprova è data dal M5S che sta confermando quanto ho appena scritto). Un consiglio: se doveste sentir qualcuno parlare di "aria di cambiamento" fuggite a gambe levate. Il secondo: se si tratta di restare incollati alle poltrone, principale interesse della maggior parte dei politici nostrani, si dimenticano in fretta antipatie, dure opposizioni, dichiarazioni che ancor oggi circolano per la rete e tutto il corollario che serve, in certi periodi, a far credere agli italiani che esista davvero una competizione politica che serva a gestire al meglio la nazione e il suo popolo. Balle. Ciò a cui stiamo assistendo è l’inciucio degli inciuci. Il PD che si allea coi 5Stelle pur di stare al governo, è quasi peggio del patto del Nazareno, scoperto a poche ore dall’insediamento di Renzi. Solo per amor di cronaca, ecco un recente video in cui Di Maio spergiurava che mai il M5S al governo col PD... E se ancora questo non dovesse bastare agli italiani che ancora credono alla “politica fatta per il bene degli italiani” allora significa che non c’è nulla da fare, nulla da raccontare, nulla più da descrivere – cose peraltro assai palesi – per aprir gli occhi a chi non vuol saperne di guardare alla realtà. Continuate pure a credere che la crocetta che apponete sulle schede elettorali fa di voi un “popolo sovrano” anche di fronte alla controprova incontrovertibile: qualsiasi risultato elettorale non confermerà un fico secco di ciò che credevate di aver scelto attraverso il voto. D’altronde, come si può ritenere di aver voce in capitolo in una nazione in cui vige la libertà di poter cambiar casacca, idea, dichiarazioni, promesse, e credo politico in quattro e quattr’otto? La situazione ormai è fuori controllo, e la popolazione non ha fatto nulla affinché si potesse metter argine a questa forma di anarchia che alberga negli ambienti della politica italiana. Avete scelto di far decidere altri sui temi importanti per la vita di ogni singolo cittadino? Ora pedalate… Il rimpastone al governo sarà peggiore di ogni altro governo precedente. Cambiare nomi e cognomi non servirà a nulla di buono per il paese e la sua cittadinanza, se non per chi continua la tarantella delle nomine e delle poltrone. Così ha deciso il popolo. Venga messo agli atti. NEL VIDEO DI SEI MESI FA: ©Tutti i diritti riservati. La diffusione è concessa esclusivamente indicando chiaramente il nome dell'autore e il link che riporta a questa pagina |
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I commenti: | |||
Commento
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Commento di: emilia.urso | Ip:83.73.103.204 | Voto: 7 | Data 24/11/2024 03:33:41 |
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