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Sul caso Aldo Moro, è stato pubblicato proprio ieri un mio editoriale: La Politica si è fermata a Moro, in cui parlo non tanto del caso Moro, che tutti conosciamo, quanto di ciò che è accaduto intorno all'evento che portò al rapimento di Moro, alla barbara uccisione della sua scorta e, infine, al suo omicidio. Cosa sarebbe stata l'Italia, se si fosse dato seguito al compromesso storico che Moro e Berlinguer avevano ormai stretto? Non possiamo saperlo, ma possiamo provare a immaginarlo. Per la commemorazione del quarantennale, quest'anno i media hanno fatto scelte molto precise: dare voce agli ex brigatisti, la maggior parte dei quali hanno già scontato la pena inflitta, e quindi, sono comuni cittadini. Intervistabili. Non la reputo una scelta sbagliata, in quanto il nostro mestiere ci induce a tratteggiare la storia, i fatti, gli avvenimenti e i protagonisti di fatti e avvenimenti. Dar voce a chi ha ucciso, fa parte del raccontare la storia. Attenzione però: in questo caso si è scelto di dare maggior spazio agli ex brigatisti. E questo ha portato alle esternazioni, evitabili, di una ex brigatista - la Balzerani - che se ne esce con dichiarazioni che, se non fosse stato dato enorme spazio ai carnefici, bensì equamente distribuito tra vittime e carnefici, forse non sarebbero mai state formulate. La par condicio, in Italia, è un altro dei troppi criteri scritti ma mai davvero messi in atto. Ecco uno stralcio delle dichiarazioni della Balzerani, che peraltro è una libera cittadina dal 2011: "C'è una figura, la vittima, che è diventato un mestiere, questa figura stramba per cui la vittima ha il monopolio della parola. Io non dico che non abbiano il diritto a dire la loro, figuriamoci , ma non ce l'hai solo te il diritto, non è che la storia la puoi fare solo te». Una dichiarazione da Oscar dell'egocentrismo applicato al terrorismo degli anni '70. Non basta, la Balzerani attizza il fuoco: "Non è che se vai a finire sotto un’auto, sei una vittima della strada per tutta la vita, lo sei nel tempo che ti aggiustano il femore...". Gradirei ricordare alla Balzerani, essendo io una "vittima della strada" con un lungo percorso di riabilitazione - durato anni - e 13 interventi chirurgici alle spalle per tornare a camminare, ho voce in capitolo per affermare che, dopo un terribile incidente, resti vittima per la strada per tutta la vita. Bastano già solo le cicatrici sulla pelle, che ogni giorno ti ricordano ciò che hai subito. Pensa quindi, quando ti trucidano un padre, se gli effetti di ciò che hai subito "passano via" col tempo. Probabilmente la Balzerani, oltre al curriculum di terrorista e di ex carcerata, non ha altro da proporre sul proprio curriculum. E con molta probabilità, la pena inflittale non è servita nemmeno a scalfire un poco della sua arroganza, che la porta persino a ritenersi al di sopra di tutto e tutti. A cominciare dalle vittime. Di cosa ci si lamenta ora? Se si pretende di dar voce maggiormente agli ex brigatisti, è ovvio che - prima o poi - qualche castroneria salti fuori Le dichiarazioni della Balzerani sono frutto di un sistema giornalistico, da cui mi dissocio pubblicamente per l'ennesima volta, che punta al sensazionalismo, e non più alla narrazione equilibrata dei fatti accaduti. Non sto dicendo che non dovessero dar voce anche agli ex brigatisti, che fanno tristemente parte della Storia, ma che doveva esser data equamente voce anche alle vittime degli ex brigatisti: per par condicio. Una par condicio che è andata a ramengo, insieme a tutto il resto. D'altronde in Italia siamo arrivati al punto da proporre Lectio Magistralis a persone condannate per delitti di ogni sorta. Se questo è il sistema che si è creato, non oso pensare a ciò che sarà a breve.
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I commenti: | |||
Commento
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Commento di: emilia.urso | Ip:83.73.103.204 | Voto: 7 | Data 22/11/2024 02:39:17 |
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