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Reddito di cittadinanza: non cancella la povertà e alimenta il precariato

Reddito di cittadinanza: non cancella la povertà e alimenta il precariato
Autore: Editoriale del Direttore - Emilia Urso Anfuso
Data: 07/02/2019

Vorrei portare un po’ di spunti di riflessione sulle politiche - assolutamente paradossali - che il Ministro del Lavoro e delle politiche economiche, Luigi Di Maio, sta fortemente sostenendo.

Sul reddito di cittadinanza ho scritto molti articoli, sia per questo quotidiano, che mi onoro di dirigere da molti anni, che per il quotidiano Libero. E’ insano pensare che una misura che livelli socialmente i poveri a coloro che hanno perso il lavoro, versando a tutti un sussidio di povertà, e ficcando costoro in un tunnel buio e irto di pericoli per il futuro, possa realmente sconfiggere l’annoso problema della carenza di posti di lavoro.

Non solo. Per far si che i fortunati assegnatari del sussidio possano trovarlo uno straccio di lavoro, ecco che nel progetto generale vengono inseriti ben 10.000 “Navigator” persone che, nell’immaginario di Di Maio, dovrebbero essere una sorta di tutor che prenderanno per mano idisoccupati, per consigliarli sui corsi di formazione da seguire e che forniranno loro tutte le informazioni utili per ricollocarsi al lavoro.

Primo punto: i 10.000 navigator saranno assunti, inizialmente con contratto a tempo determinato, senza dover passare per un concorso pubblico bensì per chiamata diretta. Eppure, fino a poco tempo fa, dal M5S si parlava proprio di concorso pubblico. Ci fosse mai una volta che facessero ciò che promettono. Sempre più simili a “quelli di prima”.

Secondo punto: queste diecimila risorse dovranno, a loro volta, seguire un percorso di formazione. Durata dai sei agli otto mesi. Domanda: mentre loro si formeranno, cosa diamine faranno i poveri disoccupati in cerca di lavoro? Mistero.

Non è invece un mistero l’entità del loro stipendio che, si vocifera, sarà di circa 1700 euro al mese. La corsa dei disoccupati dovrebbe quindi essere, semmai, quella a ottenere un posto come Navigator, visto che il ministro Grillo ci ha tenuto a ribadire che costoro saranno stabilizzati, essendo parte integrante del progetto “reddito di cittadinanza”. Il fatto però che queste assunzioni avverranno perchiamata diretta, fa dubitare alquanto sulla trasparenza dell’iter che sarà attuato. Non vorrei che un giorno dovessimo scoprire che hanno tutti una calata campana, quando parlano. A pensar male si farà pure peccato, ma non è un mistero che diversi ministri e diversi collaboratori che ruotano intorno a Di Maio non sono nati in nord Italia.

Ma anche i Navigator non avranno alcuna garanzia di un contratto di lavoro a tempo indeterminato. Il consigliere del governo per il reddito di cittadinanza, Pasquale Tridico, che è stato il candidato del M5S a dirigere il ministero poi assegnato a Di Maio, ha chiarito che i 10.000 tutor saranno assunti con un contratto co.co.co per la durata di due anni. Un contratto di lavoro precario, insomma, che però sveltirebbe la pratica di assunzione.

Anche su questo punto, quindi, nessuno urli alla vittoria. Sempre di precari si parla e nessuno, oggi, può mettere la mano sul fuoco sul fatto che, col tempo, saranno tutti stabilizzati.

Parliamo però di un tema centrale: in Italia molti, giovani e meno giovani, lavorano ottenendo stipendi da fame, spesso al di sotto dei promessi 780 euro che, anche se con un metodo a scalare, dovrebbero essere versati a coloro che rientreranno nel diritto a ricevere il sussidio.

Se davvero avessero voluto far qualcosa per migliorare la condizione di chi oggi se la passa male e ha perso il lavoro, avrebbero dovuto sostenere le imprese, detassando i costi del lavoro e sostenendo le nuove assunzioni. Niente da fare: anche questo governo non ci pensa affatto a realizzare l’unica misura economica degna di questo nome. Toccategli tutto ma non tasse e imposte. Ci mancherebbe…

Siamo la nazione europea che paga meno i lavoratori. Dal 2000 al 2017 gli aumenti salariali nazionali si sono attestati su circa 400 euro annui, contro - per esempio - i 5.000 della Germania. Dieci volte meno, in pratica. Però non si fa nulla per migliorare la situazione salariale italiana. E' come se tenacemente la politica si fosse intestardita a gettare nel fosso la classe media nazionale. Riuscendoci.

Va da se che con questo tipo di misura, per come è stata pensata, arriveranno a frotte molti problemi e criticità. In tanti stanno già pensando a come formare nuovi nuclei familiari, così da poter presentare un ISEE di basso livello pure di ottenere il sussidio. Molte coppie sposate pensano già a operare una divisione fittizia, per la stessa ragione.

Figli e nipoti sceglieranno di andare a vivere nelle seconde case, intestandosele come prima casa, cosa che è avvenuta in maniera diffusa in questi anni in Germania, da che – era il 2005 – fu varata la Riforma Hartz IV, a cui si ispira il nostrano reddito di cittadinanza.

Insomma: piuttosto che “Abbiamo eliminato la povertà”: si sta realizzando l’ennesimo casino all’italiana. Ci saranno molti che sfrutteranno risorse che non gli spetterebbero, ci saranno molti che invece di cercar lavoro attenderanno mesi restando in panciolle e in attesa che i Navigator siano formati per poter lavorare come tutor, e ci saranno pure le richieste di restituzione del maltolto da parte dell’INPS, che ha già calcolato che, nel corso dei prossimi mesi, l’ente potrebbe dover chiedere indietro circa 10.000 euro a 100.000 famiglie, perché – ha dichiarato– al momento non esistono strumenti per verificare lo stato patrimoniale dei richiedenti il sussidio economico.

Non è nemmeno chiaro come possano, allora, sapere già da adesso il numero dei nuclei familiari che si vedranno recapitare la richiesta di restituzione…

È tutto un gran bordello, come sempre. Ci fosse mai una volta che in questa nazione accada qualcosa che non la mantenga ai primi posti, su scala mondiale, per le corbellerie e per gli errori commessi a livello politico ed economico. Nel frattempo la crisi va avanti, si gonfia e sta molto bene in salute. Con buona pace della classe media, che continua a subire un processo di distruzione di massa.

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