La strada che sta percorrendo oggi l’Italia, in totale polemica con Bruxelles rispetto al proprio budget, condanna uno dei Paesi fondatori dell’Unione Europea ad affondare a sua volta nell’ “illiberalismo”? Con un governo completamente populista che lo guida, è evidente che proprio questo cammino, terribile per il futuro dell’Europa, è stato intrapreso.
L’imprimatur Orban
Il primo ministro ungherese Viktor Orban, il primo ad aver rivendicato questa espressione, non si è sbagliato, quando ha indicato “il suo eroe Matteo Salvini” - l’attuale ministro dell’Interno italiano e leader della Leganord – come “suo compagno di strada”.
L’ex-allievo potrebbe in effetti ben presto sorpassare il maestro, seguito su questa strada dal suo alleato M5S. “Noi corriamo un rischio”, si è di recente allarmato l’ex-presidente del Consiglio Romano Prodi. “Chi ha ricevuto il proprio mandato dal popolo pensa di avere il diritto di dire o di fare qualunque cosa, come se l’elezione avesse dato in dote la proprietà del Paese”.
Di fatto, la vittoria della coalizione delle elezioni dello scorso 4 marzo e più del 60% di opinioni favorevoli che raccoglie nei sondaggi, sono branditi dal governo del nuovo presidente del Consiglio Giuseppe Conte, come un assegno in bianco che gli hanno affidato gli elettori. Matteo Salvini non smette di ripetere che 60 milioni di italiani sono con lui. “Io non voglio governare per cinque mesi o cinque anni”, ha promesso dopo la nomina a vice-presidente del Consiglio e ministro dell’Interno. “Che la sinistra se ne faccia una ragione, noi governeremo i prossimi trenta anni un’Italia che non ha paura di niente e di nessuno”.
Il bullismo al potere
Un’Italia che preoccupa sempre di più dopo che la Lega e il M5S hanno fatto del bullismo la principale caratteristica dell’esercizio del potere. Tant’é che il segretario della Lega si è felicitato dell’arresto del Sindaco di Riace, simbolo dell’accoglienza e dell’integrazione dei migranti, mentre il leader del M5S prevedeva con soddisfazione “la morte programmata dei giornali”. Il M5S minaccia semplicemente di abolire l’Ordine dei giornalisti e questi ultimi si sono visti vietare ogni domanda durante la presentazione del progetto di budget da parte del ministro dell’Economia Giovanni Tria. Un ministro la cui amministrazione viene utilizzata per soddisfare le richieste elettorali dell'esecutivo a pena di "maxi-vendetta".
Regime autoritario
Il giornalista e scrittore Roberto Saviano denuncia uno strisciante progresso verso un regime autoritario, ma il governo respinge ogni accusa di fascitizzazione dell'Italia. Anche se non nasconde il suo fascino per le "democrature" (1). Vladimir Putin, l’uomo forte della Russia, è regolarmente apprezzato.
Ma le affinità elettive del governo attuale, che potrebbe trasformarsi in alleanza elettorale con la costituzione di un fronte sovranista per le elezioni europee di maggio prossimo, sono espresse in modo chiaro dall’Ungheria di Viktor Orban. Gli eurodeputati della Lega sono stati tra i pochi a rifiutare il mese scorso di sanzionare il mancato rispetto di Budapest per i valori europei.
Promesse inconciliabili
Con il loro “budget del popolo”, una lista di promesse inconciliabili e incompatibili con lo stato delle finanze pubbliche, i populisti di Roma cercano di far diventare maggiore la frattura tra “le élite tecnocratiche arroganti” e il “popolo oppresso”. Recentemente, alla finestra di palazzo Chigi, sede del governo, Luigi Di Maio, leader del M5S, proclamava: “Da questo balcone per anni si sono affacciati i torturatori del popolo italiano”.
A coloro che osano ricordare l’esistenza di regole da rispettare o gli ricordano di prendere in considerazione le realtà dei budget, economici ed europei, la risposta da parte di Matteo Salvini è sempre la stessa: “Me ne fotto”.
Campagna elettorale permanente
Pur se sono al potere, le forze anti-sistema continuano a comportarsi come se fossero sempre all’opposizione, in quella che sembra una campagna elettorale permanente.
Certo, in cinque mesi, nessuna riforma è stata avviata né una qualche iniziativa che potrebbe lasciar intravedere una volontà di limitare le libertà fondamentali. Ma gli attacchi verso chi li contraddice si moltiplicano e non si fermano. I media tradizionali sono “dei venduti e dei mentitori”, i dirigenti di “Bankitalia” dovrebbero presentarsi alle elezioni se vogliono esprimere le loro opinioni, gli “eurocrati sono illegittimi perché non eletti” e il presidente dell’Autorità della Borsa (ndr: Consob), spinto alle dimissioni perché troppo critico, è un “servitore della finanza internazionale”.
In un Paese in cui le classi dirigente hanno già perso credibilità, questo non fa che delegittimare di più delle istituzioni e delle autorità indipendenti che assicurano una funzione di controllo o di contro-potere. Ma anche se la natura democratica dell’Italia non è al momento minacciata, il suo carattere liberale potrebbe rapidamente esserlo.
Democrazia diretta
M5S e Lega preferiscono la democrazia diretta, senza intermediari che si mettano in mezzo alla volontà popolare di cui loro sostengono di essere i soli e i maggiori e sinceri interpreti. Lusingano piuttosto gli istinti plebei sventando le paure e trovando capri espiatori. Per Beppe Grillo, ex-leader del Movimento 5 Stelle, “il Parlamento non serve a niente e i suoi membri nel futuro dovrebbero essere estratti a sorte”. Matteo Salvini, riconosce solo “le leggi di buon senso” martellate e approvate a colpi di like su Facebook e Twitter.
In questo contesto, Steve Bannon, l’ex-consigliere di estrema destra di Donald Trump, fa loro gli auguri. Quello che accade nella penisola prefigura, secondo lui, la sterzata populista che l’Europa farà a maggio prossimo. La Lega ha nel frattempo aderito alla sua fondazione The Movement, che ha lo scopo di unificare i partiti di estrema destra eurofobi e populisti. Un segnale che non inganna.
1 – ndr. Democratura: un regime che confonde polizia e giustizia, riduce la funzione parlamentare a zero e priva il popolo dei mezzi di controllo democratico del potere (così spiega la parola francese “democrature” Max Liniger-Goumaz, in “Comment on s'empare d'un pays : la Guinée Équatoriale”, Les Éditions du Temps, page 13, 1989)