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Governo: tra il promettere e il fare c'è di mezzo il popolo italiano

Governo: tra il promettere e il fare c'è di mezzo il popolo italiano
Autore: Editoriale del Direttore - Emilia Urso Anfuso
Data: 30/09/2018

Alla fine, dopo polemiche infinite, dichiarazioni e contro dichiarazioni e un Di Maio perennemente collegato in video diretta su Facebook, a confermare ai propri sostenitori l’esistenza di “un governo del cambiamento” è arrivata la nota di aggiornamento al DEF.

Nella nota di aggiornamento al Documento di Economia e Finanza, il più importante per le sorti della nazione, è contenuto quel 2,4% di aumento del deficit che, secondo Di Maio e Salvini, produrrà solo effetti positivi sull’economia delle famiglie e della nazione.

Si sappia una cosa: quando una nazione ha un debito pubblico troppo elevato, esistono tre strade.

Una è decidere di aumentare le tasse. Impercorribile per chi ha fatto una campagna elettorale contro l’aumento delle tasse e delle imposte. Un’altra strada è quella di immettere denaro nel sistema economico della nazione. Improponibile in una nazione con un sistema economico giunto ormai al default. La terza strada, è quella di decidere di aumentare il debito pubblico, e quindi, di aumentare la percentuale di deficit.

La terza strada è quella decisa dal governo giallo-verde che, dopo la presentazione della nota di aggiornamento al DEF ha prodotto una scena che nessuno si aspettava: Di Maio si affaccia dal balcone di palazzo Chigi, trionfante, per urlare a un piccolo gruppo di sostenitori con le bandiere del M5S in mano che la “Manovra del popolo del governo del cambiamento” è divenuta realtà. Scroscio di applausi, bandiere sventolate, commozione, abbracci, gente che esulta. Nessuno che ricordi altri balconi, altre folle plaudenti, altri disastri...

Ora: lo comprenderebbe anche un bambino che, se sei già zeppo di debiti fino a oltre il collo, e ti indebiti ancora di più, senza avere alcuna idea di dove andare a pescare i soldi da restituire a chi te li ha prestati, o sei pazzo o sei un delinquente navigato, di quelli pronti a sparire nel momento in cui ti bussano alla porta i creditori.

Eppure, dal governo – o meglio da una parte di esso – arrivano trionfalistiche rassicurazioni sul fatto che, questo aumento del deficit e quindi del debito pubblico, in un momento storico in cui – semmai – l’Italia per uscire da una crisi pestilenziale dovrebbe abbattere costantemente almeno gli interessi onerosi che tutti paghiamo sul debito pubblico, ecco che la “soluzione vincente” sembra essere proprio quella di inguaiarsi ulteriormente.

E non date retta quando vi dicono che "lo ha fatto la Francia" perché la Francia non ha il nostro mostruoso debito pubblico, e il rapporto deficit-pil della Francia noi ce lo sogniamo. Dovete invece credere a chi sta ipotizzando che l'Italia stia andando dritta verso un baratro modello Argentina: infatti, l'Argentina scelse di aumentare il deficit, facendo credere al popolo che era la soluzione perfetta alla crisi economica. Gli effetti devastanti di questa decisione sono noti a tutti.

A chi, in queste ore, prova a chiedere a Di Maio se non è un rischio questa scelta, lui risponde serafico: “Si risolverà tutto grazie allo sviluppo economico che avremo in Italia”. Di come intendano sviluppare l’economia della nazione, però, nessuno ci fa il favore di fare almeno un pallido accenno. A quelli del M5S e della Lega, bisogna credere e basta. Come, forse più, di un credo religioso.

Di Maio dimentica peraltro, o non sa, che dal 2019 non avremo più la rete di protezione del Quantitative Easing, come ho spiegato in questo articolo, e questo determinerà problemi economici non di poco conto, dal momento che avremo meno risorse economiche a disposizione per sanare il debito pubblico e per rilanciare l'economia della nazione.

D’altronde, il tipo di elettorato che sta attualmente sostenendo il governo giallo-verde, sembra poco avvezzo all’approfondimento delle tematiche politiche, economiche e sociali e pure all’aritmetica spicciola, quella del due più due fa quattro. Questo elettorato, composto da gente di vario tipo, ex elettori di ogni partito, sfiduciati cronici, fuoriusciti da ideali di ogni sorta, vuole solo concretezza, carta che canta, conferme, e se ne fotte di dover ragionare su cosa sta accadendo davvero.

