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"Ascolto il rumore del mare. Rallento finalmente. La velocità impedisce di essere se stessi. Qui le giornate hanno una durata leggibile nel cielo. La mia vita parigina non ha cielo. Ideare uno slogan, faxare un articolo, rispondere al telefono, veloce, scappare di riunione in riunione, mangiare un boccone di corsa, in fretta, in fretta, filare in scooter per arrivare in ritardo ad un cocktail. La mia esistenza assurda esigeva una frenata. Concentrarsi. Non fare che una cosa alla volta. Accarezzare la bellezza del silenzio. Godersi la lentezza. Ascoltare il profumo dei colori. Tutte cose che il mondo vuole proibirci. E' tutto da rifare. Bisogna riorganizzare questa società. Oggi chi ha i soldi non ha il tempo, e chi ha il tempo non ha i soldi. Scampare al lavoro è difficile quanto sfuggire alla disoccupazione. L'ozioso è il nemico pubblico numero uno. Si legano le persone con il denaro: la gente sacrifica la propria libertà per pagare le tasse. Poche storie: la posta in gioco del prossimo secolo sarà sopprimere la dittature dell'impresa". Così scriveva Frédéric Beigbeder nel suo "L'amore dura tre anni", libro datato 1997 ed edito in Italia da Feltrinelli. Chi è Frédéric Beigbeder e perché la scelta di iniziare con questo estratto? Una risposta alla volta. Frédéric Beigbeder, nato nel 1965, è uno scrittore, un critico letterario, un pubblicitario ed un editore. E' francese ed in Francia pochi non lo conoscono. Il suo libro più famoso, e più bello a mio avviso, è "Euro 13,89", tradotto sempre da Feltrinelli nel 2001. Il perché di questo estratto. Il 25 febbraio scorso in Europa, ma anche a New York, si è festeggiata la seconda "Giornata mondiale della lentezza" (http://www.vivereconlentezza Il tema non è nuovo, certo, ma credo sia doveroso affrontarlo a scadenze regolari, in primis con noi stessi. I ritmi frenetici verso cui ci spinge il lavoro, le tecnologie sempre più integrate che ci rendono reperibili e raggiungibili nei più svariati modi (ormai i palmari ci recapitano le e-mail o ci veicolano il faccione del nostro capo sullo schermo che ci assegna compiti a non finire). Tutto questo, insieme ad una dilagante tendenza al "multi-tasking" (termine preso in prestito dall'informatica per indicare il comportamento tipico dell'uomo "postmoderno", che fa spesso più di una cosa insieme, come bere il caffé, mangiando la brioche, leggendo il giornale, con un occhio alla tv e un altro al palmare che ci segnala una nuova e-mail in arrivo), ci porta a perdere di vista noi stessi e ci fa vivere male, anzi, malissimo. Ecco, dunque, un consiglio per tutti. Ogni sera, quando torniamo a casa, proviamo a seguire alcune semplici regole:
Mi sono voluto lanciare in questo gioco, apparentemente arrogante ma dall'umile intento, per aiutare me stesso e noi tutti ad "ascoltare il rumore del mare", a "concentrarsi" su ciò che si sta facendo, a "non fare che una cosa alla volta", "accarezzando la bellezza del silenzio" e "godendosi la lentezza" e "il profumo dei colori". |
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I commenti: | |||
Commento
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Commento di: emilia.urso | Ip:83.73.103.204 | Voto: 7 | Data 22/11/2024 22:41:17 |
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