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Nei dintorni di Tarquinia, dove l’eco etrusca ancora spira profonda nelle pieghe dei paesaggi che lievi sfociano al mare, nell’aria salmastra che rende brillanti i colori di una campagna vivida e ancora intatta, vive e cresce una piccola creatura chiamata azienda Muscari Tomaioli, un’azienda vinicola che produce poco più di 8 mila bottiglie l’anno. Una quantità esigua pensando ai grandi numeri delle eccellenze italiane, eppure una realtà che resiste con una qualità ricercata e curatissima. Appena 2 ettari vitati nel 2007 di terreno che ha una storia iniziata in realtà oltre 100 anni fa, quando i bisnonni di Marco Muscari erano qui in una casetta fatta di nenfro di Montebello, la tipica pietra originaria della zona, e si insediavano in un’area circondata da un bosco molto più esteso di come è oggi. Dopo i primi tentativi del nonno, le tre figlie femmine hanno abbandonato lo slancio dedicato alla vigna, per poi essere ripreso dal padre di Marco che ha lasciato ben poca memoria per una produzione esigua, prodotta in cantina e per pochi amici, e ancora priva di approfondimento. Grazie ai terreni argillosi/calcarei rari per essere così attigui al mare, e alla sapienza dell’enologo Gabriele Godons che si è affezionato immediatamente alla mission, è stato piantato il Vermentino, clone di quello presente a Sartin, un piccolo paese costiero della Corsica dove sviluppano questo biotipo e che si trova alla stessa latitudine di Tarquinia. In questo lotto di terreno, esteso pochi ettari, si trovano anche il petit Verdot e il Barbera che ha avuto una gestazione di prova durata 7 anni, figlio di un’attesa speranzosa e premiata col successo, e un Montepulciano vinificato in bianco con macerazione sulle bucce. Marco si occupa da solo dell’azienda, coadiuvato da poca manovalanza, il suo percorso di economia e commercio lo ha poi condotto al vecchio amore per la terra ereditato da una famiglia sempre molto attaccata al fazzoletto argilloso che oggi gestisce con un’affettuosità rara. “Ho virato sulla qualità e abbandonato la chimica, qui ci sono pochi macchinari – in effetti il locale è molto ristretto – il lavoro grosso è quello fatto in vigna”. Marco utilizza piccoli tini con aria condizionata che rimane a 16 gradi senza bisogno di altra refrigerazione. La vinificazione avviene in acciaio e in cemento, mentre dopo un fragile tentativo l’idea del legno è stata abbandonata. L’imbottigliamento avviene in loco con una ditta di Treviso. Gli chiediamo perché e ci risponde che le ditte del posto non si sono dimostrate all’altezza. Ogni anno i prezzi lievitano per una mole di lavoro alle spalle che comprende la cura della vigna, la selezione, e il resto si sa, la qualità costa e Marco non può esimersi dall’obbedienza alle leggi di mercato. Velca, Nethum e Pantaleone solo alcune etichette dai colori caldi e pieni che caratterizzano le bottiglie. La storia della famiglia, la passione vivida e immediata, la solidità di Marco timido ma deciso e un progetto segreto che rivelerà solo l’anno prossimo, ricamano di bellezza questo luogo discreto. Il gusto e la sobrietà italiani risplendono in questo angolo dove storia e obbedienza al ciclo della terra si fondono in un bel prodotto di qualità. Presentate e promosse al Vinitaly di Aprile, le bottiglie saranno di nuovo in vendita da Maggio 2019.
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I commenti: | |||
Commento
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Commento di: emilia.urso | Ip:83.73.103.204 | Voto: 7 | Data 22/11/2024 19:38:06 |
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