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Vajont: pronto il progetto per una nuova centrale elettrica

Vajont: pronto il progetto per una nuova centrale elettrica
Autore: Daniele De Luca - Redazione Attualita'
Data: 06/10/2018

Una nuova centralina elettrica potrebbe presto nascere dalla diga maledetta, la diga del Vajont. Il 9 ottobre è il 55esimo anniversario della più grave strage di Stato del dopoguerra: 1.917 vittime, 487 bambini, 764 tombe senza nome ancora oggi.
 
Il progetto delle ditte Martini& Franchi ed En&En risale ad alcuni anni fa. All’inizio la centralina doveva nascere alla base della diga, lì dove oggi l’acqua fa un salto di 170 metri uscendo dalla galleria di by-pass del Vajont.
 
Ora si ragiona su un’altra possibilità a monte, nei Comuni di Erto e Casso. Nessun onere per i Comuni di Longarone, Erto e Casso ai quali, anzi, sarà corrisposto un canone fisso di 300 mila euro più una percentuale in base ai kilowatt prodotti.

“Al momento il progetto è in stand-by” dice a Estreme Conseguenze il sindaco di Longarone e presidente della Provincia di Belluno, Roberto Padrin. La maggioranza della popolazione è favorevole, lo ‘sconto’ in bolletta potrebbe essere consistente.

Non la pensa così il Comitato Sopravvisuti Vajont, di cui Micaela Coletti è presidente e anima. “Ci si dimentica che all’interno della diga ci sono anche 100 operai che sono morti quella notte, venuti giù dentro la diga insieme alla frana: se non è ‘sacra’ quell’acqua, quel bacino, allora, cosa lo è? Cosa vogliono ancora quelli che sono arrivati qui dopo il 9 ottobre, con un paese rifatto nuovo e 30 anni senza tasse? E noi sopravvissuti che abbiamo perso tutto e che non abbiamo avuto nemmeno una casa, che dovremmo dire?”.

Micaela Coletti quella notte era nella sua camera, a letto. Fece un volo di 350 metri. La trovarono sepolta dal fango con fuori solo un piede e un mano. Una bolla d’aria la salvò. “Quel rumore... un mostro, un enorme mostro che si avvicinava. Sentivo una voragine sotto il letto allora mi sono rannicchiata istintivamente, forse è stato quel movimento a salvarmi la vita”. Tutta la sua famiglia morì.
 
Non ebbe diritto a nessuna eredità. “Si chiama legge sulla commorienza - spiega - è una legge del 1926 che credo non sia mai stata applicata se non qui a Longarone. Se una coppia muore insieme, nello stesso momento, per la legge di commorienza non ha avuto tempo di dare in eredità nulla a nessuno.
 
Ovviamente a Longarone non è andata così, le morti sono state in tempi diversi, c’erano persone che urlavano, qualcuno respirava ma gli avvocati della Sade sono riusciti a far valere questa legge assurda contro di noi.. e così non abbiamo avuto nulla. Non una casa, non un lavoro, nulla. Dobbiamo ringraziare l’allora senatore Leone che tornato a Roma divenne avvocato difensore della SADE e per premio poi l’han fatto presidente della Repubblica...”
 
Alle celebrazioni del 55esimo non sono previste presenze istituzionali nazionali. Forse il crollo del ponte Morandi è vicenda troppo recente per invogliare alle passerelle.
 
“L’ultima volta che è venuto il Presidente della Repubblica - dice il sindaco Padrin - è stato nel 2002, 16 anni fa. Ma mi auguro che presto Mattarella possa venire.”

Articolo completo su www.estremeconseguenze.it
 



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