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Ingiurie, offese, parolacce: è arrivato il momento di smetterla

Ingiurie, offese, parolacce: è arrivato il momento di smetterla
Autore: Editoriale del Direttore - Emilia Urso Anfuso
Data: 29/06/2019

 

*questo articolo è dedicato a coloro che si comportano come descritto di seguito. Coloro che non si permetterebbero mai indecenze simili non si sentano offesi.

********

A qualcuno potrebbe sembrare esagerato quanto sto per scrivere, e il fatto che possa accadere davvero è la conferma che siamo arrivati oltre il limite consentito.

Ingiurie, offese, parolacce. Dalla tv ai social network. Sono calati i filtri, quei filtri che in troppi considerano “fuori moda”. Come se il diventare volgari e maleducati oltre il consentito possa esser considerato “moderno” o frutto di una società evoluta.

Cari miei: siete tornati di molti passi indietro nel percorso dell’evoluzione.  Vi comportate come trogloditi incapaci di contenere ogni emozione e sentimento, in special modo se si tratta delle peggiori manifestazioni.

Avete necessità di addentare, virtualmente, carne dei vostri simili, per poi sputarla oltre i confini del monitor del vostro PC o del vostro Smartphone, prolungamento incivile del vostro cervello.

Chi pensa che il filtro di uno schermo consenta la possibilità di uscire da qualsiasi binario di civiltà è incivile a prescindere. Non catalogabile a livello umano. E se nessuno porrà un freno a questa china, a breve saranno sovvertite tutte le regole della civile convivenza. Invece di un “Buongiorno” attendiamoci un “Vaffanculo”. Al posto di un “Ti amo” un bel “Quanto fai schifo”.

Non scherziamo, cortesemente. Questo è un manicomio. E non scherziamo nemmeno con la legge, dal momento che palesemente in pochi la conoscono.

Tempo fa uscì un mio pezzo su Libero proprio sull’argomento delle ingiurie e offese proferite sui social. Ecco l’immagine dell’articolo:

Coloro che si appellano a  una sentenza della Cassazione dello scorso anno, quella attraverso la quale fu archiviata la denuncia di una ragazza romana, pesantemente offesa da un ex amico sui social, non deve affatto far trionfare, quanto riflettere anche sulla superficialità attraverso la quale anche la giustizia stia remando contro ogni coerenza. La sentenza ammette le ingirue subite, e non solo: che volete che sia, se sui social, ci si sfoghi un poco? A questo siamo arrivati. A un sistema talmente andato alla malora, da dover presupporre che esistano sfogatoi di rabbia popolare: i social.

Esiste un articolo del codice penale – il 595 – che prende in esame proprio questo tipo di reato: la diffamazione a mezzo social. Proprio il fatto che su un social network le offese possono esser lette da un numero molto alto di persone, aumenta il danno nei confronti della vittima.

Se questo lo chiamate “società moderna”, se la considerate civiltà evoluta, state sbagliando e di grosso. Non è alzando i toni, non è comportandosi da trogloditi ignoranti che si compone una società civile. E se l’inciviltà la preferite alla civiltà, assumetevene i rischi.

Dalle parole ai fatti il passo è breve. E se oggi vi appare innocuo usare il turpiloquio contro gli esimi sconosciuti incontrati virtualmente, domani dovrà per forza apparirvi normalissimo comportarvi nella stessa maniera con chi incrociate per strada.

Fermatevi, perché forse siete ancora in tempo. Forse. Ma non ne sono certa: questo è ciò che ha prodotto un certo tipo di “cultura”. Quella dei Vaffa Day e della confidenza presa senza esser stata concessa. Mai avrei pensato che si arrivasse a tanto. Sui personaggi politici si può pensare come meglio si crede, ma arrivare a questo no, mai. Il male continua a essere banale. Ma non va banalizzato. Mai.

Mi fanno ridere quelli che fanno un gran bordello per certi titoli su Libero: poi, però, non guardano al vero problema. Gli attacchi hater, le insolenze, quelle reali, l'aggressività profusa ormai contro ogni persona, ogni personaggio politico, ogni sconosciuto, per il solo fatto di averlo li, a portata di mano, sul monitor di un PC. E' arrivato il momento di smetterla.

Ecco a che livello siamo arrivati: è ammissibile? No. Questo tweet è indirizzato a Matteo Salvini.

 

Il 

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