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Dal cellulare più lungo al pulsante nucleare più grosso

Dal cellulare più lungo al pulsante nucleare più grosso
Autore: Il Direttore - Emilia Urso Anfuso
Data: 03/01/2018

Un tempo gli esseri umani di sesso maschile si misuravano – letteralmente parlando – la zona genitale, per assicurarsi un primo posto nel Gotha di coloro che “ce l’hanno più lungo”. Era un passaggio sacrale tra l’adolescenza e l’età adulta. Molte persone ricordano certamente queste “gare al centimetro”.

Tra la burla e la condizione umana che si sottopone a estenuanti prove di maggiori prestazioni fisiche ma anche dialettiche, ci siamo poi ritrovati – era la fine degli anni ’80 – ad esasperanti gare a chi ce l’aveva più lungo. Organi sessuali? Macché. Cellulari. Nuovi simboli fallici in una società che si slanciava in corsa verso dinamiche che nulla hanno a che fare con l’essere umano ma sempre più con ciò che può far apparire l’essere umano più o meno migliore e prestante. Almeno secondo i parametri sociali attuali, dettati sostanzialmente dalle regole di mercato.

Dal cellulare più lungo, il passaggio è stato poi quello al cellulare più potente, poi a quello più sottile, per poi passare a quello più costoso. Nel frattempo, c’era chi gareggiava anche sul possesso della vettura più costosa e potente, o sulle amicizie altolocate da sbandierare manco fossero stellette attaccate al petto dopo missioni militari di alto valore strategico.

Oggi, proprio sul fronte delle strategie politico-militari che vedono protagonisti territori che comandano sul mondo intero, come gli USA, e minuscole potenze come la Corea del Nord, il cui capo indiscusso – l’originale giovane dittatore Kim Jong-un su cui nutro un notevole sentimento di simpatia – abbaia come certi cagnetti che con la loro grinta riescono a spaventare certi molossi, la gara si gioca tutta a chi detenga il pulsante nucleare più grosso.

Il minuscolo mastino nordcoreano abbaia per primo, mostrando i denti: “Attento Trump. Ho il pulsante nucleare sulla mia scrivania. Se voglio, ti anniento”. Di rimando il mastino statunitense, Donald Trump: “Anch’io ho il pulsante nucleare, ma ce l’ho più grosso del tuo”. Come cambiano i tempi: oggi la verifica si fa sulla grossezza dei pulsanti nucleari, mica sulla misurazione metrica delle parti intime

A me tutto ciò fa ridere. E’ palese infatti, come tutta questa diatriba altro non sia che un mostrar di denti, un ringhiare nel tentativo – abbastanza riuscito – di spaventare l’avversario e il mondo intero.

D’altronde, come scrissi in questo recente editoriale dal titolo “Corea del Nord: forse Kim Jong-un tanto pazzo non è” il giovane dittatore coreano è più in cerca di visibilità e ammissione del suo potere, da parte delle potenze occidentali, che in odore di scatenare una guerra nucleare, che non sortirebbe vincitori ma solo vinti.

Nell’eterna battaglia tra chi ce l’ha più lungo, più sottile, più grosso, più bello, l’unica cosa che possiamo fare è quella di assistere divertiti a questi giochi senza frontiere, che servono soprattutto a scatenar gazzarra, in un mondo ormai indistintamente aggredito dal caos. Prendiamo le parti migliori di ogni vicenda, è meglio.

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Data:10/08/2013
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