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Casa: come sarà quella del futuro?

Casa: come sarà quella del futuro?
Autore: Alessia Brugora - Redazione Attualita'
Data: 20/04/2018

 

Spesso ci si ritrova a interrogarsi sul futuro. Ma quando parliamo di casa, cosa prevediamo? Come saranno le abitazioni?  Fino a dove possiamo far arrivare la nostra immaginazione? Se è vero che i semi del futuro si possono scorgere già nel presente, Houzz.it la piattaforma online leader mondiale nella ristrutturazione e nel design, ha approfondito il tema con alcuni architetti che hanno sviluppato progetti intelligenti che ripensano l’idea di abitare e la mettono in discussione. Questi architetti si sono riuniti lo scorso 18 aprile grazie alla conferenza organizzata proprio da Houzz dal titolo “Come vivremo nella casa del futuro?” presso space&interiors a Milano, lo spazio curato da Stefano Boeri.

Da questo incontro sono emerse le caratteristiche della casa del futuro:

Qualità, non quantità

Il progetto aVOID di Leonardo di Chiara (Premio Berlino 2017), che vanta partner come Volkswagen Group,  rappresenta pienamente questo concetto. La popolazione mondiale è in crescita e lo spazio a nostra disposizione rimane invariato. Se guardiamo alle città, l’aumento demografico è ancora maggiore. Soluzioni abitative che mettono al centro la qualità e non la quantità di spazio rappresentano una prospettiva interessante in questo senso.

Assaporare il passato, ascoltare il presente e guardare al futuro

Questa è stata la regola base del progetto dell’edificio unifamiliare BL di Elisa (finalista al Moira Gemmil Prize for Emerging Architecture 2016).  Le tecniche architettoniche dell’antichità, ma anche le soluzioni funzionali per poter essere efficienti nella vita di tutti i giorni, spesso ci vengono suggerite da modelli insospettabili, come la casa/bottega medievale.
Questo è il modello che ha ispirato la casa BL: il papà lavora al piano terra, e quando i genitori cucinano i bimbi possono giocare nel soggiorno al secondo piano; c’è anche una zona relax da cui controllare i diversi livelli della casa e l’ingresso. Ma il più bello è l’ultimo piano, sul tetto, dove si può essere tutt’uno con il paesaggio.

Mobilità

Abitare e mobilità saranno collegati in modo crescente e osserveremo sempre di più il nomadismo urbano e una certa liquidità del vivere. E se l’auto del futuro non fosse più un’auto ma una piccola casa mobile? L’innovazione si sviluppa quando gli architetti collaborano con gli attori della mobilità del futuro.

Materiali: il ritorno alla natura

Che ci piaccia o no, noi uomini e donne siamo animali, abbastanza evoluti questo sì, ma pur sempre animali. Abbiamo esigenze molto basiche in fondo, anche i neuro scienziati ci dicono che toccare un materiale di origine naturale come il legno è rilassante e rassicurante, mentre un materiale di nuova concezione genera allarme. Spazio quindi ai materiali che arrivano dalla natura!

        

 

        L’architetto… non è più quello di una volta

Le persone non cercano più l’architetto chiedendo contatti ad amici e parenti, come succedeva una volta. Ora cercano il professionista che più fa al caso loro su internet, dove possono vedere quello che ha già realizzato, che in fondo è l’unica cosa che conta.

Conversione e riuso

Il progetto Casa #A223 di Giuseppe De Lisi, partner dello Studio DiDeA specializzato nel recupero di edifici esistenti adattandoli alle esigenze del vivere contemporaneo, spiega cosa significhi convertire in modo funzionale un laboratorio artigianale. Si tratta di un ex mattonificio, inserito all’interno di un edificio storico di Palermo: è quindi un esempio di intervento architettonico sull’esistente in linea con l’attuale fenomeno del riuso. Il riuso dell’esistente rappresenta il futuro perché permette una crescita sempre più sostenibile e limita il consumo di energia e risorse.

Bisogna scommettere sulla prefabbricazione, su sistemi costruttivi flessibili e rigenerabili. Noi stiamo investendo molto tempo sulla ricerca di sistemi di prefabbricazione che rispettino il più possibile l’ambiente e che ragionino nell’ottica del riuso e del basso consumo energetico. Il ciclo di vita del costruito ha sempre un inizio e una fine.

Flessibilità e versatilità

L’aggregazione in una società sempre più social e meno sociale probabilmente tenderà a riunire le persone a casa solo in poche occasioni e per rapporti sempre più selezionati. Inoltre lo spazio sarà un lusso per pochi e la flessibilità nella progettazione diventerà un cardine. Penseremo a spazi ibridi in cui la temporaneità e la flessibilità funzionale garantiranno la coabitazione nel tempo.

Tech&eco

Le case saranno più tecnologiche, autosufficienti, più sostenibili, come dimostra il progetto Alpine Chalet Casa Binder in Austria di Paolo Volpato, chief architect presso Matteo Thun and Partners. uno studio che pone grande attenzione al retroscena culturale di ogni luogo per portarlo nel futuro.

Nel progetto la tecnologia viene sfruttata in modo da rendere l’edificio il più ecologico possibile: risparmio energetico, efficienza termica, rispetto per l’ambiente.
L’attenzione al contesto nel quale si costruisce, alla sua storia, alle sue caratteristiche (genius loci) diventa cruciale e si traduce nel rispetto del principio dei tre zeri: zero chilometri (vicinanza dei materiali da costruzione e competenze locali), zero CO2 (gestione dell’energia e minori emissioni di CO2), zero rifiuti (gestione del ciclo di vita dell’edificio, come costruirlo e come rimuoverlo).

 




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