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Italia: una nazione popolata da privi di palle incapaci ad assumersi le proprie responsabilità

Italia: una nazione popolata da privi di palle incapaci ad assumersi le proprie responsabilità
Autore: Editoriale del Direttore - Emilia Urso Anfuso
Data: 30/04/2018

Senso di responsabilità: questo sconosciuto. Da diverso tempo ormai, in Italia si osserva una sorta di pandemia, che ha attaccato in primis i personaggi della politica, per poi srotolarsi a pioggia su tutta la popolazione. E’ una pandemia subdola e terribile, praticamente incurabile. Nessuno più, in Italia, vuol sentire ragioni: il senso di responsabilità è stato cancellato. Finito. Chiuso. Messo in cantina coi ricordi di famiglia.

Questo andazzo è iniziato già diversi anni fa, quando il pool di “Mani pulite” invece di sortire l’effetto che tutti ci attendevamo – una bella ripulita dal marciume in politica – decretò una nuova e terribile era: quella in cui nessuno si vergogna più delle proprie scandalose gesta.

In pratica, dopo l’apertura dell’inchiesta – all’epoca capitanata da un giovane Di Pietro, non ancora in odore di varcare le porte dei palazzi, e non più quelle delle aule giudiziarie – abbiamo assistito a un lento ma inesorabile cambiamento in peggio: la faccia come il deretano, da parte di ogni singolo componente della politica nazionale.

Dossier, contro dossier, scandali, inciuci, malaffare. Mai più nulla è stato vissuto come una vergogna, nel nostro paese. Di più: dopo la cancellazione del sentimento – nobilissimo – di vergogna, si è giunti a un’altra metodica ancor più deplorevole: quella della non ammissione di responsabilità.

Il tal politico viene colto con le mani nel sacco? “Io non ci c’entro nulla. E non mi dimetto, per senso di responsabilità nei confronti dei miei elettori”. Ecco, una bella trovata davvero. Che ha preso piede e si è sviluppata in brevissimo tempo, visto che la popolazione e l’elettorato, hanno pensato bene di accettare questa non ammissione di responsabilità come fatto non poi così grave.

Così come, sempre il popolo italico, ha pensato bene che, se un politico “non si dimette per senso di responsabilità” fa bene a non dimettersi, anzi! Vuoi mettere l’altissimo onore di servire la patria (…) pure essendo oggetto di inchieste e magari pure di condanne?

La cosa paradossale è, che questo insano e immaturo senso di non ammissione di responsabilità, invece di esser denunciato dalla popolazione, come sarebbe stato giusto fare, è stato dal popolo assimilato.

Oggi, chi – da persona adulta e coerente – ha tutta questa voglia di assumersi le proprie responsabilità? Pochi, davvero pochi.

Basta fare un giro tra le strade impervie dei maggiori social network, per assistere – avviliti – alla trasmutazione degli umani da esseri onorevoli a esseri disonorevoli. “Non  l’ho scritto”! “Non l’ho detto”! “Hai capito male”! “L’hai detto tu non io”! Anche se i commenti sono lì, a testimoniare quanto scritto dall'uno o dall'altra. E’ tutto un rimpallarsi di post e di commenti, esattamente come accade ormai da anni negli ambienti politici.

Se poi dal virtuale ci spostiamo alla vita reale, bè la solfa non cambia. Poche sono oggi le persone capaci di esser tanto oneste da assumersi la responsabilità delle proprie azioni e dei propri fallimenti. Sul lavoro come nella vita privata: tutti a urlare: “Non è colpa mia, ma di Tizio, Caio e Sempronio”. Insomma: nemmeno ai tempi dell’asilo eravamo così privi di palle.

Io, che le mie responsabilità le ho sempre assunte con onore, guardo basita a questa umanità incapace di diventare adulta, e che sta permettendo ad altri incapaci di pretendere di gestire le nostre esistenze. Basita non rende: sono terrorizzata. Letteralmente.

Oggi, 30 Aprile 2018, si attende ancora - per esempio - che un gruppicolo di pessimi personaggi politici di ogni colore o pseudo tale, faccia i propri comodi e stringa patti e accordi, peggio che ai tempi delle cospirazioni contro gli imperatori romani.

Ma essendo simili al proprio elettorato, in pochi si accorgono di quanto sta avvenendo. Troppo presi, tutti quanti, a prender le distanze da se stessi, pur di non accettare che, una persona adulta, lo è in quanto capace – anche – di accettare di aver perso o sbagliato.

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