Il Teatro India di Roma presenta il 4 febbraio il debutto di Leyley (La Campana), spettacolo in lingua farsi ed italiano, che unisce il teatro, la danza e la musica dal vivo.
Leyley è una cerimonia contemporanea, che descrive culti e tradizioni del popolo iraniano, dalla danza tipica al rituale del bagno comune, ai racconti di città, attraverso miti, stereotipi, fanatismi religiosi e laici. Il filo conduttore è la sofferenza d’amore all’interno di un sistema arcaico, descritta in sei episodi che illustrano tradizioni popolari in grado di rompere le radici delle antiche credenze persiane, generando tuttavia nuove forme di superstizione.
Il racconto si snoda dentro quadri scenici che rappresentano le città in cui viaggia lo spettatore, mostrando le danze popolari e le memorie che caratterizzano le varie etnie.
Traspare l’evidenza di un paese, l’Iran moderno, in cui, seppur sono stati conquistati i diritti delle donne e superata l’ortodossia religiosa, il potere riesce ancora a controllare il popolo attraverso talismani e superstizioni.
La compagnia Vazhik, termine che deriva dall’antico farsi pre-islamico, significa “danza”, è composta da dieci attori danzatori e due musicisti guidati dall’ideazione registica e drammaturgica di Mohammad Amiri, Mohammad Vajihi e Hadi Habibnejad.
E' un gruppo di artisti iraniani che vive in Italia e dal 2010 divulga la propria cultura, ricca di tradizioni artistiche e coreutiche attraverso l’arte teatrale.
La nuova produzione è l’evoluzione scenica di un laboratorio sperimentale, costruito attraverso giochi improvvisati e la libera creazione artistica. Nel tentativo di rendere una coerenza linguistico-significativa della definizione di “performance”, termine che in Iran si avvicina molto di più, rispetto all’occidente, ad una accezione spirituale, è una ricerca sulla complessità degli approcci individuali dei performer, che elaborano nuovi rituali desunti dai vissuti delle identità corporee nella cultura moderna.
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