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Gioco d'azzardo e ludopatia: le verità che nessuno racconta

Gioco d'azzardo e ludopatia: le verità che nessuno racconta
Autore: Editoriale del Direttore - Emilia Urso Anfuso
Data: 31/10/2018

Ogni giorno, in Italia, 52.000 persone giocano d’azzardo. E’ un dato che deve portare a un’attenta riflessione dal momento che - proprio nel nostro paese - il gioco d’azzardo era totalmente illegale e ritenuto immorale fino al 1992. Le bische clandestine, fumosi luoghi di perdita d’ingenti somme di denaro, sono rimaste nei ricordi di noi tutti, grazie anche a una cinematografia che ha impresso nelle nostre menti come certe cose no, non si dovevano proprio fare.

Ma nel 1992 accadde qualcosa che pose una sorta di confine tra le convenzioni sociali di allora, almeno per ciò che riguarda il gioco d’azzardo, e quelle attuali. Erano i tempi della terribile crisi che avviluppò l’Italia a causa della crisi valutaria, cagionata da una serie di speculazioni spregiudicate a livello europeo, che portò la lira, ma anche la sterlina, ai minimi storici, tanto da esser sbattute fuori entrambe, e senza troppi complimenti, dallo SME – Sistema Monetario Europeo - che garantiva una griglia di cambio predeterminata.

Solo un anno prima, era il 1991, col trattato di Maastricht fu decisa l’introduzione della moneta unica europea. Ai piani alti i programmi si fanno un decennio prima di realizzarli. Insomma: un periodo ricco di eventi che, dieci anni dopo, avremmo subito al grido di “Europa unita, moneta unica, sviluppo economico per tutti”! Menzogne un tanto al chilo.

Tornando al 1992: pur di batter cassa e subito, il governo italiano – capitanato all’epoca da Amato – si pensò non solo di ficcar le mani nei conti correnti degli italiani, con l’orrido “prelievo forzoso” operato nottetempo (i ladri si sa, lavorano al buio) ma ci si rese conto di una grande opportunità per riempire i forzieri del Tesoro: liberalizzare il gioco d’azzardo. Il ragionamento non faceva una piega: se si rende legale il gioco d’azzardo, ed è lo Stato a gestirlo e controllarlo, pensate quanti bei miliardi possono entrare, e con facilità. E senza nemmeno dover far nulla, perché saranno gli stessi italiani a regalare tanta ricchezza…

Ovviamente, non accadde tutto subito. Ci volle qualche anno per tirar su un sistema che non svelasse troppo le mire dello Stato Italiano. Però, l’idea era condivisa da ogni partito nazionale, e così si iniziarono a gettare le basi della deregolamentazione, o meglio, della legalizzazione del gioco d’azzardo.

L’introduzione, nel 1997, del Superenalotto, aprì le danze. Per avere la prima sala Bingo sul territorio nazionale fu necessario attendere il 1999. Ma fu con la Legge Finanziaria varata nel 2002, la N° 289 che si iniziò davvero a far sul serio: l’arrivo delle slot machine nei pubblici esercizi, fu l’inizio della fine per molti italiani.

Anno dopo anno, decreto dopo decreto, si arrivò al 2011, l’anno in cui fu approvato il DL 138 che liberalizzò il gioco d’azzardo online. Era fatta. Gli italiani potevano regalare miliardi a iosa allo Stato, convinti di “giocare” e di “tentare la fortuna”. Geniale.

Arriviamo ai nostri giorni. Dati del 2016 ci mostrano una situazione che è andata oltre ogni migliore aspettativa, ma solo per le casse dello Stato. Sapete quanto denaro hanno letteralmente bruciato, gli italiani, nel 2016, giocando ai vari giochi d’azzardo legalizzato? 96 miliardi. Si, avete letto bene. È un importo mostruoso. Tre leggi finanziarie messe insieme.

Circa il 4,4% del PIL. Se si pensa che, ogni anno, noi italiani per la spesa alimentare spendiamo circa 126 miliardi di euro, è facile comprendere come una fetta di italiani abbiano del tutto perso il controllo della situazione, con la complicità dello Stato, che ha generato un metodo satanicamente geniale per far versare un pesantissimo obolo alla popolazione, ma mascherato da “gioco”, perversa modalità di estorsione delle risorse economiche già messe a dura prova da un sistema fiscale, economico e del mercato del lavoro che ci fa apparire sempre ai primi posti dei podi meno lusinghieri in Europa.

In tutto ciò, ecco che nel perverso congiungimento tra Stato e cittadinanza, s’intrufola una patologia, che travalica quella forma insana di sindrome di Stoccolma – una patologia che rende dipendenti le vittime dai loro carnefici – e si sviluppa attraverso un’altra dipendenza: quella dai giochi di Stato. La Ludopatia (dal Latino ludus=gioco) è una patologia che aggredisce oggi dalle 400.000 alle 750.000 persone, anche se ancora le cifre non sono confermate da dati ufficiali.

Centinaia di migliaia di cittadini italiani persi nel girone infernale del gioco d’azzardo di Stato. Migliaia sono gli italiani che arrivano a indebitarsi – molti di essi sono anziani – e che perdono tutto: oltre i soldi, la credibilità e l’onore, anche le famiglie, ricadendo poi sulle spalle di un sistema sociale che non è in grado di sostenerli. 

E' bene però riflettere su un fattore: quanto i cittadini siano in grado di autogestirsi nel momento in cui decidono di affidare alla sorte il loro denaro.

Va detto, infatti, che le regolamentazioni esistono, esiste persino una Carta dei Servizi stilata da Aams - Amministrazione Autonoma dei Monopoli di Stato - che fissa, oltre alle regole sui giochi, anche e sopratutto online, alcuni metodi per non trovarsi al verde a causa del gioco.

Una tra le tante: poter fissare un limite alle ricariche settimanali che si effettuano sulle piattaforme di gioco online.

Come sempre, gli strumenti esistono ma sono gli esseri umani a dover decidere come usarli. 

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