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Netflix: gli utenti non possono più recensire

Netflix: gli utenti non possono più recensire
Autore: Claudio Martinotti Doria - Redazione Attualita'
Data: 22/07/2018

Sono abbonato a Netflix da un paio di anni, da quando mi è stato possibile accedervi con il wireless, e avevo notato fin da subito i suoi limiti anche superiori a quanto riportato nell’articolo sottostante, ed ho cercato di rimediare partecipando, cioè dicendo quello che pensavo (come mio solito) e facendo semplici proposte, perlopiù a costo zero, essendo solo organizzative e di modifica di alcuni programmi informatici.

 

Ma comunicare con Netflix non è facile, lo puoi fare solo chattando, e già questo infastidisce parecchio, perché emana un chiaro segnale d’inaccessibilità e distacco pianificato, atteggiamento irrispettoso verso il pubblico, considerato solo consumatore passivo, cui è concesso solo di interloquire con dei collaboratori addestrati posti alla base piramidale, che delle politiche aziendali temo sappiano ben poco.

 

Alle chat hanno messo quantomeno persone intelligenti, su questo non ci sono dubbi, peccato che rispondano quasi tutti/e come degli automi, molto gentili ma con frasi preconfezionate, finché ne ho trovata una che sinceramente, forse perché in sintonia con quanto esponevo come critica a Netflix mi ha rivelato che scriveva dal Portogallo, nel senso che in Italia Netflix, nonostante abbia ormai milioni di abbonati non ha una solo postazione, non ha fornito lavoro a nessuno, l’unico investimento che ha fatto è nell’ingaggiare attori doppiatori, perché ha capito che gli italiani gradiscono poco vedere film stranieri coi sottotitoli, ed all’inizio Netflix aveva solo quelli. Nel corso dei primi tre o quattro mesi, come sono solito fare analizzando tutti i punti deboli della piattaforma Netflix, ho fornito loro, tramite chat tutte le indicazioni per porvi rimedio.

 

Si trattava perlopiù di punti deboli che riguardavano l’approccio con gli abbonati: dalla presentazione troppo stringata dei film, priva di dati essenziali per poterli selezionare, allo scarso spazio fornito agli spettatori per fornire il loro giudizio sul film visto, oltre a banalissimi errori dovuti a superficialità e disattenzione organizzativa, come vi fosse una frettolosa smania di inserirli a prescindere dai loro contenuti. Che per un individuo come me abituato a frequentare da anni FilmTv (https://www.filmtv.it )dove le recensioni sono veramente tali perché scritte da veri e propri cinefili esperti (tra cui il sottoscritto), è impossibile definire recensioni le poche righe scritte dagli abbonati di Netflix per ogni singolo film o serie tv, per cui la loro cancellazione non è grave dal punto di vista della loro utilità ma solo come simbolismo della politica aziendale unilaterale ed arbitraria, direi anche prepotente e offensiva.

 

Mai e poi mai Netflix ha accolto e applicato anche i più semplici consigli provenienti dai suoi abbonati/clienti, che sicuramente in molti avevamo fornito, il perché è reso evidente dall’articolo sottostante: ha altri obiettivi, perlopiù espansivi e di esclusiva applicazione dell’IA, Intelligenza Artificiale, di cui si avvale, preferendo usare algoritmi che personale pensante. Preferisce investire 100 milioni di dollari in un singolo film, come so essere già avvenuto, anziché spenderne uno solo per migliorare i rapporti con i clienti, lasciare loro più spazio d’intervento e selezione dei film e serie tv, consentire di interagire tra loro e con l’azienda, creando un rapporto fiduciario e sinergico. Niente di tutto questo.

