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Da parecchi anni è risaputo, almeno per coloro che navigano e si documentano abitualmente in rete , che lo zucchero bianco industriale raffinato è tossico.
Pertanto evitarlo non è una moda per snob salutisti e maniaci del biologico, come spesso la subcultura popolare tende a giudicare coloro che lo rifiutano, ma è puro buon senso. Come dimostra il sottostante articolo d’archivio della rivista TRA TERRA E CIELO del 2006, che a sua volta riporta argomentazioni tecniche che erano conosciute ormai da parecchi anni.
Fortunatamente da alcuni anni si sta diffondendo sempre più in alternativa lo zucchero grezzo di canna (che non è il massimo ma è comunque meglio di quello bianco) e quello integrale di canna e la stevia, che sarebbe meglio fossero entrambi biologici, se non fosse che il prezzo ancora elevato non lo rende accessibile a tutte le tasche.
Purtroppo ancora troppe persone sono abituate a considerarlo innocuo e utilizzarlo con disinvoltura, senza rendersi conto di quali gravi danni possa arrecare alla nostra salute. Il problema maggiore è però rappresentato dal fatto che ancora troppi produttori di alimenti utilizzano lo zucchero bianco raffinato come ingrediente, ad esempio nei diffusissimi succhi di frutta, e viene pertanto ingerito dai consumatori senza sufficiente consapevolezza. Il mio invito è pertanto quello di leggere sempre le etichette ed evitare i prodotti che lo contengono.
Quello bianco, raffinato, è un vero e proprio veleno. Meglio sostituirlo con malto, succo d’agave, sciroppo d’uva, di mele, d’acero o semplicemente con un profumato cucchiaino di miele … La dolce debolezza ha per noi origini molto remote, a partire dalla nascita quando, inermi e beati, succhiavamo con passione il latte materno, delicatamente zuccherino. Ma lo zucchero industriale produce effetti negativi sul nostro organismo essendo un prodotto morto, inerte ed assai nocivo.
Questo è dovuto alla sua laboriosa raffinazione, in gran parte voluta per renderlo presentabile agli occhi del consumatore moderno.
Il prodotto di partenza viene cotto con latte di calce, nella quale i componenti nobili del vegetale - albumine e minerali - precipitano, distruggendosi in conseguenza della reazione alcalina e del calore.
La sostanza risultante viene poi trattata con calce viva, acido carbonico, biossido solforico e carbonato di calcio. La massa ottenuta viene ulteriormente cucinata, raffreddata, cristallizzata e centrifugata.
L’ultimo processo, la raffinazione, avviene utilizzando acido carbonico, acido solforico ed altre sostanze non meno dannose.
L’industria saccarifera, per aumentare la produzione del prodotto finale ha introdotto nella lavorazione anche il sistema della lunga macerazione dei composti in soluzioni di resine, ammoniaca ed acqua.
Una domanda: quanti dei consumatori abituali di zucchero sanno che con esso ingeriscono una miscela contenente residui di calce, resine, ammoniaca, acidi vari e solo “tracce” di barbabietola da zucchero? Ma che cosa potrebbe ulteriormente convincerci a togliere lo zucchero raffinato dalla nostra dieta? Forse il sapere che non apporta alcuna vitamina, alcun oligoelemento, niente di niente.
Al contrario il nostro organismo può assorbirlo solo investendo buona parte delle sue risorse di vitamina del gruppo B (da ricordare che il crescente aumento di depressioni, stanchezze profonde ed esaurimenti nervosi è dovuto in gran parte alla carenza di vitamina B1 e B5). E se ciò non bastasse dobbiamo sapere che compie un’azione demineralizzante, decalcificante e favorisce i processi fermentativi con conseguente aumento di flora batterica tossica per l’intestino.
E ancora: è la vera causa dell’incremento dei diabetici nei paesi industrializzati.
Anche il nostro sistema endocrino si sbilancia per l’introduzione di quest’elemento che non esiste in natura, e di conseguenza ne risente il nostro umore. Questo ovviamente non significa che dobbiamo rinunciare del tutto ai piaceri della gola: esistono nel commercio alternativo ottimi prodotti (come biscotti, merendine, dolci, budini, ecc.) dolcificati con sostituti naturali quali malto, succo d’agave, sciroppo di mele o di uva, sciroppo di acero, fruttosio, miele. Possiamo anche usare tali sostituti nella preparazione casalinga dei dolci, avendo l’accortezza di usarne di meno poiché hanno un potere dolcificante maggiore dello zucchero tradizionale. E ogni tanto facciamo pure uno strappo alla regola con un cannolo siciliano, ma con criterio e saggezza.
Susanna Berginc
(Tra Terra e Cielo, giornale mensile, n. 207, dicembre 2006)
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I commenti: | |||
Commento
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Commento di: emilia.urso | Ip:83.73.103.204 | Voto: 7 | Data 22/11/2024 23:03:42 |
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