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Riace Nobel per la pace Left, settimanale edito da Matteo Fago e diretto da Simona Maggiorelli, dedica al modello Riace la copertina del nuovo numero della rivista, in edicola dal 14 al 20 dicembre con il titolo “Riace Nobel per la pace”. Wim Wenders è stato tra i primi in assoluto, e in tempi ancora non sospetti, ad accorgersi della eccezionale straordinarietà di quanto stava accadendo nel piccolo paese di Riace, immerso nella profonda provincia di Reggio Calabria. Le immagini girate dal regista tedesco sono poi confluite all’interno di un film, realizzato per testimoniare i modelli di accoglienza verso i migranti messi in atto da alcuni comuni della Calabria. E’ proprio davanti ai riflettori del Nobel per la pace, nel 2009 a Berlino, che il produttore cinematografico di Düsseldorf ha deciso di raccontare come la storia di Riace e del suo sindaco – Mimmo Lucano – debba farci riflettere su come “sia possibile far convergere l’obiettivo dell’accoglienza con quello dello sviluppo locale. Riace ha mostrato che ciò è possibile, spalancando le porte al futuro. Questa è un’esperienza locale che però ha una valenza globale. E’ un insegnamento rivolto a tutto il mondo”. Le dichiarazioni rilasciate pubblicamente da Wim Wenders sintetizzano in maniera pressoché perfetta le ragioni che hanno spinto Left ad avanzare la candidatura di Riace a Nobel per la pace nel 2019. Un gesto dalla forte valenza simbolica, soprattutto in un periodo storico soffocato dal montare di ideologie xenofobe che cavalcano rabbia e malcontento, mafie che prosperano sulla vulnerabilità dei migranti e sulla quasi totale assenza dello Stato in territorio ad altissimo rischio di emarginazione sociale. I benefici apportati da Mimmo Lucano ad un territorio ai confini dell’Italia, e non solo per connotazione geografica, sono straordinari e sotto gli occhi di tutti: in pochi anni, Riace è stata trasformata con immenso coraggio da deserto dimenticato a luogo di accoglienza per poveri e migranti, che insieme hanno infuso nuova linfa vitale al paese sotto molti punti di vista. Botteghe riaperte, recupero di mestieri che hanno garantito possibilità concrete d’integrazione, ed una crisi economica quasi del tutto sconfitta hanno restituito al borgo quell’anima che sembrava essersi smarrita. Oggi, in seguito alla contestatissima inchiesta giudiziaria che ha momentaneamente messo in pausa il procedere di questo modello virtuoso da parte di Lucano, la situazione diventa ogni giorno più critica. In seguito all’arresto del suo sindaco, Riace sta assistendo ad un esodo forzato dei migranti le cui conseguenze immediate appaiono catastrofiche sotto il profilo sociale, culturale e persino economico. Come racconta sulle pagine di Left Giovanni Maiolo, rappresentante legale della Rete dei Comuni solidali (ReCoSol), “almeno settanta operatori impegnati nei progetti di accoglienza hanno perso il lavoro, le associazioni che operavano si ritrovano indebitate e la scuola elementare ha chiuso, priva dei bambini. Il paese sembra tornato quello di venti anni fa, con le case vuote e il silenzio. Anche le botteghe che avevamo aperto sono chiuse e la stessa associazione da cui tutto è partito, Città Futura, è stata sfrattata”. Di fronte ad un’ingiustizia legalizzata, che in poche settimane ha compromesso un lungo lavoro decennale come quello svolto a Riace, si stanno moltiplicando i casi di disobbedienza civile. Numerosi amministratori locali, da Palermo a Napoli, da Bologna a Torino, hanno già deciso di sospendere l’applicazione del decreto Salvini come forma di protesta e dissenso verso una legge che rischia di compromettere il futuro di migliaia di stranieri, minori inclusi. Per aderire all'iniziativa RIACE NOBEL PER LA PACE 2019 come organizzazione o singolo cittadino clicca qui https://bit.ly/2KVk5ER In edicola fino al 20 Dicembre |
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I commenti: | |||
Commento
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Commento di: emilia.urso | Ip:83.73.103.204 | Voto: 7 | Data 22/11/2024 22:55:33 |
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