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Da ogni dove, si parla di una Italia oltre l'orlo della crisi economica. Si contano i giorni per arrivare alla fine del mese, per mettere insieme i soldi del mutuo, per arrivare a poter fare la spesa visti i costi esorbitanti dei generi alimentari, ed ancor più, poter dare energia alle vetture con il pieno carburante dai costi ormai stratosferici.
Una visione da inferno dantesco, che muove a pietà ma lascia perplessi per la totale mancanza di attività di ribellione a questo sistema da parte della cittadinanza italiana.
Sprofondiamo nella palese crisi economica, ma nessuno si ribella. Impoveriamo di giorno in giorno, ma tranne qualche breve intervista – pilotata? – in tv, non si respira aria da "fame nera".
Per togliersi il dubbio, un giro in città può essere utile a dipanare una situazione ingarbugliata sicuramente per ciò che riguarda i temi economici del Paese, ma ancor più intricata nel comprendere COME la famiglia media italiana arrivi alla fine del mese senza soccombere.
Il mio giro di ricognizione, ha inizio in un famoso centro commerciale di Roma. E' Lunedì pomeriggio. Immagino di trovare poca gente. In realtà all'entrata, oltre al suono assordante della musica che viaggia per i corridoi, mi accoglie un variopinto e cospicuo numero di persone che si muovono quasi sull'onda della musica.
C'è chi rimane appiccicato al banco dei cellulari e legge e rilegge le caratteristiche del nuovo modello con gps, fotocamera, videocamera, MP3 e macchinetta del caffè inclusa. Chi si aggira nel reparto abbigliamento e confronta i prezzi di un paio – identico – di bermuda. Chi viaggia col carrello fra i reparti di verdura e frutta mirando dritto verso il banco carni.
...insomma: un "normale" Lunedì di shopping. A ben vedere, dall'abbigliamento medio delle persone, appare chiaro che la maggior parte di esse sono sicuramente entrate nel periodo vacanziero, o sono prossime a farlo. Ma sono qui per valutare l'attendibilità dei "bollettini di guerra" sull'inflazione e la crisi economica, e così riprendo a girare per i reparti.
Nel reparto telefonia, un cartello avverte i clienti che "E' esaurito l'IPhone tal dei tali che si ritiene in arrivo entro i prossimi 20 giorni...". Costo: 520 euro. Una follia. E' circa la metà di uno stipendio medio di una famiglia su tre. Ma tutti abbiamo potuto vedere le file fuori dai negozi allo scoccare della mezzanotte, per assicurarsi il primo esemplare dell'ultimo ritrovato tecnologico così inutile da essere appunto tanto costoso... Un pugno alla povertà.
Una bambina tira la gonna della madre, attratta da uno zainetto rosa con su stampata una Barbie in tenuta da jogging. La vuole assolutamente. Siamo al reparto scuola, che inizia ora a vendere quaderni e matite. La madre finalmente sembra accorgersi della bimbetta. Sospira. Guarda il prezzo del mini zaino: 49 euro. Fa per riporlo. La bambina le strattona la gonna così forte che temo le si possa strappare. La signora riprende lo zainetto e lo deposita nel carrello della spesa. "Ne hai già tre, di zainetti!" ma l'acquisto è assicurato e la bimba ride trionfante.
Ai miei tempi c'era la cartella. E ti doveva durare per cinque anni alle elementari. Alle medie, si usava portare i libri legati con una sorta di cintura. E non c'era il precariato e la crisi economica.
Continuo il mio giro di perlustrazione. Al reparto detersivi sembra essere scoppiata una rissa. Due signore sulla quarantina alzano la voce e gesticolano. Mi avvicino e tento di capire cosa diavolo stia succedendo. "Non può prendere questa confezione perché è l'ultima e c'ero prima io..." dice un po' alterata la prima signora "Guardi che semmai, l'ho vista prima io... e non posso prenderne un altro tipo perché sono abituata a questo..." sbircio verso il prezzo del prodotto in questione. Sei euro e cinquanta per uno spray che promette di lavare qualsiasi superfice in tre secondi netti e senza risciacquo.
Con sei euro e cinquanta, ci si comprano cinque litri di latte. Oppure un pollo. O un chilo di carne.
Ma vuoi mettere avere sotto il lavello della cucina, l'ultimo ritrovato della scienza del consumismo? L'unico prodotto davvero INUTILE e talmente caro da armare una guerra per accaparrarsi l'ultimo flacone rimasto sullo scaffale?
Mi viene da pensare a quando si lavavano i panni al fiume con la cenere e si stendevano le lenzuola sul prato per farle venire più candide... così mi raccontava mia nonna. Come avrà fatto a vivere ottant'anni e passa senza "XWY...il superpulitore dai poteri brillanti?..." Peccato non poterglielo chiedere.
Mi avvicino alle casse e mi metto in fila. Guardo in giro il contenuto dei carrelli. Siamo al venti del mese, ma non scorgo acquisti oculati e da restrizioni economiche. Doppie confezioni di qualsiasi cosa. Prodotti di marca. Quantità di industriali di merendine e chips vari. Carni già preparate – panate, polpette.. – sicuramente più costose della fettina e dalle polpette da preparare in casa.
Una signora dietro di me, ha una quantità tale di cose nel carrello che sembra rischiare di crollare a terra con tutto il contenuto da un secondo all'altro. Alla cassa, vedo scorrere nei p.o.s decine di carte di credito e bancomat. Centodieci euro...zac! Bancomat. Quarantanove euro...zac! Carta di credito.
Pochi i soldi in contanti. Per lo più da persone anziane. Quelle che vogliono sentire il contatto con la cartamoneta come erano abituati da sempre.
Non scorgo facce allarmate. Musi da penuria di pecunia. Espressioni da ossessione da povertà. Anzi... Probabilmente l'economia è in crisi, ma siamo arrivati ad un altro tipo di economia: quella fittizia. Fatta di bancomat, carte di credito rateali, prestiti vantaggiosi a tutti...
Ci siamo preoccupati per i primi tempi, pochi anni fa. Ma l'avvento dell'economia del prestito e della rateizzazione, ora dipinge le giornate dell'italiano medio che sembra aver perso memoria di vivere ormai il denaro in forma strettamente virtuale e quindi quasi totalmente incontrollabile.
A fine mese arriva lo stipendio. Si pagano le rate del mutuo. Del prestito. Della carta di credito. Un altro mese di spese virtuali. Fino al mese successivo...
Ecco l'inghippo. Ma siamo ormai troppo presi dal giogo dell'economia della rata, da non accorgerci di non vedere mai una banconota nemmeno a pagarla. Appunto.
Pago il mio sacchetto di patatine . La fila dietro di me, mi guarda disgustata: come si può entrare in un centro commerciale per spendere meno di un euro? Sembrano pensare. Un signore guarda il mio pacchetto di patatine e poi il suo carrello strabordante. Caccia fuori il portafoglio, e vedo il bordo colorato di una carta di credito.
Prego signori...il giro continua. Fino al prossimo mese. Fino alla prossima rata. |
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I commenti: | |||
Commento
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Commento di: emilia.urso | Ip:83.73.103.204 | Voto: 7 | Data 21/11/2024 06:23:43 |
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