 

E’ solo business, peraltro gestito male, perché com’è tipico nella mentalità americana, si basa sui grandi numeri e non sulla qualità. Infatti Netflix è piena di debiti, perché investe troppo in onerosi prodotti di consumo che produce autonomamente (lasciar riposare la mente, o meglio ancora “instupidirla”) e poco nella qualità e nella ricerca autoriale (ci sarebbero ottimi film a basso costo, ma preferiscono puntare sulla mediocrità costosa e spettacolare basata sugli effetti speciali digitali).

 

E quindi per ripagare i suoi debiti e iniziare a fare profitti deve acquisire sempre nuovi abbonati, i 130 milioni attuali non bastano, quindi per loro conta la quantità non la qualità. Il 90% dei loro prodotti è pura spazzatura intellettuale per decerebrati (tenete conto che noi ci lamentiamo dell’ignoranza degli italiani, ma gli americani sono messi molto peggio). Fortunatamente in quel 10% che si salva, ci sono anche sorprendenti prodotti autoriali e “artigianali”, alcuni di notevole pregio, genialità, inventiva e innovazione culturale, ma quasi sempre non americani, sono produzioni brasiliane, canadesi, australiane, francesi, scandinave, ecc..

 

Perché non fatevi illusioni, gli americani producono perlopiù spazzatura propagandistica patriottica politico militare, perché Hollywood  è culo e camicia con la CIA e il Pentagono, ed è cosa risaputa e documentata, non sono teorie da complottisti della domenica, molti film e serie tv sono addirittura commissionati dalle istituzioni politico militari e dell’apparato industriale militare americano, e tutte vengono quantomeno filtrate e censurate. Non passa nulla alla distribuzione se prima non è stata autorizzata. Questa è la democrazia americana esportatrice di libertà all’estero, questo per il semplice fatto che Hollywood è stata l’arma propagandistica più efficace e potente in assoluto dalla II Guerra Mondiale, di cui gli USA hanno potuto disporre per ottenere e gestire la loro supremazia nel mondo, molto più efficace della deterrenza nucleare, perché ha prodotto il graduale lavaggio del cervello di miliardi di persone ogni giorno tramite i televisori e le sale cinematografiche, ora i monitor e gli smartphone, come ha saputo dimostrare argutamente e perspicacemente il saggista Roberto Quaglianel suo recente libro Il Fondamentalismo Hollywoodista: Viaggio in Iran Alla Scoperta Dell’invisibile Ideologia Dell’occidente, che per coloro che volessero leggerlo è reperibile a basso prezzo su Amazon.

 

E a proposito di Amazon, Prime Video, il più diretto concorrente di Netflix (anche se ne stanno arrivando altri, frutto di partnership di alcuni colossi del settore), non pensiate che sia meglio come qualità complessiva, lo è solo nei costi, che nonostante il recente e repentino raddoppio dell’abbonamento è comunque meno di un quarto rispetto a Netflix come oneri annuali, ma come qualità è ancora peggio, la spazzatura supera il 95% del catalogo, trovare un film o due su cento che valga la pena di essere visto è già un’impresa ardua, andiamo leggermente meglio con le serie tv, alcune sono pregevoli, ma anche in questo caso è escluso ogni apporto da parte degli utenti, non esistono recensioni e neppure semplici valutazioni di voto, non ti consente di fornire alcun apporto personale, devi essere solo uno spettatore passivo. Scegli, accontentati e non rompere le scatole, questa è la semplice politica aziendale.

 

 

Ci chiniamo grati di tanta disponibilità e generosità nei nostri confronti, che in ogni caso rappresenta sempre un salto di qualità ed una valida alternativa rispetto alla RAI, Mediaset e La7, dove la spazzatura è ormai da tempo prossima al 99% dei palinsesti, e dove l’atrofizzazione del cervello (più che il lavaggio) è quasi certa. Certamente è meglio leggere un libro che vedere Netflix o Prime Video, ma siccome a leggere abitualmente libri è meno del 20% della popolazione italiana, ci si deve pur distrarre con delle immagini, in tal caso facciamoci andar bene ciò di cui disponiamo, ma facciamolo cum grano salis.

 

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