Hanno votato perché gli è stato promesso che i migranti sarebbero stati cacciati a calci in culo. Hanno votato per la promessa elettorale di ottenere l’agognato reddito di cittadinanza. Hanno votato sulla scia di altre promesse affascinati, dai nomi inesplicabili ai più, come Flat Tax e compagnia briscola. Considerando quindi che, l’elettorato che plaude oggi il governo giallo-verde, pretende conferme, e le pretende a ogni costo...Per quale motivo pensavate che la prima azione di governo sia stata la chiusura a tenuta stagna dei porti italiani?

Salvini è arrivato al punto da chiudere i porti a una nave militare carica di migranti soccorsi in mare, la Diciotti, realizzando un’azione incomprensibile a chiunque conosca almeno un minimo i trattati internazionali, la Costituzione italiana e le regole di salvataggio in mare. Ma serviva per far capire che questo governo mica pettina le bambole, mica prende per i fondelli gli elettori.

No: questo governo lavora subito, mica cavoli, e procede a passi da elefante asfaltando tutto ciò che si frappone tra la promessa elettorale e la sua concretizzazione. Di più: in preparazione di una possibile vittoria elettorale, proprio Salvini ha lavorato alacremente per inoculare nella mente degli italiani dati gonfiati relativamente il numero di reati che accadono in Italia, a suo dire quasi totalmente a opera di extracomunitari clandestini. Per quanto dal Viminale continuino a snocciolare dati molto allarmanti in tal senso, la realtà appare diversa, come molte analisi confermano.

Peccato però che, mentre il popolo, elettore e spettatore, si appassionava alle vicende dei respingimenti di migranti, tenuti in ostaggio tra mare, politica nazionale e internazionale e interessi economici di tutti i partiti politici nazionali, il resto del governo in carica rimaneva a girarsi i pollici, in attesa che, i veri lavoratori al governo – funzionari ministeriali pagati a questo scopo – fornissero il documento più importante dell’economia nazionale. Il DEF. Tra tira e molla, rumors, qualche uscita poco felice, come quella di Rocco Casalino portavoce del Premier Conte, che azzanna verbalmente i funzionari del Ministero dell’Economia che avrebbero “tramato contro i progetti del governo”, alla fine ecco sfornato il DEF più paradossale della storia d’Italia, almeno degli ultimi anni.

Nessuno prima d’ora aveva azzardato tanto. Nemmeno quelli che, oggi, vengono indicati come i peggiori governi della Repubblica Italiana, che di errori, omissioni, scandali di ogni sorta e misure economiche contro la popolazione ne hanno collezionati a iosa, eppure hanno evitato di realizzare un errore enorme, azionando probabilmente il neurone del ragionamento economoco spicciolo.

Aumentare il deficit per fare cassa. Tanto, poi, in qualche modo si rimedierà, in qualche modo si riuscirà a risollevare l’economia della nazione. In quale modo non si sa, ma aumentando il deficit, si intravvede un futuro non roseo, volendo essere ancora ottimisti.

Hanno praticamente deciso di giocare alla roulette russa col futuro degli italiani, ma per loro – loro i politici al governo, e loro la parte di popolo che li sostiene – la cosa importante è il “Qui e ora”. E chi se ne fotte, per ora, del domani. L’importante è dare prove concrete sul fatto che le promesse elettorali non erano vane, ma reali. L’importante è affacciarsi dal balcone di Palazzo Chigi, modello Mussolini, D’Annunzio, ma anche Peron, e urlare al popolo: “Ce l’abbiamo fatta”! l’importante è dare in pasto a quella porzione di cittadini inferociti dalla mala gestione globale della cosa pubblica, qualcosa da prendere a morsi, come un pezzo di carne sanguinolenta data in pasto ai leoni.

Ma attenzione, ecco la ciliegina sulla torta: Di Maio ha già dichiarato che si procederà con tagli alla spesa. Quella pubblica? Macchè: tagli alle detrazioni per le spese mediche e per i mutui. I primi segnali di ciò che ci attende anche a causa di misure ridicole come quella di aumentare il debito pubblico.

Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha già esposto il suo pensiero su quanto sta avvenendo: "La Costituzione italiana - la nostra Costituzione - all'articolo 97 dispone che occorre assicurare l'equilibrio di bilancio e la sostenibilita' del debito pubblico. Questo per tutelare i risparmi dei nostri concittadini, le risorse per le famiglie e per le imprese, per difendere le pensioni, per rendere possibili interventi sociali concreti ed efficaci". La replca di Salvini: "Carta non impedisce cambi rotta. Dell'Ue me ne frego". Se ne frega, lui. Se ne frega di bilanci, economia, mercati, politica internazionale, crisi economica e anche del futuro di milioni di persone. "Qui e ora". Punto. E' la politica del "Governo del cambiamento". E 'fanculo al futuro.

I pugni sbattuti sui tavoli della Commissione Europea, la voce grossa, il non voler sentir ragioni di fronte ai consigli di non fare passi falsi capaci di farci precipitare nel baratro più nero, a me danno però un'altra sensazione. A parte l’eventualità – già percorsa in queste ore da molti analisti – che tutto ciò serva da preludio per chiedere di uscire dalla Comunità Europea, credo vi sia anche un’altra parte di ragione a tutto questo.

Proprio perché l’elettorato misto che sostiene il governo attuale, è quella parte di popolazione maggiormente stufa, incazzata, stanca della persecuzione di un sistema politico ed economico palesemente nemico del benessere della popolazione, ecco che costoro si aspettano che chi hanno mandato al governo risolvano davvero le criticità abbattutesi sulle spalle degli italiani. E se tutto ciò che è stato promesso non verrà realizzato, come pensate che reagiranno costoro? Non bene, e i sintomi li abbiamo già.

Primo sintomo: la quota di lavoratori dell’ILVA a cui in campagna elettorale era stato promesso che l’industria avrebbe chiuso i battenti, e che hanno davvero sperato che questo accadesse, appena hanno capito che non sarebbe mai avvenuto, sono andati a prender di petto i parlamentari pentastellati a cui avevano dato fiducia. Non certo per offrirgli un caffè, ma a chiedere conto e ragione delle promesse non mantenute.

Secondo sintomo: stavolta voliamo a Genova dopo il crollo del ponte Morandi. Già stanchi dei tira e molla politici, delle castronerie di Toninelli e del caos che già pervade la futura ricostruzione del ponte, un gruppo di cittadini tra coloro che sono rimasti senza case, e senza speranza che a breve si sappia qualcosa sul loro futuro, hanno minacciato di voler ricorrere a picchetti sotto ai palazzi istituzionali, ma hanno anche minacciato di andare sotto casa di Grillo. Anche in questo caso, non certo per offrirgli un caffè.

Questo governo, al di là dell’incompetenza, al di là degli strafalcioni, delle castronerie dichiarate ogni giorno, dell’incapacità di gestione – anche a livello mediatico – delle questioni nazionali, non sta capendo una cosa. Si sono proposti come “ultima spiaggia”. Si sono proposti come “Governo del cambiamento”. Sono entrati nei palazzi istituzionali a prendere i posti di comando di una nazione alla canna del gas, forse pensando fosse un gioco – le espressioni dei primi tempi, stampate sul viso di Di Maio sono una conferma – per poi rendersi conto che questo popolo, questi cittadini, questi elettori, non faranno passare facilmente gli errori, le criticità, le lungaggini, le dabanaggini e le falsità svendute come oro colato. Stavolta no.

Sinteticamente: hanno voluto la bicicletta. Dovranno pedalare fortissimo...

Finisco con un piccolo ragionamento, che quasi nessuno sta comprendendo: i governi precedenti hanno avuto problemi con il debito pubblico e con il deficit. Problemi derivanti dalle enormi spese per il funzionamento della macchina statale, per la mala gestione della cosa pubblica, per non aver mai voluto fare spending review. Ma ciò che sta accadendo ora è del tutto diverso: inserire nel DEF l'aumento di debito pubblico per battere cassa, è qualcosa di totalmente contrario a un'oculata gestione dei conti pubblici. E' contraria alla Costituzione italiana che consiglia vivamente di tenere i conti pubblici in ordine. E' contrario alle dinamiche attuali per ciò che riguarda non solo l'economia della nazione, ma anche e sopratutto, la fiducia che i mercati hanno nei confronti dell'Italia. 

Lo spread che schizza in alto, è una delle prime conferme di questa assurda gestione delle politiche economiche nazionali. Nessuno può esser tanto folle da investire in una nazione che non sa come gestire se stessa.

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Data:10/08/2013
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