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La Triptorelina è un farmaco che viene utilizzato nella cura del tumore alla prostata ma che è in grado di bloccare lo sviluppo puberale di un adolescente ed è una molecola sintetica che, se viene somministrata per un lungo periodo, inibisce gli ormoni che regolano le funzioni delle ovaie o dei testicoli. Quale sarebbe la notizia? Eccola: l’Agenzia Italiana del Farmaco sta per dare il via libera all’utilizzo di questa molecola - e in via ordinaria - per i disturbi della disforia di genere: in pratica, se un adolescente nato di sesso maschile o di sesso femminile, sente di appartenere al sesso opposto, con l'assunzione di questa molecola metterà a "riposo" la naturale produzione degli ormoni e quindi, si causerà un blocco dello sviluppo sessuale armonico. Non appena il provvedimento sarà pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale, questo farmaco - che sarà a carico del Sistema Sanitario Nazionale - sarà disponibile nelle farmacie. Il costo - per la collettività - di una cura di sei mesi sarà pari a 1.152 euro. Ma sei mesi sono solo un esempio, in quanto nei casi di disforia di genere, in sei mesi non risolvi nulla, e quindi dobbiamo presupporre una somministrazione molto più lunga e con costi molto maggiori. Fa riflettere molto questa misura, in quanto non si tratta di una cura ma di una decisione che, chi sente di appartenere al sesso opposto, potrà prendere. Ma le domande da porsi sono tante. Innanzitutto: un adolescente è davvero in grado di decidere di bloccare lo sviluppo del suo apparato genitale? Perché se sei rende possibile la vendita ordinaria di un farmaco del genere, è necessario pensare ai risvolti, come ad esempio la facilità a reperire il farmaco, e le dovute conseguenze sulla salute. Maurizio Bini, ginecologo e andrologo e dirigente dell’ambulatorio per la transizione di genere presso l'Ospedale Niguarda di Milano e del Centro per la fertilità ha dichiarato: «Lavoro in questo settore da trent’anni e ho trattato migliaia di casi. Ebbene, in una sola occasione ho ritenuto in coscienza di fare ricorso a questo farmaco. Quindi...». Significa che questa misura è del tutto inutile. Bini prosegue: «L’utilizzo della triptorelina è così delicato che, con i direttori degli altri tre centri lombardi di interesse nazionale abbiamo deciso di farvi ricorso solo dopo un consulto comune. Nessuno può prendersi da solo la responsabilità di bloccare lo sviluppo sessuale di un adolescente se non per motivi davvero gravi e importanti». Siamo sicuri sia questa la soluzione appropriata alla disforia di genere o della cosiddetta differenziazione sessuale - che colpisce un neonato ogni 5.000 - che è relativa ad organi genitali non pienamente sviluppati o che presentano alla nascita gravi difetti. Questa tematica appare troppo delicata per "risolverla" con una misura del genere. Tra etica, diritti civili e farmacologia, sarebbe necessario trovare sempre una via di mezzo. ©Tutti i diritti riservati. La diffusione è concessa esclusivamente indicando chiaramente il nome dell'autore e il link che riporta a questa pagina |
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Commento di: emilia.urso | Ip:83.73.103.204 | Voto: 7 | Data 24/11/2024 22:24:31 |
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