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Censimento annuale: il Grande Fratello avanza…

Censimento annuale: il Grande Fratello avanza…
Autore: Editoriale del Direttore - Emilia Urso Anfuso
Data: 18/10/2018

C’era una volta il censimento decennale. Ogni dieci anni, nel nostro paese, eravamo chiamati a rispondere a poche domande sulla composizione familiare e sull’appartamento in cui viviamo. Serviva a tenere conto della popolazione residente in Italia. Nulla di strano.

Fu istituito nel 1861, a nove mesi dall’Unità d’Italia, e per la prima volta si seppe quanti italiani residenti erano presenti sul suolo italico quell'anno: 22.182.377.

Dal 1861 il censimento fu effettuato – tranne nel 1891 per difficoltà finanziarie e nel 1941 a causa dello scoppio della Seconda Guerra Mondiale – ogni dieci anni.

A occuparsi del censimento, in Italia, l’Istat, l’Istituto di Statistica nazionale. Fino a che questa pratica serviva solo a monitorare numericamente la popolazione, come già accennato, nulla di male. Ora però si cambia regime, e da decennale il censimento diventa annuale.

A partire da Ottobre, infatti, 16.000 famiglie riceveranno il questionario per rispondere a una lunga serie di domande, non più soltanto sulla composizione familiare e dell’appartamento in cui viviamo, bensì molte altre domande, che toccano tutti gli ambiti della vita dei cittadini.

Con quale mezzo di locomozione si raggiunge il posto di lavoro? A che ora si esce di casa al mattino? Che percorso si effettua? Insomma: una sorta di interrogatorio, messi sotto torchio, tutti, per carpire ogni minima informazione relativa alla nostra esistenza, che di privato conserva sempre meno.

A sentire quelli dell’Istat, questa trovata del censimento annuale sarebbe “Un cambiamento che fornirà informazioni utili per le istituzioni, per le politiche economiche e sociali, per sapere leggere e valutare in modo tempestivo l’evoluzione del nostro Paese e saper guardare al futuro. Il nuovo censimento, infatti, produrrà annualmente i dati di base per comprendere e intervenire più efficacemente sulla soddisfazione dei bisogni degli individui e delle famiglie nelle diverse fasi della vita e per programmare e gestire i servizi sul territorio”.

La prima frase esplica le reali ragioni di questo cambiamento: fornire, alle istituzioni, informazioni approfondite su ogni singolo cittadino. Le frasi seguenti, invece, nascondono il trabocchetto: per far digerire l’introduzione di un nuovo elemento del Grande Fratello di Orwelliana memoria, si fa pensare al popolo che serva per “soddisfare i bisogni degli individui”. Non sembra però che, l’ultimo censimento – quello del 2011, già ricco di domande di ogni sorta, atte a scandagliare l’esistenza dei cittadini italiani, abbia sortito questi benefici effetti e soddisfatto i bisogni dei cittadini, Anzi.

Proprio dal 2011, è stato peraltro introdotto un elemento che non è esattamente a vantaggio del cittadino: chi osa negare la propria partecipazione al censimento, si vedrà affibbiare una sanzione amministrativa, che va dai 200 ai 2.500 euro. Questo si, che si chiama “pensare ai bisogni” di noi italiani…

A ben riflettere, tutto ciò ha il sapore del controllo massimo, del voler entrare sempre più nella vita privata della gente, che è già stata privata del sacrosanto diritto alla privacy, al non dover raccontare per forza cosa accade in casa propria e perché. D’altronde, l’uso smodato dei social, e trasmissioni popolari come “Il Grande Fratello” hanno portato una grossa fetta della popolazione a essere avvezzi a guardare dal buco della serratura, in una pandemia voyeuristica che, però, sta procedendo al contrario: dal buco della serratura, e per Legge, guardano anche te, ora.  

Tutto ciò che riporteremo sui questionari che riceveremo ogni anno per il censimento, apporteranno dati succulenti per le istituzioni. Sapranno di noi ogni cosa. Ogni virgola. Ogni spostamento. Ogni centesimo che entra e che esce.

Il tutto, servito sul piatto del “servizio al cittadino” che, troppo preso dalle incombenze quotidiane, non si accorgerà di esser divenuto un elemento senza vita privata. Analizzati per peggiorare la condizione di vita, o per permettere alle istituzioni di creare misure economiche peggiorative, non si potrà più celare nulla all’occhio vigile di un sistema a cui abbiamo ceduto ormai l’ultimo brandello di individualismo.

Non è affatto cosa buona. Ne riparleremo.                           

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