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Creato nel 1986 dalla rivista britannica The Economist, l’indice Big Mac è uno strumento interattivo, aggiornato ogni sei mesi, che permette di confrontare delle valute. Utilizza come riferimento il prezzo del famoso panino di McDonald’s, considerato come un prodotto universale, essendo questo franchise americano presente in più di 120 Paesi. Il suo calcolo è basato sulla teoria della parità di potere d’acquisto (PPA). In base a questa teoria, il prezzo di uno stesso bene dovrebbe essere simile ovunque nel mondo. Tutti i prezzi rilevati sono convertiti in dollari americani, secondo il tasso di cambio in vigore. Al fine di stabilire un tasso di cambio “implicito”, secondo la rivista britannica, il prezzo (nella valuta originaria) del Big Mac in ciascuno dei Paesi, è semplicemente diviso per il prezzo del panino in Usa. Questo tasso di cambio “implicito” è confrontato con il tasso di cambio in vigore. Se il tasso di cambio “implicito” calcolato per un Paese è superiore al tasso di cambio in vigore tra il dollaro americano e la valuta di questo Paese, questo significa che la moneta di questo Paese è sopravvalutata in rapporto al dollaro americano. Grazie ai dati messi a disposizione da The Economist, al 1 luglio, “un panino Big Mac costa in media 5,51 dollari americani in Usa contro 4,04 euro in media nella zona euro”. Secondo il metodo di calcolo dell’indice, il tasso di cambio “implicito” è di 1,36 (5,51/4,04). La differenza tra questo tasso di cambio “implicito” e il tasso di cambio in vigore (1,17) “suggerisce che il dollaro è sopravvalutato del 16,4% in rapporto all’euro”, secondo il settimanale britannico. “Un Big Mac costa il 16% in più in Usa (4,70 euro) che nella zona euro (4,40 euro), secondo il tasso di cambio in vigore”. Questo indicatore è affidabile? “Questo indice, anche aggiustato, resta fragile” Esistono altri strumenti di comparazione del livello di vita? |
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I commenti: | |||
Commento
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Commento di: emilia.urso | Ip:83.73.103.204 | Voto: 7 | Data 22/11/2024 23:04:13 |
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