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Lamezia: inferno di pioggia. La testimonianza di chi si è salvato

Lamezia: inferno di pioggia. La testimonianza di chi si è salvato
Autore: Angela Urso - Redazione Cronaca
Data: 07/10/2018

Caterina, una professionista di Lamezia Terme, racconta la terribile esperienza vissuta a causa dell'esondazione del torrente avvenuta a San Pietro Lametino, nello stesso territorio in cui la tretenne Stefania Signore ha perso la vita insieme al figlio Cristian di sette anni, travolti dalla piena del torrente, e si sta cercando ancora il figlio di due anni, Nicolò, il cui corpo non è ancora stato trovato: “E’ stata la giornata piu’ brutta della mia vita per me e, soprattutto, per mio nipote di 9 anni, che dormiva sui sedili posteriori della macchina, senza sapere quello che stavamo rischiando”.

“Ho cenato a casa dei miei genitori, poi in serata, poco dopo le 22, sono ripartita per rientrare a casa. Con me e’ venuto anche mio nipote, per trascorrere il fine settimana insieme". Ma durante il viaggio di ritorno: “E’ venuto giu’ il diluvio. Mio nipote era sui sedili superiori – ha raccontato Caterina – quando la pioggia e’ diventata sempre piu’ incessante, costringendomi a fermare la macchina. Non si vedeva assolutamente nulla. Alla fine, sono servite sette ore per raggiungere casa, ma non dimentichero’ mai ogni attimo di quella notte assurda. Per fortuna, il piccolo si e’ addormentato”.

“C’era acqua e fango ovunque e la strada era sempre piu’ piena di detriti. La pioggia era sempre piu’ forte, alimentata anche da un forte vento. Poi – ha aggiunto Caterina – dopo qualche ora, la prima sensazioni di un miglioramento che mi ha spinto a ripartire. E’ durato, pero’, molto poco, ed e’ stato in quel momento che sono passata davanti alla macchina di Stefania Signore. Non so se lei fosse ancora dentro. Non ho fatto caso, perche’ durante il percorso erano diverse le macchine ferme con gli indicatori di direzione accesi per segnalare l’emergenza”.

“Poco piu’ avanti siamo stati costretti a fermarci nuovamente. C’e’ stata anche solidarieta’ tra i pochi automobilisti presenti, ma e’ in quel momento che abbiamo scoperto di essere in una sorta di imbuto. Dietro, infatti, la strada era in condizioni disastrose, ma non potevamo andare avanti perche’ i tergicristalli, azionati al massimo, non riuscivano a spostare la mole di acqua che cadeva sul parabrezza. Sono stati momenti drammatici”.

“Sette ore chiusa in una macchina, con quelle condizioni atmosferiche, sono un’eternita’, ti senti impotente, esposta a tutti i pericoli. Una esperienza che non auguro a nessuno e che non dimentichero’, anche se devo riuscire a superarla”. 

 




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